(Adnkronos) - L'ultima assemblea congiunta dei gruppi M5S doveva essere l'occasione per stoppare i malumori interni, ma alla fine il dissenso si è manifestato comunque, nonostante gli interventi critici siano stati numericamente esigui.
Il tasto dolente è sempre quello, l'elezione del nuovo capogruppo al Senato, un passaggio che rischia di produrre ulteriori fratture nonostante la nomina di Mariolina Castellone - ratificata ieri dai senatori grillini con 58 voti - sia salutata dai 'contiani' come un evento perfettamente inquadrabile nel nuovo corso avviato da Giuseppe Conte.
E' tarda sera quando l'ex ministro dello Sport Vincenzo Spadafora prende la parola. E il suo non è esattamente un ramoscello d'ulivo teso verso l'ex premier: "Ho saputo di pressioni esercitate in Senato per la votazione del capogruppo", avrebbe affermato, apprende l'Adnkronos, il deputato di Afragola.
VINCENZO SPADAFORA GIUSEPPE CONTE
Un j'accuse pesante, al quale l'ormai ex capogruppo Ettore Licheri, uscito sconfitto dalla sfida interna con Castellone, si sente in dovere di replicare: "Non mi risultano pressioni", ribatte il senatore sardo. E lo stesso fa Andrea Cioffi, che nel direttivo uscente ha ricoperto il ruolo di vicepresidente vicario.
Dagli scranni dei senatori piovono applausi. Ne nasce una bagarre, perché il senatore Primo Di Nicola decide di intervenire per confermare in toto quanto affermato da Spadafora: "Ha ragione Vincenzo, le pressioni ci sono state".
Non vengono nominati, ma nel mirino dei malpancisti ci sono soprattutto Paola Taverna e Mario Turco, i due luogotenenti di Conte a Palazzo Madama.
Eppure da Conte, all'inizio del suo intervento nella plenaria, era arrivato un accorato appello all'unità: "Il Movimento non deve essere rappresentato come un insieme di malpancisti e attaccati alla poltrona, spaventati.
Vi chiedo uno scatto di orgoglio e di dignità e di abbracciare e sostenere il nuovo corso. Ho bisogno dell'aiuto di ciascuno di voi". Promette ascolto, l'ex premier, assicurando che sul Quirinale non ci saranno "caminetti": i gruppi saranno pienamente coinvolti, dice.
E smentisce i retroscena che lo descrivono come intento a brigare per portare il Paese alle urne anzitempo: "Non ci sono le condizioni per le elezioni anticipate, non ho incontrato un solo cittadino che mi abbia chiesto di andare a votare".
Ma a finire sotto accusa è anche la decisione di mandare nei telegiornali i soli cinque vicepresidenti. E' lo stesso Conte a sollevare il tema. "Se vengono elette delle persone è normale che vengano fatte conoscere", il ragionamento dell'ex premier.
VINCENZO SPADAFORA GIUSEPPE CONTE
"E' editto? Diktat? Attentato alla libertà di informazione? Quando usiamo le parole dobbiamo stare attenti. Se si dà la possibilità ai vicepresidenti di farsi conoscere si lede libertà informazione?".
A quel punto, come raccontato ieri sera dall'Adnkronos, il senatore Di Nicola, che in una chat interna aveva aspramente criticato la scelta sulle tv, si alza per rispondere ma Conte lo stoppa rimandando gli interventi a un secondo momento. Anche il collega Vincenzo Presutto scatta in piedi e dalla bocca gli esce un "ma cosa stai dicendo?" rivolto al leader.