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Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"
ROBERTO CALDEROLI MATTEO SALVINI
Sarà pure la vigilia di Ferragosto ma sull’Autonomia delle Regioni continuano a volare botte da orbi. Ieri ha aperto le ostilità Roberto Calderoli, il genitore 1 della legge approvata lo scorso giugno. Ieri il ministro alle Autonomie ha detto ad Affari italiani che «prima di parlare di referendum aspettiamo la Cassazione che dovrà verificare non solo il numero delle firme valide ma anche l’accompagnamento del certificato elettorale di ogni cittadino».
Soprattutto, Calderoli pare convinto che la seconda delle verifiche di ammissibilità, quella della Corte costituzionale, bucherà le gomme alla consultazione: «Fermo restando che sono sempre a favore dei referendum, avendone presentati 30 o 40 in vita mia». Ragiona Calderoli: «La Corte Costituzionale mi dichiarò illegittimo il referendum abrogativo della Fornero perché disomogeneo e con troppi contenuti. E perché era una legge collegata alla manovra di finanza pubblica». E dunque: «Essendo l’autonomia complessa e quindi disomogenea e collegata alla legge di Bilancio, non dovrebbe essere ammissibile il referendum abrogativo».
RACCOLTA FIRME CONTRO L AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Finale show: «Alcuni quotidiani sostengono che dica bugie, ma io sono pronto a confrontarmi, anche in un tribunale». E, da lettore di Collodi, «il mio naso resta identico, quello dei miei detrattori continua a crescere. Ma accertati i fatti, non arriverà la Fatina: arriverà Mangiafuoco». [...]
Riccardo Magi, il segretario di +Europa, è l’uomo che ha reso possibile la raccolta di firme via Spid. Ieri sera, le sole firme elettroniche a favore del referendum erano 490.446, a cui vanno aggiunte le circa 200 mila raccolte ai banchetti.
roberto calderoli maria elisabetta alberti casellati
Magi ammette che «il rischio di non ammissibilità c’è», seppure il collegamento con la legge di Bilancio (che non può essere sottoposta a referendum) «è formalistico, non effettivo. Non è previsto nessun impegno di spesa». Però, la Consulta «negli anni è andata ben al di là dei confini dell’articolo 75 della Costituzione» e dunque «si è ristretta la possibilità di votare determinati referendum». […]
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