LA SANZIONI OCCIDENTALI ALLA RUSSIA VENGONO AGGIRATE GRAZIE AI PAESI DEL CAUCASO E ASIA CENTRALE, PRIMO FRA TUTTI IL KYRGYZSTAN – QUESTI FANNO DA "FILTRO": COMPRANO LE MERCI DAI PAESI EUROPEI (L'EXPORT ITALIANO E TEDESCO VERSO IL KYRGYZSTAN È AUMENTATO DEL MILLE PER CENTO!) PER ESPORTARLI A LORO VOLTA VERSO MOSCA - LA SOLUZIONE? CI SAREBBE, MA L'OCCIDENTE FA FINTA DI NON VEDERE PER CONVENIENZA...

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Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per “La Stampa”

 

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Il G7 in Puglia si apre mentre continuano, a ritmo di record, gli scambi commerciali europei con i Paesi del Caucaso. L'esempio più significativo è quello dell'Italia e della Germania con il Kyrgyzstan. In ambo i casi, le esportazioni sono aumentate del 1.000% in termini nominali. Per Roma parliamo di valori, a fine 2023, di circa 231 milioni di euro (dati Onu).

 

Erano 26 milioni a fine 2021, alla vigilia dell'invasione russa in Ucraina. Le sanzioni contro la Russia, secondo l'economista Robin Brooks di Brookings sono «sistematicamente eluse», così come secondo uno degli ultimi rapporti della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Ebrd). Il G7, secondo gli esperti, ha la possibilità di porre fine a questo circolo vizioso. Ma serve, spiegano, la volontà politica.

I RAPPORTI COMMERCIALI TRA EUROPA E CAUCASO I RAPPORTI COMMERCIALI TRA EUROPA E CAUCASO

 

L'esempio più significativo di come vengono aggirate le sanzioni contro Mosca è rappresentato dalla regione di Talas, zona montagnosa del Kyrgyzstan. Secondo i dati del Fondo monetario internazionale snocciolati da Brooks, e confermati da Washington, nel 2022 e nel 2023 le merci trasportate nel Talas sono state rispettivamente di 11,8 milioni e 14,9 milioni di tonnellate.

 

Nel 2021, prima dell'invasione russa in Ucraina, il computo si era fermato a quota 2,7 milioni di tonnellate. Da inizio anno a oggi, i volumi stanno aumentando ancora. In larga parte, secondo i dati estrapolati da Bloomberg Intelligence, ci sono Paesi come Italia, Germania, i tre Baltici, più Finlandia e Polonia, che hanno aumentato a tripla cifra le esportazioni verso il Kyrgyzstan.

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Non solo. Anche Armenia e Kazakhstan, a livello europeo (Italia compresa) hanno registrato incrementi del 212% e del 162% rispettivamente. Da inizio anno a oggi, secondo i database del Fmi, si stanno aggiungendo la Georgia, l'Uzbekistan, il Tajikistan e l'Azerbaijan. L'Europa esporta, i Paesi del Caucaso fanno lo stesso con i Paesi limitrofi. Uno in particolare: la Federazione Russa.

 

Non a caso, la bilancia commerciale - secondo la Banca mondiale - conferma il trend positivo, segnalando che l'export verso Mosca è salito dal 24 febbraio 2022 a oggi con ritmi a doppia cifra. […]

 

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«Si tratta di un modo di aggirare le sanzioni che è noto da tempo, e seppur limitato nei volumi, sta aumentando», fa notare in un paper Beata Javorcik, capo economista della Ebrd. Emblematico è l'esempio di Delamode Baltics, azienda di logistica lituana che trasporta cuscinetti, elettronica, processori e altre apparecchiature attraverso la Georgia, ma anche il Kyrgyzstan. […]

 

Le soluzioni non sono poche, ma si scontrano con il consenso politico. Secondo Robin Brooks, economista di Brookings, nazioni come Italia, Germania e Polonia dovrebbero rimarcare che «tali esportazioni non saranno più tollerate». Questo, secondo Brooks, potrebbe «fare una grande differenza» nel dibattito globale. L'altra cosa che deve accadere è, sottolinea Brooks, è «l'imposizione di sanzioni agli alti dirigenti del Kyrgyzstan».

SANZIONI CONTRO LA RUSSIA SANZIONI CONTRO LA RUSSIA

 

[…] Stessa linea d'onda per Wolfango Piccoli, direttore della divisione di consulenza geopolitica di Teneo Intelligence. «Le sanzioni sono come gli antibiotici: l'uso prolungato aumenta, nel tempo, la resistenza. La risposta necessaria è quindi quella di ampliarne e aumentarne il dosaggio per ottenere il risultato desiderato», rimarca Piccoli. C'è però un paradosso, evidenzia.

 

SANZIONI CONTRO LA RUSSIA SANZIONI CONTRO LA RUSSIA

Come fa notare, «l'Italia e i suoi partner occidentali sono costretti a prendere in considerazione ulteriori sanzioni per contrastare gli sforzi russi. D'altro canto, sono ancora più di 200 le aziende italiane operanti in Russia che, pagando le tasse, sostengono l'impegno militare di Mosca». Rapporti che potrebbero essere ridotti per accerchiare Mosca e ridurre il potenziale militare del Cremlino.[…]

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