Enrico Franceschini per la Repubblica
Sul gotico portone d'ingresso, due poliziotti con il dito sul grilletto testimoniano i rischi del nostro tempo. Ma varcata la soglia sembra di entrare in un' era remota: due commessi in uniforme ottocentesca scrivono a penna su un libro rilegato in pelle il nome del visitatore. Tutto nella House of Lords appare obsoleto, più adatto alle fiabe che ai riti dell' odierna democrazia.
Eppure, all' interno una teca di vetro conserva una copia della Magna Carta, il documento dal quale nel 1295 nacque la "madre" di tutti i parlamenti odierni, di cui la Camera dei Lord è un erede attivo. Così vitale, in effetti, che nel Regno Unito d'oggi rappresenta la sola forma di opposizione di successo al governo conservatore di Theresa May e alla Brexit, a cui ha inflitto sonore due sconfitte in dieci giorni.
trump prende la mano a theresa may
Del voto di questa settimana, che obbligherebbe il governo a sottoporre al parlamento l' accordo di "divorzio" dall' Unione Europea a conclusione del negoziato, si avverte ancora l'eco. Lord Michael Heseltine, 84enne ex-vice premier, a lungo ministro nei governi della Thatcher e di Major, è stato tra i pochi conservatori che hanno votato contro il governo. Cenava con la moglie, mentre ha ricevuto la telefonata con cui Downing Street lo ha destituito dai suoi incarichi di consigliere. «Sarò un vecchio coglione, ma non cambio idea», commenta imperturbabile.
«Ogni premier dei Tories che ho conosciuto mi ha sempre detto che stare in Europa è nei nostri interessi. Ci sono decisioni che vanno oltre la fedeltà a un partito e questa è la più importante per il nostro paese».
Ai ristoranti riservati ai membri, i camerieri si rivolgono loro con l' appellativo "My Lord", Mio Signore (o "My Lady"), da cui derivano i "milord" e "milady" della vulgata italiana. Legittimo chiedersi in che modo una camera parlamentare con simili costumi, che nell' immaginario collettivo simboleggia fin dal nome il privilegio, sia diventata una tana di ribelli. Per capirlo bisogna rendersi conto che i Lord inglesi, come molto altro, non sono più quelli di una volta.
La riforma introdotta nel 1999 da Tony Blair ha sostituito tutti (tranne 92) quelli che sedevano in quest' aula per diritto ereditario: gli aristocratici di nascita che si passavano il seggio di padre in figlio. Al loro posto successivi governi hanno nominato per meriti alla società l' equivalente dei nostri senatori a vita, scegliendoli tra grandi vecchi della politica, ricchi imprenditori (inclusi finanziatori da ricompensare), ma anche illustri scienziati, economisti, esperti in ogni campo.
È insomma una "camera di saggi", che non sempre partecipano (alla votazione di martedì c' erano 634 Lord su 804, il numero più alto da 200 anni), ma sono indipendenti dai partiti. Naturalmente la May spera di rovesciare le loro decisioni sulla Ue con un voto della camera dei Comuni, che ha l' ultima parola in caso di dissenso fra i due rami del parlamento e dove i Tories dispongono di una pur minima maggioranza.
"I Lord", accusa il ministro per la Brexit David Davis, «vogliono bloccare la volontà del popolo», ovvero del referendum popolare di giugno e dei democraticamente eletti membri dei Comuni. Il classico scontro fra popolo ed élite. Ma talvolta il popolo prende decisioni di destra e le élite dicono qualcosa di sinistra.