Anais Ginori per la Repubblica - Estratti
A volte ritornano. L’ex premier Bernard Cazeneuve è il favorito per tentare di sciogliere il rebus politico in cui è precipitata la Francia da quasi due mesi.
Dopo la fragile tregua olimpica e le tormentate consultazioni con i capi dei partiti all’Eliseo, Emmanuel Macron sta puntando su Cazeneuve come politico d’esperienza, legato alla sinistra ma rispettato dalla destra, e forse capace di costituire un governo di larghe intese. Il capo di Stato vorrebbe una coalizione «larga e stabile» nonostante il risultato delle elezioni politiche del 7 luglio, che hanno consegnato un parlamento appeso, diviso in tre blocchi.
Cazeneuve, normanno, 61 anni, ministro dell’Interno durante gli attentati di Charlie Hebdo e del Bataclan, e poi premier nella fine del mandato di François Hollande, potrebbe ricevere l’incarico già nelle prossime ore. Macron non ha ancora completamente sciolto la riserva e Cazeneuve ha già cominciato a porre le sue condizioni. Se diventasse premier vorrebbe imporre a Macron una «coabitazione», sperando così di non apparire come un’emanazione dell’Eliseo per evitare di essere immediatamente sfiduciato in parlamento dalle opposizioni.
Ora Macron è quindi costretto a guardare a sinistra, e spera di far esplodere il partito socialista dove si è già aperta una fronda contro il segretario Olivier Faure, artefice e convinto sostenitore dell’alleanza con Mélenchon.
Una parte di socialisti – è il ragionamento – potrebbe entrare in una coalizione di “responsabili” con una parte del centro e della destra.
Davanti alla battaglia di veti incrociati, secondo l’entourage di Macron, la soluzione non passa più da una maggioranza a favore, ma da un sostegno esterno o addirittura da un’astensione costruttiva di alcuni deputati. «L’importante – spiega un macronista – è non avere una maggioranza contraria».
Con la tagliola della censure, la sfiducia in parlamento farebbe cadere il governo. Cazeneuve è uscito dal Ps due anni fa, in dissenso con la scel ta di allearsi con Mélenchon, ed è visto a destra come uomo di autorità e rigore su conti pubblici e sicurezza. «Non ho mai rifiutato di mettere un po’ di saggezza laddove c’è il rischio di sragionare », aveva detto a inizio agosto l’ex premier, tentato da un bis. Se riceverà l’incarico dovrà bilanciare le nomine di ministri e negoziare con i capi di partito sostegni o astensioni.
Macron ha promesso di fare un passo indietro nelle prossime tappe sulla formazione dell’esecutivo, per dare ai francesi soddisfazione sulla «voglia di cambiamento» espressa nelle urne. Ma nel suo entourage c’è la consapevolezza che in questo scenario politico del tutto inedito il cerino potrebbe presto tornare nelle mani del capo dello Stato.
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