SCOLA-PIATTI NEL MIRINO PER COMUNIONE E FATTURAZIONE

La seconda fumata nera: il Conclave si avvia a uno stallo - Se non emerge subito un papabile forte, spunta un outsider - La stampa anglosassone ha preso a martellare e un cardinale europeo dietro anonimato ha fatto sapere al Wall Street Journal che parlerà dei legami di Scola con Cl…

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Franca Giansoldati per "Il Messaggero.it"

Cardinale ScolaCardinale Scola

Ancora prima della domanda su chi sarà il prescelto, i cardinali elettori che ieri di buon mattino si sono presentati nel residence di Santa Marta per il check-in, almanaccavano su quanto potesse durare la loro permanenza in totale clausura in quell'edificio spartano ed elegante assieme. A giudicare dalla quantità di valigie che si sono portati, tutto fa pensare ad una incognita vera e propria.

Benedetto XVI con il cardinale Angelo ScolaarticleBenedetto XVI con il cardinale Angelo Scolaarticle

Perché c'è chi come il tedesco Walter Kasper che è arrivato a piedi trascinandosi un trolley di piccole dimensioni, mentre il cardinale americano Burke (residente a Roma) si è equipaggiato per ogni evenienza. Dal bagagliaio dell'auto ha fatto estrarre quattro valigie. Un altro cardinale (italiano), invece, ha scelto una via di mezzo, una samsonite bella grossa, «con cambi per almeno 15 giorni, non si sa mai». Ecco, la fotografia di questo conclave può essere racchiusa in questa immagine. L'incertezza sui tempi innanzitutto.

CARDINALE KASPERCARDINALE KASPER

TEST
Una incertezza direttamente legata alle persone, perché al di là dei pronostici più ottimisti ascoltati nei giorni delle congregazioni generali («massimo due giorni e ci siamo»), non tutti i 115 elettori sono pronti a scommettere che tra loro ci sia già una idea precisa sul da farsi. I giochi si sono aperti con una bella fumata nera, segno che in prima battuta nessuno è riuscito a raccogliere i 77 consensi necessari, pari ai due terzi dell'elettorato. Il portavoce Lombardi, però l'aveva detto: «non aspettatevi la fumata bianca per la votazione numero uno».

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In assenza di un candidato fortissimo, generalmente la prima votazione serve da test per capire quali sono le cordate attive e, nel caso, se esistono delle figure in grado di catturare l'attenzione degli indecisi. E così la seconda votazione potrebbe fare aumentare i numeri, come in una sorta di effetto valanga.

Il timore taciuto anche per scaramanzia, è uno stallo con due candidati aventi lo stesso peso che avanzano di pari passo, votazione dopo votazione, senza spostare gli equilibri interni, spaccando in due come un melone il corpo elettorale. E' il rischio peggiore. In questi casi - come è accaduto in passato, l'ultima volta nel 1978, quando vi fu il testa-testa tra Benelli e Siri - prende corpo una soluzione mediana, un cardinale outsider, spesso nemmeno tanto considerato nei pronostici di pre conclave.

Joao Braz d’AvizJoao Braz d’Aviz FORMIGONI SCOLAFORMIGONI SCOLA raymond cardinal burke oratoryraymond cardinal burke oratory

IL CANDIDATO CIVETTA
Chi entra accompagnato dai pronostici migliori è l'italiano Scola, teologo e filosofo, anche se nelle ore precedenti all'extra omnes si captavano segnali sfavorevoli come se fosse in calo nei consensi. C'è addirittura chi sussurra sia un candidato civetta, da bruciare per non scoprire il vero papabile. Tutto da verificare, tuttavia a costellare la strada di trappole di vario genere a Scola sembrano essere proprio gli italiani, la componente più forte - pari a 28 voti, tanto quanti due continenti. Tra tutti i gruppi il più attraversato da inimicizie personali, faticose da bypassare. Inoltre non è sfuggito nemmeno un altro segnale: la stampa anglosassone di un certo peso ha preso a martellare e un cardinale europeo dietro anonimato ha fatto sapere al Wall Street Journal che parlerà dei legami con Cl.

ASCESA
Vigilia in ascesa, invece, per tre americani: il franco canadese Ouellet, attuale prefetto dei Vescovi (ma con un fratello pedofilo e la cosa non gioverebbe all'immagine della Chiesa), il brasiliano Scherer (criticato però per la gestione dello Ior visto che siede nella vigilanza dell'Istituto) e il cappuccino di Boston, O'Malley. Dalla sua pesa negativamente la nazionalità ma forse basterebbe dare una scorsa veloce ai suoi discorsi sul sito della diocesi per avere un quadro della sua visione del mondo, certamente poco propenso a sostenere i potenti della terra, i poteri forti, le multinazionali. Insomma, un terzomondista made in Usa. E in caso di stallo? Allora le ipotesi spaziano, il filippino Tagle, il messicano Robles, l'ungherese Erdo, l'africano Sarah, il brasiliano Braz de Aviz.

 

 

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