LA SCUOLA DA BOCCIARE - L'EMERGENZA CORONAVIRUS HA MOSTRATO TUTTI I DISASTRI DELLA DIDATTICA A DISTANZA, CON MOLTI PROFESSORI CHE NON LA SANNO FARE O NON LA VOGLIONO PRATICARE - NON BASTA: LO STATO NON HA DOTATO NÉ GLI INSEGNANTI NÉ LE FAMIGLIE DEGLI STRUMENTI TECNOLOGICI ADATTI - COME AL SOLITO, TUTTO STA ALLA BUONA VOLONTÀ DEI SINGOLI PROF

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Davide Desario per www.leggo.it

 

L'emergenza coronavirus ha portato a chiudere le scuole di Lombardia e Veneto il 23 febbraio. E poi tutte quelle del resto d'Italia il 5 marzo. Da allora insegnanti, presidi, alunni e genitori stanno cercando di andare avanti. Ma i risultati, tutt'altro che confortanti, hanno messo a nudo l'arretratezza dell'universo Scuola italiano purtroppo frenato da campioni del mondo di difesa dei loro diritti e maglia nera nel rispetto dei loro doveri.

 

DIDATTICA A DISTANZA O DISTANZA DALLA DIDATTICA?

lezioni virtuali lezioni virtuali

«Lezioni online». È lo slogan della ministra Lucia Azzolina. Belle parole. Ma la pratica è un'altra cosa. Perché, diciamo la verità: la Scuola italiana si è fatta trovare impreparata. Si sta adattando, in ogni modo. Ma fare didattica a distanza, garantendo quanto previsto nelle note e nei decreti, è impresa napoleonica. Manca tutto: la preparazione di gran parte del corpo docenti (chi lo sa fare è quasi solo per iniziativa individuale), la strumentazione sia per il personale che per gli studenti, mancano sussidi informatici, libri digitali, applicazioni.

 

CATTIVI MAESTRI E INSEGNANTI CHE IMPARANO

Gli insegnanti sono confusi. Nonostante da decenni si parli di innovazione e di educazione digitale, di fatto nessuno glielo ha mai imposto. E se una cosa non è imposta (soprattutto in una categoria con lo stipendio garantito) la fa solo chi crede di dover continuare a imparare nonostante non sia più un alunno. Anche in questa emergenza nazionale, ci sono molti, troppi, insegnanti che invece di gettare il cuore oltre l'ostacolo per il bene dei ragazzi si trincerano dietro a cavilli contrattuali e tutele sindacali.

 

Alcuni dicono di non avere il pc. Altri di non disporre (nel 2020?) di connessione internet. Chi non si vuole riunire in team o nei consigli di classe. Chi ha figli a cui badare e non intende organizzarsi per garantire le videolezioni. Il risultato è una inefficienza sotto gli occhi di tutti. Soprattutto dei genitori chiamati a supplire agli stessi insegnanti. Per fortuna non sono tutti così. C'è anche chi, in questa guerra al virus, fa ancora di più. Chi - mettendo da parte i propri diritti a favore di quelli degli alunni- si è rimesso a studiare per trovare strategie e metodologie tutte nuove.

 

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NON SPARATE SULLE SCUOLE HI-TECH

Ci sono scuole che, qualche anno fa, si sono cimentate in una scuola tutta tablet. Vennero criticate come troppo avanguardiste da docenti e genitori supertradizionali e per i quali il tablet era lo strumento che distraeva. Questo è il momento della rivincita. Sono queste le scuole che hanno messo la quinta con l'apprendimento a distanza. Scuole che in questi anni si sono fatte carico di spese per garantire il diritto allo studio anche degli alunni sprovvisti di device. Scuole che hanno dovuto provvedere alla formazione interna del personale con fatica. Abbattendo muri e resistenze. Sono queste poche scuole in questi giorni ad avere molti meno problemi con la didattica a distanza. E andrebbero premiate.

 

COMPITI E BASTA? ASSOLUTAMENTE NO

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È quello che sta accadendo nella maggior parte delle scuole. I professori invece di applicarsi per fare videolezioni credono di lavarsi l'anima assegnando solo compiti. Purtroppo per chi guida una scuola è complicatissimo gestire il personale docente a distanza; farli riunire in team, un'impresa. E così ai ragazzi arrivano spesso solo compiti quando, invece, la programmazione comune e la stessa direzione sarebbe l'unica strada davvero funzionante.

 

CHI COSTRUISCE LE AULE VIRTUALI?

Le aule virtuali non sono solo una definizione vuota. Vanno create. Gestite. Regolate. Monitorate. E devono essere arricchite di contenuti. Un lavoro enorme. Se solo tutte le scuole fossero obbligate a farlo dal ministero con norme chiare, coadiuvando le classi virtuali con quelle fisiche, i ragazzi ne gioverebbero.

 

PRIVACY SCONOSCIUTA E PROF BULLIZZATI

È una questione aperta. Il trattamento dei dati di docenti e alunni è un problema mai risolto. Lasciato nel limbo. Ora però tra numeri di cellulari per le chat, case e stanze che diventano set di lezioni, e cyberbullismo con foto che circolano in rete di docenti che spiegano o di compagni in video. il nodo è arrivato al pettine.

 

DIRIGENTI SCOLASTICI

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Color che son sospesi. Tra l'incudine e il martello. Tra l'interpretazione della norma e l'applicazione pratica. Tra esigenza di tutti, personale Ata, docenti, alunni, famiglie. Sicurezza. Privacy. Linee Guida. Orari del personale. Convocazione collegi, consigli di classe.

 

Per non parlare del garantire a tutti gli alunni un device (come?) con fondi che non si sa bene da dove arriveranno e quando. Ma come fare con un professore che dice di non avere internet o pc? (Ma come hanno speso i 500 euro dell'aggiornamento professionale?) Che tutto quello che gli viene chiesto non è previsto dal suo contratto?

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