Th. Mack. Per il Fatto Quotidiano -Estratti
“Quel rimborso era regolare!”, tuona Sgarbi. Ma non per il ministero che lo aveva bloccato a suo tempo per varie irregolarità. E forse neppure per Sgarbi: giusto ieri – esplosa la bufera dell’inchiesta del Fatto – il suo entourage ha scritto agli uffici competenti chiedendo di annullare la richiesta, tentando in pratica di “cancellare le impronte digitali”.
Vittorio Sgarbi, si è capito, considera il ministero casa sua: assume nello staff la figlia della domestica e il procuratore delle sue attività a pagamento come capo segreteria, che poi emette fatture al suo posto con società ad hoc. Ma forse non lo è poi tanto, perché mentre si affanna a giustificare, smentire e denunciare violazioni della posta elettronica del dicastero, proprio lì trova un muro in tempo reale.
le attività episodiche di sgarbi
Succede nel caso del rimborso della trasferta a Messina del 9-10 settembre al centro della quale c’era un evento (“Messina Bendata”) che a Sgarbi ha fruttato 5 mila euro più Iva. Il sottosegretario ricorda però di aver fatto sopralluoghi per conto del ministero al Museo Regionale, in alcune chiese e vari incontri.
(...)
Per Sgarbi però è tutto regolare. Davvero? Alla trasferta segue una richiesta di rimborso – come riportato dal Fatto – che si arena subito al ministero (“pasti consumati in luoghi diversi da località di missione”, “taxi senza motivazione” etc). Ma giusto ieri a mezzogiorno, chissà perché solo ieri, l’entourage di Sgarbi ha chiesto di annullarla del tutto: “In merito alla missione a Messina nelle giornate del 9 e 10 settembre non vi sono rimborsi da chiedere”.
E magicamente viene archiviata come “trasferta senza spese”.
Probabilmente sarà passata ai raggi X anche l’agenda del sottosegretario a gettone. Il 25 maggio, per dire, una signora in cerca di gloria poetica pubblica una nuova raccolta. Sul sito si racconta come “una James Joyce tutta al femminile”. Il volume viene presentato il 23 maggio a Milano dal sottosegretario alla Cultura in persona (comunicati e locandine lo sottolineano con enfasi), che ne fa una recensione entusiastica e indipendente, tanto che poi incassa un prosaico bonifico da 2.500 euro dal conto della poetessa, con il suo nome e cognome nella causale.
(...)