Estratto dell’articolo di Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"
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È una strada in salita quella che il governo dovrà affrontare per arrivare a un accordo con Bruxelles sul Pnrr. Il via libera giunto la scorsa settimana alle revisioni proposte dal ministro Raffaele Fitto, in accordo con Palazzo Chigi, è infatti soltanto un primo passaggio.
Il percorso verso l’approvazione delle modifiche potrebbe rivelarsi meno semplice del previsto. A cominciare dal fatto che si dovrà tenere conto del fatto che la Commissione europea è particolarmente sensibile a due temi come la lotta all’evasione e la giustizia.
[…] Il negoziato potrebbe però avere tempi lunghi. Ursula von der Leyen ha un atteggiamento di «buona volontà» nei confronti del nostro Paese, ma questo non prescinde dal fatto che — come spiega una fonte interna — «i parametri di valutazione del Pnrr italiano rimangono identici e le 150 pagine presentate da Roma hanno ancora gravi lacune».
Ci si muoverà su due piani, quello strettamente operativo e quello politico in cui Giorgia Meloni sa di poter contare proprio su von der Leyen. Le due hanno mostrato sintonia sin dall’arrivo della premier a Palazzo Chigi e da parte di entrambe c’è interesse a marciare unite.
Se Meloni conta molto sul consenso internazionale, e dunque sui giudizi lusinghieri che arrivano da Bruxelles, la presidente della Commissione ha tutto l’interesse ad avere buoni rapporti, per un motivo politico molto pragmatico, ben oltre i progetti di nuove maggioranze. Se deciderà di ricandidarsi a un secondo mandato, von der Leyen avrà infatti bisogno dei voti di Meloni nel Parlamento europeo. La cosiddetta «maggioranza Ursula» era infatti molto fragile, von der Leyen fu eletta con pochi voti di scarto.
giorgia meloni ursula von der leyen
Quindi avrà bisogno di nuovi sostegni, oltre a popolari e socialisti, tenendo conto che alcune componenti, come liberali e verdi torneranno a Strasburgo con meno seggi.
[…] Nessuno in sede europea nega che «sia comprensibile che lo sforzo del governo di Roma sia quello di concentrarsi sul superamento delle difficoltà e dei ritardi legati agli investimenti, rimodulando e concentrando il numero degli interventi, asili nido, studentati, autostrade». Ma la condizione posta è chiara: «La revisione non può avvenire a scapito della parte che riguarda le riforme, dove il piano italiano dice poco o nulla su lotta all’evasione e giustizia».
raffaele fitto presenta le modifiche al pnrr 7
Secondo una fonte interna «l’alchimia del piano è fatta di investimenti e riforme, entrambi sono importanti per il giudizio della Commissione, perché si rischia di vanificare gli investimenti pubblici sprecando risorse».
Dopo aver effettuato una prima analisi del dossier ci sono alcuni punti già fissati dai tecnici che rischiano di non superare il vaglio. Ad esempio, va bene completare la Catania-Palermo, «ma questo non può prescindere dalla riforma del Codice degli appalti».
Altro esempio che viene citato in queste ore è quello della Spagna. Tra gli argomenti utilizzati da Fitto per motivare la scelta di non inserire alcune riforme c’è «l’inutilità di porre degli obiettivi molto ambiziosi che poi non possono essere realizzati».
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Ma all’interno della Commissione viene ritenuto «non convincente» proprio perché Madrid è riuscita «a riformare le pensioni pur avendo maggiori rischi politici». Infine i conti e la frenata all’economia causata anche dalla debolezza tedesca e dai tassi in aumento. «È un periodo di grande volatilità. Per centrare l’obiettivo dell’1% di crescita, il Pnrr sarà decisivo. Altrimenti l’Italia rischia di restare fanalino di coda nel 2024», sottolineano con preoccupazione da Bruxelles.
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