1 - CONTI PUBBLICI: STANDARD & POOR CONFERMA IL RATING PER L’ITALIA
Estratto dell’articolo da www.corriere.it
GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI
L’agenzia Standard & Poor conferma il rating BBB per l’Italia. Stabile l’outlook […] L’agenzia spiega che potrebbe abbassare il rating nel caso in cui «la traiettoria di bilancio del governo si discostasse significativamente dai suoi obiettivi. Anche un’attuazione solo parziale delle riforme strutturali economiche e di bilancio, in particolare quelle legate all’erogazione dei fondi Ue, porrebbe rischi per la crescita economica e le finanze pubbliche, e di conseguenza eserciterebbe una pressione al ribasso sul rating».
Al contrario, evidenzia S&P, il giudizio potrebbe migliorare «se la performance di bilancio migliorasse, ad esempio grazie all’attuazione di politiche di riduzione del deficit o a una crescita economica più forte del previsto, portando a un calo del debito pubblico in percentuale del Pil».
[…] Il report stima che il Pil italiano nel 2023 rallenterà allo 0,9%, leggermente al di sopra dell’obiettivo del governo dello 0,8%. Le misure di sostegno del governo (1,2% del Pil) compenseranno solo parzialmente l’impatto dell’inflazione sui consumi privati. […]
2 - RATING ITALIA, S&P CONFERMA IL GIUDIZIO E L’OUTLOOK: COSA SIGNIFICA E COSA SUCCEDE ADESSO
Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per www.lastampa.it
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Il mese più lungo del rating sovrano italiano è iniziato. S&P Global ha confermato il giudizio sull’Italia, BBB, ma ha anche mantenuto stabili le stime future, ovvero l’outlook. Ci si aspettava una parziale bocciatura della legge di Bilancio, con una revisione delle previsioni da stabili a negative. […] Non mancano i fattori di preoccupazione, spiega S&P.
Tre su tutti. Primo, un debito pubblico che fatica a scendere in rapporto al Pil. Secondo, un disavanzo che sarà più corposo delle previsioni di primavera. Terzo, l’incertezza sulle prospettive di crescita. Se da S&P arriva una mossa attendista, così potrebbe non essere per Moody’s. Non a caso è questo il voto che più intimorisce, visto che l’outlook è già in territorio negativo. L’unico deterrente, nel caso di Moody’s, è dal punto di vista “morale”. Ma non è abbastanza per dormire sonni tranquilli.
Le stime sull’Italia sono state riviste, nell’ordine, dalla Commissione Europea, dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), dalla Banca centrale europea (Bce), dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale (Fmi). Il tutto senza contare le revisioni prodotte dalle banche d’affari. A incidere, dopo l’estate, è stata la frenata che i Paesi occidentali stanno sperimentando. Dalla Germania alla Cina, a esclusione degli Stati Uniti, l’economia globale sta rallentando.
L’Italia più di altri. Ma, questo il razionale dietro alla decisione di S&P Global, si accompagna a un significativo scostamento di bilancio per l’anno in corso, in primis, e per il successivo. Il deficit al 4,3% del Pil previsto dalla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) per il prossimo anno è ben oltre le previsioni. E potrebbe subìre una revisione al rialzo per, almeno, due motivi. Da un lato, fattore evidenziato da più di una banca d’affari negli ultimi giorni, l’inflazione persistente e il conflitto tra Israele e Hamas, che potrebbe mettere pressione sui prezzi dell’energia su scala globale. Dall’altro, le ripercussioni del Superbonus. Per il 2023 la situazione è stata risolta da Eurostat, ma per il 2024 c’è un enorme dubbio su quale sarà la lettura del garante dei conti statistici a livello europeo.
giancarlo giorgetti giorgia meloni
La girandola cominciata da S&P è destinata a durare per tutto il mese. Oggi l’agenzia di rating newyorkese, venerdì prossimo sarà il turno di DBRS. Poi il 10 novembre sarà la volta di Fitch, che ha già espresso pesanti dubbi sulla legge di Bilancio italiana. Ma non sono queste le tre società di valutazione che preoccupano di più l’esecutivo. La data da tenere sotto osservazione quella di venerdì 17 novembre. Moody’s, dopo la “pausa di riflessione” dello scorso maggio, dovrà decidere cosa fare. L’outlook è già negativo, e il giudizio sul debito sovrano italiano è a un notch (voto, ndr) dal livello “Junk”, ovvero “spazzatura”.
Al di sotto, per i fondi d’investimento globali potrebbe esserci una vendita forzosa dei Btp detenuti in portafoglio. Senza il supporto attivo da parte della Bce, che ha smesso da tempo di acquistare obbligazioni governative dell’area euro, le turbolenze potrebbero essere significative. […]