Benedetto Saccà per "Il Messaggero"
Tanto moderno ed evoluto negli stadi e nella visione, quanto arretrato in certe sfumature del pensiero. È il Mondiale delle antinomie, si direbbe. E così a soli undici mesi, due settimane e sei giorni dalla prima partita dell'Eventone, il Qatar ha rilasciato oceani, e mari, e montagne di polemiche in tema di diritti umani e, di riflesso, libertà sessuali.
In sintesi estrema: niente baci e/o carezze in pubblico tra i giocatori ha sentenziato il direttore esecutivo del comitato organizzatore. Del resto Nasser Al Khater ha parlato alla Cnn e all'Indipendent per replicare alle perplessità espresse da Joshua Cavallo giusto il 9 novembre scorso.
josh cavallo il calciatore gay che ha fatto coming out 9
Aveva detto l'australiano Cavallo, l'unico calciatore professionista in attività a essersi apertamente dichiarato omosessuale: «Ho letto qualcosa sulla pena di morte per i gay in Qatar, quindi ho molta paura, non vorrei davvero andare in Qatar», aveva dichiarato al Guardian il terzino dell'Adelaide United, 22 anni appena.
E, ieri, a pioggia sono precipitate le parole di Al Khater: «Dal punto di vista della percezione dell'affettività in pubblico, la nostra è una società conservatrice», ha scandito. Ovvero. I baci, le carezze, le effusioni (tra giocatori omosessuali) sono e saranno nella sostanza vietati.
«Josh Cavallo sarebbe il benvenuto in Qatar, nessuno non è sicuro da noi. Se vuole venire anche prima del torneo è il benvenuto. Ma vanno evitate pubbliche manifestazioni d'affetto, che sono disapprovate. È l'unica indicazione da rispettare, per il resto tutti possono vivere la propria vita», ha spiegato.
E ancora. «Gli omosessuali possono venire in Qatar come qualsiasi altro tifoso e possono comportarsi come qualsiasi altra persona». Immediate e aspre le reazioni del mondo Lgbtq+: tanto che più di un'associazione ha chiesto di boicottare la manifestazione.
Va annotato, tra l'altro, che l'omosessualità è illegale in Qatar ed è punibile addirittura con sanzioni che oscillano tra la fustigazione, la reclusione e l'esecuzione, anche se le associazioni umanitarie sottolineano che non esistano prove di condanne eseguite per ragioni simili.
I matrimoni fra gay, le unioni civili e la propaganda sono comunque vietati in Qatar. E certo non bisogna dimenticare le ombre che si sono allungate su Doha nell'ampio contesto del rispetto dei diritti dei lavoratori e della sicurezza sul lavoro, specie durante la costruzione delle infrastrutture in vista del Mondiale.
ESEMPIO LEWIS
Il nodo non è però legato soltanto al calcio. Anzi. Appena due settimane fa, il fuoriclasse della Mercedes, Lewis Hamilton, ha indossato un casco con i colori della bandiera arcobaleno, il simbolo della comunità Lgbtq+, in occasione del Gran Premio di Formula 1 proprio in Qatar.
E, al posto della consueta frase Still we rise, sul casco ha voluto imprimere le parole: We stand together, restiamo uniti. Più di un'illusione, ma meno di una speranza: almeno sembrerebbe.