Estratto dell'articolo di Sandro De Riccardis per “la Repubblica”
sergio mattarella si tocca i capelli
Spiavano la politica e puntavano a condizionare le scelte dei parlamentari. Custodivano una cassaforte sterminata di dossier, 800 mila fascicoli rubati allo Sdi, la banca dati interforze del ministero dell’Interno, su semplici cittadini, imprenditori, professionisti, ma soprattutto sui target più preziosi con la storia privata dei politici e delle loro famiglie.
«Abbiamo l’oro in mano », esultava il mago degli accessi informatici, Samuele Calamucci. «Con i report che abbiamo noi possiamo sputtanare tutta l’Italia». Di altissimo livello i soggetti monitorati emersi finora nell’indagine. Con Equalize, la società di investigazioni del presidente della Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali e dell’ex poliziotto Carmine Gallo, il gruppo avrebbe intercettato «un indirizzo mail del presidente della Repubblica Sergio Mattarella», scrive il pm di Milano Francesco De Tommasi.
Riuscendo «a utlizzare abusivamente o a clonare l’account del presidente ». Ma tra le vittime di accessi abusivi ci sono anche il presidente del Senato Ignazio La Russa (e i figli Geronimo e Leonardo), Matteo Renzi, Letizia Moratti, Carlo Sangalli.
Un progetto di hackeraggio che sembra non avere difficoltà a “bucare” la vita digitale di parlamentari e istituzioni. Perché, come spiega sempre Calamucci, il gruppo è in grado di «bypassare l’alert previsto per deputati, senatori e consiglieri regionali », anche quelli posti a protezione della banca dati delle forze di polizia.
«Il server ce l’abbiamo a Londra perché se lo fai Italia su Italia, ci mettono le manette, quello è il nostro segreto ». Un quadro «allarmante — scrive la procura — perché le azioni commesse mettono in pericolo interessi vitali delle istituzioni e della collettività, compromessi da soggetti spregiudicati, scaltri e privi di scrupoli che si muovono nell’oscurità ».
carmine gallo samuele calamucci
Per questo ieri il pm De Tommasi, con il procuratore capo Marcello Viola e l’aggiunto dell’Antimafia Alessandra Dolci, ha di nuovo chiesto al Riesame il carcere per Gallo, Calamucci e i domiciliari per Pazzali. E per tutti gli altri presunti membri dell’organizzazione, «in grado di tenere in pugno cittadini e istituzioni, nonché di condizionare in modo pregiudizievole dinamiche imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie». La procura parla di «un pericolo per la democrazia di questo Paese».
Tanto più se il tesoro di informazioni riservate fosse finito nelle mani di un partito politico. Come progettava Andrea De Donno, altro indagato che garantiva a Equilize i dati degli operatori telefonici sulle posizioni dei telefonini dei target di Gallo. Che però è scettico sull’idea.
«Peccato — risponde De Donno — perché alla Lega è un bel po’ di tempo che ho proposto sta roba!». Dice poi Pazzali: «Forza Italia mi ha girato un nominativo da controllare ». Ma secondo la senatrice Licia Ronzulli, citata dal manager come committente, era una millanteria
[…] Dal Quirinale arriva un “no comment” sulle rivelazioni dell’indagine. Altri politici hackerati reagiscono. «Se non mettiamo limiti alle intercettazioni abusive e alle pubblicazioni illegali, nessun cittadino sarà più libero», commenta Matteo Renzi. «Sono disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli debbano pagare la “colpa” di chiamarsi La Russa», dice invece il presidente del Senato. «Non è una novità che altri parlino male di qualcuno con me — commenta Daniela Santanché — . Io di Rivolta nemmeno mi ricordo », riferendosi al managerdi cui le parlava Pazzali per bruciarlo nella corsa a un incarico di governo.
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