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giuliano amato riunione straordinaria della corte costituzionale 4
Francesco Grignetti per “la Stampa”
«Siamo nel tempo dei lupi», dice in un sussurro Giuliano Amato. L'invasione russa dell'Ucraina ha sconvolto il presidente della Corte costituzionale.
Ed è evidente la sua angoscia, perché vede traballare un assetto che finora aveva pur faticosamente retto: il rispetto della «rule of law», ovvero della legge, quantomeno in Europa.
ucraina il massacro dei civili a bucha 14
L'invasione segna una rottura, che peraltro viene da lontano. Per quanto riguarda la Russia, Amato segnala che già tre anni fa era stata emendata la Costituzione, dichiarando la preminenza del diritto nazionale su quello internazionale.
«È la hybris (la tracotanza che porta alla perdizione, ndr) delle identità nazionali».
Giuliano Amato, che nella vita è stato tante cose prima di diventare presidente della Corte costituzionale, vede approssimarsi il disastro del diritto e dei diritti.
Così il conflitto fa irruzione nella conferenza istituzionale su un anno di attività, alla presenza di Sergio Mattarella e dei presidenti delle Camere, e campeggia anche nella conferenza stampa a seguire. Annota che le rotture di Putin con la comunità internazionale sono legate tra loro.
Giuliano Amato al Circolo Tennis Orbetello, il 23 settembre 1999 con Tom e Jerry
«L'uscita della Russia dal Consiglio d'Europa è gravissima». Significa, in concreto, che Mosca non riconosce più il Tribunale di Strasburgo sui diritti dell'uomo.
«Se un domani in quel Paese altri diritti venissero cancellati, il cittadino russo non avrebbe una istanza superiore a cui appellarsi».
È per questo motivo che nella sua relazione davanti alle alte cariche dello Stato, consapevole dei tempi in cui stiamo precipitando, del «piano inclinato» su cui siamo, lancia questo appello a tutti i cittadini e i governi di buona volontà: «La situazione generale intorno a noi comporta tante tragiche conseguenze e getta non poche preoccupazioni sull'avvenire, anche per la tenuta degli ordinamenti costituzionali europei».
giuliano amato riunione straordinaria della corte costituzionale 2
L'onda tellurica ha investito la Corte di Strasburgo, ma potrebbe investire anche i Paesi membri dell'Unione europea.
«È di particolare importanza - scandisce - mantenere salda la collaborazione reciproca delle Corti appartenenti all'Unione europea».
Cita il caso dell'Ungheria, ma il problema riguarda diversi altri Stato membri. «Ricordo che l'articolo 4 del Trattato europeo (che lui stesso contribuì a stilare, quando fu vicepresidente della Convenzione sul futuro dell'Europa, ndr) ci impone di salvaguardare le nostre identità nazionali, ma l'articolo 4 viene dopo l'articolo 2, che enuncia i nostri principi e valori comuni: rispetto della dignità, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto, rispetto dei diritti umani e delle minoranze».
Un effetto collaterale della guerra potrebbe essere infatti una spinta maggiore al sovranismo. Magari il sovranismo giuridico di chi vuole mettere il diritto nazionale prima di quello europeo ed internazionale.
L'effetto sarebbe la frantumazione degli ideali dell'Unione. E invece «è sull'equilibrio fra tutela delle identità nazionali e rispetto dei valori comuni che si regge l'unità nelle diversità della nostra Unione».
Nel tempo, il quadro così complesso e intrecciato tra diritto nazionale e internazionale ha costretto molti Paesi a fare dei passi avanti per i diritti dei propri cittadini. Ciò che ad alcuni leader sovranisti non va giù.
Eppure è dalla somma delle norme e dei trattati, che viene la risposta a tanti dilemmi quotidiani. Le armi agli ucraini, ad esempio: si può fare?
«Oltre agli articoli 11 e 52 della nostra Costituzione, c'è il 78, quando le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari, il quale implica inesorabilmente che l'Italia possa trovarsi in guerra, altrimenti non vi sarebbe ragione che questo articolo si trovi in Costituzione».
E c'è qualcosa in più. «Se all'Italia non fosse consentito, per Costituzione, di partecipare alla difesa di Paesi terzi aggrediti, allora sarebbero illegittimi per l'Italia sia l'articolo 5 del Trattato Nato, sia l'articolo 42 del trattato dell'Unione, il quale dice che qualora uno Stato membro subisca un'aggressione sul suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestare aiuto con tutti i mezzi in loro possesso in conformità all'articolo 51 della Carta dell'Onu che consacra il diritto di difendersi da un attacco armato prima dell'intervento delle stesse Nazioni Unite».
E poi c'è il precedente specifico dell'Iraq, quando ci fu chiesto di partecipare a un'invasione, e il presidente Ciampi disse di no, e che in quel momento sarebbe stato possibile solo portare lì un ospedale.
giuliano amato riunione straordinaria della corte costituzionale 3
«Lì si trattava di intervenire in un Paese, fra l'altro a fianco di altri che avevano invaso quello stesso Paese. Non stavamo intervenendo a difesa dell'Iraq contro chi lo stava invadendo.
Nel caso dell'Ucraina mi pare che ci sia qualche differenza che dovrebbe essere valutata». Resta il fatto che l'aspirazione a veder trionfare la giustizia, ad esempio attraverso il Tribunale internazionale per i crimini di guerra che ha sede all'Aja, è ancora un'utopia. Russia e Usa non hanno mai accettato quel tribunale. «Ce lo ricorda Vladimiro Zagrebelsky sulla Stampa. E di lui ci possiamo fidare».
GIULIANO AMATO giuliano amato riunione straordinaria della corte costituzionale 1