Estratti dell’articolo di Alessandro Di Matteo per la Stampa
È un equilibrio delicato quello tra le varie anime del Pd, è bastato quel passaggio della segreteria Elly Schlein contro l'aumento delle spese militari previste dagli accordi Nato per ricordare quanto sia precaria la "pax democratica". Per mettere in agitazione il partito è vastato un «sì», quello pronunciato in risposta a chi le chiedeva se condividesse la richiesta tedesca di rinviare l'obbligo di aumentare gli investimenti militari fino al 2% del Pd. Un botta e risposta con l'ala riformista che la stessa segretaria ha voluto chiudere rapidamente perché l'ultima cosa di cui sente il bisogno è di riattizzare il fuoco delle polemiche.
Schlein ha fatto capire che non si aprirà ora una discussione interna su questo tema e la minoranza sembra disposta a non affondare i colpi. Sempre che, ammette un parlamentare della sinistra Pd, non ci pensino i 5 stelle rilanciare nella logica della competizione con i democratici: «Non è che ora noi faremo una campagna sul 2% delle spese militari, ma se il Movimento 5 stelle dovesse rilanciare e magari presentare una mozione su questo, come ha fatto sull'Ucraina, finiremmo per spaccarci…».
È noto che sia un tema esplosivo, tra i democratici, quello delle politiche di difesa, dell'approccio di fronte ai conflitti, a cominciare dall'Ucrania. Lo dimostra appunto la rapidità con cui Lorenzo Guerini ha puntualizzato dopo le frasi di Schlein. È stato proprio lui da ministro, ha ricordato, a far slittare dal 2024 al 2028 la data per il raggiungimento del 2% ed è «giusto quindi continuare su questa strada, realistica e credibile, senza passi indietro». Ma, appunto, Guerini l'ha chiusa lì, chiarendo che non servono «polemiche».
Vuole evitare le «polemiche» anche Piero Fassino, vicepresidente in commissione Difesa alla Camera: «Non mi interessa fare polemica, nel Pd avremo modo di riflettere su questo tema».
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Del resto il fronte più scettico su armi e truppe è ampio, seppure con varie sfumature: tutto il mondo più vicino al pacifismo, la pattuglia di Articolo 1 appena rientrata, la sinistra Pd, ma distinguo arrivano anche da cattolici come Graziano Delrio e Romano Prodi.
Arturo Scotto afferma: «Penso che Schlein faccia bene ad aprire un dibattito sulle spese militari. La parola disarmo non può essere un tabù. Serve un investimento comune su una politica estera e di sicurezza europa». Il rischio di un corto circuito con il fronte "riformista" è evidente.
(..) Marco Furfaro, della segreteria, assicura: «Nessuno di noi non vuole rispettare gli impegni. Il punto è affiancare anche una grande prospettiva politica. Non credo ci siano divisioni su questo nel Pd». L'equilibrio è questo, sempre che Conte non faccia qualche blitz.