SOTTI-LETTA, LEADER DA SONDAGGIO GONFIATO - BELPIETRO: “IL PD HA UN PROBLEMA, ED È IL SUO SEGRETARIO MARZIANO RINFRANCATO DA PAGNONCELLI CHE LO DÀ IN RISALITA, MENTRE LE ALTRE RILEVAZIONI LO INCHIODANO AL 18 PER CENTO, TERZO DIETRO A LEGA E FRATELLI D’ITALIA” - SECONDO L’ISTITUTO IPSOS CONTINUA LA RIMONTA DELLA MELONI (20,5%) E IL CROLLO DI SALVINI (20,1%): SOLTANTO DUE ANNI FA, ALLE EUROPEE 2019, IL “CAPITONE” OTTENNE IL RECORD DEL 34,4%, MENTRE LA “DUCETTA” ANNASPAVA AL 6,5%...

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1 - I SORPASSI TRA I PARTITI A QUOTA 20%, IL GRADIMENTO DI DRAGHI SALE AL 70,8

Cesare Zapperi per il "Corriere della sera"

 

 

giorgia meloni enrico letta giorgia meloni enrico letta

Al primo posto il Pd (20,8%), al secondo Fratelli d'Italia (20,5) e al terzo la Lega (20,1). Un arrivo al fotofinish quello fissato dall'ultima rilevazione settimanale dell'istituto Ipsos di Nando Pagnoncelli.

 

Tre partiti racchiusi in una manciata di decimali, ed è già curioso. La lettura politica è duplice: da un lato, i dem risultano il partito più votato per la prima volta dal 2017; dall'altro, è una novità assoluta il sorpasso del partito di Giorgia Meloni su quello di Matteo Salvini.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Ma ad aggiungere materia di riflessione, ci sono i numeri del gradimento del presidente del Consiglio e del suo governo. Mario Draghi in ventuno giorni (dal 20 maggio al 10 giugno) passa da un indice di 61,3 a 70,8, quasi 10 punti.

 

L'esecutivo nel suo complesso cresce dal 60,2 al 68,8. Risultati che beneficiano della forte accelerazione data alla campagna vaccinale e delle riaperture che hanno creato, almeno in buona parte, le condizioni per un ritorno alla normalità.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Tornando ai partiti, il sorpasso di Fratelli d'Italia ai danni della Lega conferma quanto sia agguerrita la battaglia per la leadership del centrodestra. La differenza è di pochi decimali, ma consolida la forte crescita dei consensi nel partito di Giorgia Meloni.

 

Il confronto con i dati delle elezioni europee del 2019 rende l'idea: la Lega allora ottenne il 34,3% (suo massimo storico) mentre Fratelli d'Italia si fermò al 6,5%. Oggi, solo due anni dopo, sono testa a testa.

 

mario draghi a termini per il vaccino mario draghi a termini per il vaccino

Le rilevazioni di Pagnoncelli riportano il Pd al primo posto dopo tantissimo tempo. Prima c'è stata la supremazia del Movimento 5 Stelle, poi è toccato alla Lega. Ora nello spazio di meno di un punto percentuale si ritrovano ben tre partiti (oltre ai dem, FdI e Lega), con la doverosa precisazione che quando la distanza è così ristretta il margine di errore statistico possibile è tale che il risultato può cambiare in brevissimo tempo fino a capovolgersi.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

I numeri, invece, possono avere un maggior valore se si guarda l'andamento nel corso delle settimane. I trend sono abbastanza chiari: la Lega mostra un lento ma costante cedimento (due punti in meno rispetto a fine maggio), Fratelli d'Italia va in senso opposto (due punti in più), mentre il Pd rimane sostanzialmente stabile (il 20,8 di oggi è lo stesso che registrava ad aprile).

 

Quanto agli altri partiti, tra i principali il Movimento 5 Stelle continua la marcia in discesa e arriva al 14,2 (anche in questo caso, due punti in meno in un mese), mentre Forza Italia con il 9,2 raggiunge il picco più alto dal dicembre scorso.

 

conte di maio conte di maio

I dati Ipsos mettono in evidenza anche i consensi che raccoglierebbero le coalizioni. Il centrodestra rimane in forte vantaggio (49,8%), rispetto ad un centrosinistra che ottiene risultati diversi a seconda dei possibili assetti: nella versione giallorossa (Pd-M5S e sinistra) vale il 38,8; con dentro anche i partiti centristi (da Italia viva ad Azione e +Europa, contrari però a un'alleanza con i 5 Stelle) raggiungerebbe il 45,3; come solo centrosinistra (senza il M5S) si fermerebbe al 31,1.

 

2 - SE LETTA CREDE DI ESSERE UN LEADER

Maurizio Belpietro per "La Verità"

 

MILENA GABANELLI ENRICO LETTA MILENA GABANELLI ENRICO LETTA

Il Pd ha un problema. Anzi, a dire il vero, ne ha più d'uno, ma quello più urgente si chiama Enrico Letta, il quale, rinfrancato da un sondaggio che dà il Pd in risalita (uno solo, mentre tutte le altre rilevazioni lo danno inchiodato al 18 per cento, terzo dietro a Lega e Fratelli d'Italia), ormai si crede un gran leader, tanto da rilasciare interviste trionfanti, oltre ad apparire con frequenza in tv, dove riesce quasi sempre a deprimere gli ascolti.

 

ENRICO LETTA ROMANO PRODI ENRICO LETTA ROMANO PRODI

Invocato a gran voce per sostituire il dimissionario Nicola Zingaretti alla guida del partito, l'ex presidente del Consiglio doveva essere il pacificatore, l'uomo in grado di mettere ordine fra le correnti.

 

Non solo: il mite Enrico avrebbe dovuto sviluppare il dialogo con le varie anime della sinistra, costruendo un ponte per predisporre un riavvicinamento e anche una futura alleanza in vista prima delle elezioni amministrative e poi di quelle politiche. Invece, niente di tutto ciò è accaduto, ma anzi le varie anime del Pd sono più di prima (se ne contano 11) e la linea sembra dettata da un marziano.

 

ENRICO LETTA IN BICICLETTA SUL LITORALE PISANO - PH MASSIMO SESTINI ENRICO LETTA IN BICICLETTA SUL LITORALE PISANO - PH MASSIMO SESTINI

Di fronte a un Paese piegato dal Covid, sia economicamente sia nello spirito, Letta si è presentato con proposte identitarie tipo ius soli, legge Zan contro la genderofobia, voto ai sedicenni. Il popolo della sinistra probabilmente condivide molte se non tutte queste battaglie, ma è difficile credere che le reputi le più importanti del momento.

 

Eppure Letta, una volta rientrato dal suo esilio parigino, ha inanellato una serie di idee che sembrano più destinate agli elettori delle zone a traffico limitato, cioè dei quartieri chic, che a quelli delle periferie, a cui più realisticamente si dovrebbe rivolgere un partito che si dichiara di sinistra.

 

ENRICO LETTA - PH MASSIMO SESTINI ENRICO LETTA - PH MASSIMO SESTINI

Non bastasse tutto ciò, il leader voluto per acclamazione dei capi corrente del Pd ha lanciato la proposta di tassare i defunti, reintroducendo l'imposta sulle successioni e abbassando la quota delle esenzioni.

 

Risultato, perfino un tipo come Mario Draghi, a cui le dichiarazioni dei politici che lo sostengono sembrano scivolare addosso come acqua fresca, si è sentito in dovere di rispondergli, dicendo che non è il momento di chiedere soldi agli italiani, ma semmai di darne.

 

ENRICO LETTA -EVENTO AMUNDI DEL 21 FEBBRAIO 2021 ENRICO LETTA -EVENTO AMUNDI DEL 21 FEBBRAIO 2021

La replica secca del premier non è bastata tuttavia a silenziare il mite Letta, il quale forse in cerca di visibilità, ha insistito nel sostenere l'urgenza di una stangata sui patrimoni lasciati in eredità ai propri figli, rimanendo al contempo in silenzio su temi più stringenti, come le vaccinazioni e le misure per sostenere l'economia. Salvo poi recarsi a Taranto, dai lavoratori dell'Ilva, che certo non furono aiutati quando l'evanescente segretario era a Palazzo Chigi.

 

enrico letta a in mezzora in piu 2 enrico letta a in mezzora in piu 2

Anche peggio è andata con le alleanze e con le candidature. Per quanto riguarda le prime, Letta si è messo a fare una corte serrata ai 5 stelle, in particolare coccolando Giuseppe Conte come non fa neppure Rocco Casalino.

 

Risultato, è riuscito a irritare ancora di più gran parte del suo partito, che preferirebbe una certa equidistanza dai grillini, temendo che l'abbraccio si riveli mortale. È però sulle candidature in vista delle amministrative che il tenero Enrico ha realizzato il proprio capolavoro.

 

ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA

A Roma non ha saputo trovare un accordo con Carlo Calenda, e avendo messo in campo Roberto Gualtieri per il Pd, nel caso l'ex ministro dell'economia non vada al ballottaggio, il rischio è di essere costretti a sostenere Virginia Raggi.

 

A Napoli, invece, Letta non è stato capace di far ritirare Antonio Bassolino dalla corsa per la poltrona di Palazzo San Giacomo e così l'ex ministro Gaetano Manfredi se la dovrà vedere con l'ex sindaco, ma pure con i candidati sostenuti da Luigi De Magistris: una sfida che a sinistra vede in lizza ben quattro aspiranti contro l'ex pm anticamorra Catello Maresca per il centrodestra.

 

ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI

Ma se nel capoluogo campano ha imposto Manfredi senza passare dalle primarie, a Torino invece gli è riuscito il capolavoro di fare il contrario. Infine c'è Bologna, dove l' uomo scelto dal Pd se la deve vedere con la donna voluta da Matteo Renzi, che a militanti e iscritti al partito piace più del candidato ufficiale, con il rischio dunque che mezzo Pd voti per l’avversaria.

 

ENRICO LETTA ENRICO LETTA

Tuttavia, il meglio di sé Letta lo ha dato in Calabria, regione in cui bisogna eleggere il governatore. Ai blocchi di partenza sembrava fatta con il consigliere Nicola Irto, ma poi una serie di mosse per allargare la coalizione hanno indotto il prescelto al passo indietro, con conseguente affannosa ricerca di un sostituto. Una settimana di discussioni e poi è arrivato il contrordine: riecco Irto. Ma all'ultimo, nuovo dietrofront: Irto si ritira e bisogna candidare qualcun altro.

 

ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE

Insomma, l'andamento è a zig-zag, ma senza grandi risultati. L'unico ottenuto è stato quello di far arrabbiare quasi tutte le anime del Pd, tra cui i capigruppo in Parlamento, sostituiti in fretta e furia in nome delle quote rosa. Così, dopo appena tre mesi, c'è chi non vede l'ora di liberarsi del marziano, rispedendolo su Marte. Anzi, rimandandolo a Parigi con un biglietto di sola andata, sperando che almeno lì faccia meno danni.

 

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