LE SPIAGGE VE LE POTETE TENERE, BASTA CHE PAGATE! - LA MESSA A GARA DELLE CONCESSIONI BALNEARI NEL 2023-2024 NON SI TRADURRÀ IN UN DISASTRO PER LE IMPRESE A CONDUZIONE FAMILIARE, CHE SONO IL 75% DEL TOTALE: PER LORO CI SARÀ UNA PROCEDURA FACILITATA CHE NON COMPORTERÀ PASSAGGI DI MANO, A PATTO CHE L'ENTITÀ DELLE SOMME VERSATE IN CAMBIO DELLA CONCESSIONE VENGA RIVISTA E PROPORZIONATA AI FATTURATI REALI (CAPITO, FURBETTI?) - GLI INDENNIZZI VERRANNO CALCOLATI SU MISURA, NON TENENDO SEMPLICEMENTE CONTO DEL VALORE DELL'IMPRESA, MA ANCHE DEGLI INVESTIMENTI FATTI NEL CORSO DEGLI ANNI E DELLE MIGLIORIE APPORTATE...

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Francesco Bisozzi per “Il Messaggero

 

concessioni balneari concessioni balneari

Le imprese balneari a conduzione familiare possono tirare un sospiro di sollievo. La messa a gara delle concessioni nel 2023-2024 non si tradurrà in uno tsunami per un settore che fattura 1 miliardo di euro l'anno, stando a una recente indagine del Sindacato italiano balneari (Sib) aderente a Fipe-Confcommercio.

 

Al contrario, le imprese del settore a conduzione familiare, che rappresentano il 75% del totale, verranno in qualche misura tutelate. Per loro, dice il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, «è previsto un trattamento particolare».

 

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IL PERCORSO

Dietro le parole del ministro si legge una volontà che va oltre il testo finale del disegno di legge: tutto si capirà meglio quando verranno formulati dal governo i decreti delegati in base ai quali saranno indette le gare per la riassegnazione.

 

In ogni caso, per quel poco che trapela sembra che la procedura nei casi citati sarà estremamente semplificata e in un certo senso blindata a favore dei vecchi concessionari. Sempre, naturalmente che la gestione degli stabilimenti non presenti anomalie tali, in ordine alla posizione fiscale e alla regolarità delle assunzioni, da giustificare il passaggio di mano.

 

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Una cosa è però certa: l'entità delle somme attualmente versate in cambio della concessione sarà in molti casi rivista e probabilmente proporzionata ai fatturati reali, che di necessità dovranno emergere per meglio individuare l'entità degli indennizzi laddove si renderanno necessari.

 

I titolari della concessione che dovessero cedere la mano per un motivo o per l'altro verranno infatti risarciti con indennizzi su misura, che non terranno semplicemente conto del valore dell'impresa, ma anche degli investimenti fatti nel corso degli anni e delle migliorie apportate.

 

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Insomma, per i balneari la buona notizia è che due stabilimenti su tre non dovranno cambiare di mano. Quanto alla radiografia del settore, va detto che gli stabilimenti occupano da soli circa 150mila addetti, tra operatori al lettino, camerieri e bagnini, senza considerare poi l'indotto e il giro d'affari collegato.

 

In gioco, oltre al futuro degli stabilimenti, c'è anche quello di chioschi, ristoranti, campeggi, moli e altre attività su cui fatalmente impatterà la messa a gara delle concessioni per effetto della direttiva Bolkestein. Contando anche l'indotto, il settore dà lavoro a un milione di persone.

 

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L'applicazione della direttiva europea sulle concessioni balneari interessa a conti fatti 80mila imprese, di cui 30mila titolari di stabilimenti. In regioni come l'Emilia-Romagna queste realtà rappresentano uno dei principali motori dell'economia locale. Solo a Rimini sono interessate dalla svolta ben 450 aziende.

 

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Tornando al settore, i proprietari degli stabilimenti registrano, sempre secondo il Sib, introiti medi equivalenti a 160mila euro a stagione, per un totale complessivo di circa 1 miliardo di euro: 629 milioni provengono dai turisti italiani e 374 dai visitatori stranieri. In tutto le persone che frequentano nei mesi estivi gli stabilimenti sono 75 milioni, spendendo in media 13,4 euro al giorno.

 

I TEMPI

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Questo è ciò che sostiene il sindacato; altre fonti azzardano invece un giro d'affari decisamente più elevato ma che per la natura del business e per le modalità con le quali viene svolto emerge solo in parte: proprio questa sarebbe una delle ragioni alla base della stretta fortemente voluta dal premier «Mario Draghi che per ottenerla si è speso personalmente.

 

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Il braccio di ferro sull'applicazione della direttiva Bolkestein dura dal 2006, tra procedure di infrazione e proroghe extralarge. Era stata la legge 145 del 30 dicembre 2018 a estendere la durata delle concessioni marittime fino al 2033.

 

Poi però, lo scorso novembre, una sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima la maxi-estensione, poiché contraria al diritto europeo, e ha stabilito che le concessioni balneari vanno riassegnate entro massimo due anni tramite gare pubbliche. Toccherà adesso ai decreti delegati riordinare e semplificare la disciplina.

 

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