Andrea Bulleri per il Messaggero - Estratti
Sul Veneto «non giochiamo a Risiko», dice Matteo Salvini, e parla soprattutto agli alleati del centrodestra con cui bisognerà «scegliere i candidati migliori per ogni Regione». Eppure quella del vicepremier sembra proprio una mossa per neutralizzare le armate di Fratelli d'Italia, che sul fu feudo del Carroccio (che alle scorse Europee ha innalzato i meloniani vicino al 40 per cento) non nascondono le proprie mire.
E invece ecco l'idea del leader della Lega: per le prossime Regionali in Veneto «proporrò un election day nella primavera 2026». Dopo le Olimpiadi invernali Milano-Cortina, insomma, ossia con un ritardo di almeno sei mesi sulla scadenza naturale del secondo mandato di Luca Zaia il prossimo settembre.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
Il Capitano leghista non ha ancora del tutto rinunciato alla suggestione di regalare una terza corsa al "doge" del Carroccio.
«Continuo a pensare insiste Salvini intervistato da alcuni quotidiani del Nordest tra cui Il Messaggero Veneto e Il Mattino di Padova che impedire ai cittadini di poter scegliere Zaia sia sbagliato. E coltivo una residua speranza che anche per le Regioni non si cancelli la possibilità per i governatori bravi di presentarsi ancora davanti ai cittadini, anche se fino ad oggi tutti si sono detti contrari». Ma a prescindere da chi correrà sotto il Leone di San Marco, per il titolare dei Trasporti dev'essere l'attuale governatore a gestire le Olimpiadi. «Mi sembra anche corretto, visto che le ha gestite fin dall'inizio, così come mi sembrerebbe poco opportuno cambiare il presidente del Coni Malagò tre mesi prima di questo evento», osserva Salvini.
Insomma: «Facciamogli concludere l'iter già avviato. Il Veneto ospiterà le Olimpiadi e 3 miliardi di persone guarderanno cosa succede tra Milano e Cortina: fare una campagna elettorale il prossimo autunno, a tre mesi da un evento di portata mondiale, non ha senso», insiste.
Meglio votare dopo, tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera 2026. Soluzione che però lascia piuttosto freddi gli alleati di FdI. Non solo perché per spostare di sei mesi un'elezione regionale va prima appianato più di un dettaglio tecnico (servirebbe un decreto ad hoc del governo).
Ma anche perché a via della Scrofa non hanno dubbi, tanto più dopo la caduta rovinosa in Umbria di Donatella Tesei, altra leghista: «In Veneto la candidatura tocca a noi». Ed eventuali mosse per ritardare quello che FdI ritiene un obbligato "passaggio di testimone" non sono viste di buon occhio. Un nodo che ieri è finito al centro del consiglio federale della Lega alla Camera, con Zaia collegato da remoto, insieme a una serie di altri punti tra cui il congresso della Lega Lombarda (in corsa ci sono il capo della giovanile Luca Toccalini e il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo, e Salvini insiste per trovare una quadra).
MATTEO SALVINI LUCA ZAIA LUCA ZAIA MATTEO SALVINI zaia salvini