LA STRAGE A RAFAH È UN PUNTO DI NON RITORNO – IL RAID ISRAELIANO CHE HA SCATENATO UN INCENDIO MORTALE PER 45 PERSONE FA FARE UN SUSSULTO ALL’EUROPA. I MINISTRI DEGLI ESTERI UE, PER LA PRIMA VOLTA, DISCUTONO DI INTRODURRE SANZIONI CONTRO LO STATO EBRAICO – MEDICI SENZA FRONTIERE: “NESSUN OSPEDALE A GAZA PUÒ GESTIRE UNA STRAGE COME QUESTA…”

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raid israeliano su rafah 8 raid israeliano su rafah 8

MEDIA,MINISTRI ESTERI UE DISCUTONO SANZIONI CONTRO ISRAELE

(ANSA) - I ministri degli Esteri dell'Ue si sono impegnati per la prima volta in una discussione "significativa" sulle sanzioni contro Israele se non rispetta il diritto internazionale umanitario. Lo riporta Politico.eu. "C'è stato un consenso molto chiaro sulla necessità di sostenere le istituzioni giuridiche umanitarie internazionali", ha detto il ministro degli Esteri irlandese Micheal Martin. La Corte internazionale di giustizia (ICJ) ha stabilito venerdì che Israele deve immediatamente fermare la sua offensiva a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, e aprire il valico di frontiera di Rafah per l'ingresso degli aiuti umanitari

 

UNRWA,1 MILIONE DI PERSONE FUGGITE DA RAFAH IN 3 SETTIMANE

(ANSA) - Circa un milione di persone sono fuggite da Rafah nelle ultime tre settimane: lo ha affermato l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi Unrwa, come riporta Sky News. L'Unrwa ha affermato che non hanno "un posto sicuro dove andare in mezzo ai bombardamenti" e stanno viaggiando in mezzo a "mancanza di cibo e acqua, cumuli di rifiuti e condizioni di vita inadeguate".

 

MO: MSF DA RAFAH, 'NESSUN OSPEDALE A GAZA PUÒ GESTIRE STRAGE COME QUESTA'**

(Adnkronos) -  ''I civili stanno pagando il prezzo di questa guerra'' tra Israele e Hamas. E l'ultimo attacco contro un campo per sfollati a Tal Al Sultan, a Rafah, non è che l'ultima dimostrazione. ''Anche se tutti i pazienti sono stati stabilizzati e trasferiti negli ospedali da campo di Rafah, nessuna struttura sanitaria a Gaza è in grado di gestire un evento di massa come questo. Il sistema sanitario è stato decimato e non può più farcela'', racconta ad Adnkronos Samuel Johann, coordinatore delle emergenze di Medici senza frontiere (Msf) a Gaza. Che ribadisce, a nome dell'organizzazione, un ''appello per un cessate il fuoco immediato e duraturo''.

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Dopo una giornata al centro per la stabilizzazione dei pazienti con traumi supportato da Msf a Rafah, aperto solo scorso 15 maggio nella zona di Tal Al Sultan, Johann racconta che ''la maggior parte dei pazienti che abbiamo curato aveva ferite da schegge, fratture, lesioni traumatiche e ustioni''. Tra loro, ''donne e bambini erano tra le persone che sono state portate al nostro presidio e, ancora una volta, i civili stanno pagando il prezzo di questa guerra''.

 

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A nome di Msf, Johann afferma che ''questo attacco israeliano contro un campo popolato in una cosiddetta zona sicura a Rafah dimostra il completo disprezzo per le vite dei civili a Gaza''. E a nome dell'organizzazione dice che ''denunciamo con forza questo sanguinoso attacco che arriva a pochi giorni dall'ordine della Corte Internazionale di Giustizia (Cig) a Israele di fermare tutte le operazioni militari a Rafah''. C'è solo un'unica strada, dichiara Johann: ''ribadiamo il nostro appello urgente per un cessate il fuoco immediato e duraturo''.

 

FRASTUONO RAFAH

Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”

 

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Faceva paura soltanto a nominarla, l’operazione militare israeliana a Rafah: per mesi linea di fuoco tra il praticabile e l’impresentabile, tra il concesso e l’inconcepibile. Quanto rumore per Rafah, e invece è iniziata in silenzio, con un’evacuazione che aveva sorpreso gli Stati Uniti che per mesi avevano accusato Israele di non avere “un piano credibile” per portare i civili palestinesi lontano dalle zone più rischiose.

 

Gli Stati Uniti tanto avevano sventolato Rafah come il limite della sopportazione che un alleato poteva tollerare, che poi avevano ammesso di essersi ricreduti, avevano lodato il piano di evacuazione “aggiornato”, avevano acconsentito alla presa israeliana del valico di Rafah dalla parte di Gaza […] avevano detto con chiarezza che così come veniva condotta, la campagna a Rafah non era “una linea rossa”.

 

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Il chiasso del nome Rafah era finito in sordina, fino a domenica, quando è diventato frastuono. […]

 

Domenica i terroristi avevano lanciato otto razzi contro Israele. “Non era un segreto che Hamas conservasse a Rafah ancora razzi a lunga raggio”, dice al Foglio Harel Chorev, professore della Tel Aviv University ed esperto in studi palestinesi presso il Moshe Dayan Center. “Quando Hamas sa che i nostri soldati si avvicinano, spara quello che rimane”. Lo fanno per due ragioni: “Perché non vogliono che Tsahal distrugga i loro arsenali, quindi preferiscono usare i razzi che rimangono, e per indurci a sovrastimare la loro forza. Invece gli attacchi sono un segno di debolezza”.

 

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Israele ha risposto bombardando le postazioni di lancio, nella notte ha poi attaccato nella zona di Tel Sultan per colpire una riunione di alti funzionari di Hamas. Sono stati uccisi Yassin Rabbia e Khaled Najjar, coordinatori delle attività in Cisgiordania, tutti e due liberati, come Yahya Sinwar, durante lo scambio per far tornare a casa il soldato israeliano Gilad Shalit nel 2011.

 

Dal bombardamento […] si è propagato un incendio che ha causato la morte di quarantacinque persone che si trovavano nel campo per sfollati. L’esercito ha aperto un’indagine interna, il premier Benjamin Netanyahu […] ha parlato di “tragico errore”, gli Stati Uniti hanno chiesto a Israele di aumentare gli sforzi per proteggere i civili.

 

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[…] a sud, attorno a Rafah, da una e dall’altra parte del valico che divide Israele e l’egitto: i soldati egiziani avrebbero aperto il fuoco contro un camion israeliano, Tsahal ha risposto al fuoco, un soldato egiziano è stato ucciso.

 

Gerusalemme e il Cairo si sono subito sentiti, hanno rilasciato dichiarazioni con parsimonia, tastando l’umore delle dichiarazioni altrui, centellinando le parole per salvare una relazione sempre più complessa. Da quando Israele ha preso il controllo di una parte del valico di Rafah, l’Egitto ha iniziato a rivedere il suo ruolo al tavolo dei negoziati, ha bloccato il flusso degli aiuti, lasciandolo ripartire soltanto su pressione americana.

 

I colloqui tra Israele e Hamas sono mediati dagli egiziani e dai qatarini, fino a qualche settimana fa, Gerusalemme era convinta di potersi fidare dei primi e non dei secondi, ma improvvisamente, per ragioni politiche, il Cairo aveva cambiato le sue priorità e ora che si parla di una riapertura delle trattative non si sa come potrebbe comportarsi.

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“Ci sono trattative sul tavolo e trattative sotto il tavolo – dice Chorev – sotto il tavolo è interesse di tutti, anche dell’Egitto, che Israele sconfigga Hamas”, ma sopra al tavolo il presidente egiziano […] al Sisi fa vedere che ascolta le pressioni interne, la sua piazza contro Israele. I nuovi negoziati comincerebbero con molte esitazioni, con Rafah che di nuovo spaventa e frastorna le alleanze, ma con una certezza, secondo Chorev: “Il leader di Hamas Yahya Sinwar vuole o un successo completo o una sconfitta totale, nella loro ideologia non c’è compromesso, non c’è negoziato”.

 

SPARATORIA AL CONFINE TRA ISRAELE E EGITTO DOPO LA STRAGE DI CIVILI

Estratto dell’articolo di Rossella Tercatin per “la Repubblica”

 

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Uno scontro tra truppe proprio sul confine più caldo del Medio Oriente, quello tra Gaza ed Egitto nell’area di Rafah, dove prosegue l’offensiva israeliana: in un incidente dalle dinamiche ancora non chiarite, soldati israeliani ed egiziani si sono sparati addosso, con un militare del Cairo che è rimasto ucciso.

 

«C’è stato uno scontro a fuoco al confine egiziano; l’episodio e è sotto indagine, ed è in corso un dialogo con il lato egiziano», hanno comunicato in una nota le Israeli Defenmce forces, mentre dal canto suo un portavoce dell’esercito egiziano ha parlato di scontro a fuoco «che ha portato al martirio di un membro del personale di sicurezza», senza nominare Israele.

 

RAID ISRAELIANO SU RAFAH RAID ISRAELIANO SU RAFAH

Secondo ricostruzioni pubblicate dalla stampa israeliana, sarebbe stato il soldato egiziano ad aprire il fuoco contro l’Idf. Se l’ipotesi fosse confermata, non sarebbe la prima volta che militari egiziani attaccano la controparte israeliana. Lo scorso giugno, un membro delle forze armate del Cairo si era infiltrato oltre il confine e aveva ucciso tre soldati.

 

L’episodio rischia di acuire ulteriormente la tensione tra i due Paesi, già a livelli molto elevati dopo l’inizio dell’incursione a Rafah, in seguito alla quale le truppe israeliane hanno preso il controllo del valico di confine. […] Lo scontro a fuoco arriva all’indomani di una delle stragi più gravi dall’inizio dell’offensiva nell’area. […]

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