Felice Manti per “il Giornale”
Non c'è solo la destra estrema, più di un'ombra offusca Italexit. «Noi unici antisistema siamo sopra il 3% e con il vento in poppa», gongola l'ex grillo-leghista Gianluigi Paragone, che oggi chiude in piazza XXIV Maggio a Milano. La sua forza guarda ai delusi di Lega, M5s e Fdi grazie ai canali su social, Facebook e Telegram e la controinformazione su pandemia, economia, immigrazione clandestina e conflitto in Ucraina. Ma per candidarsi non bastano i like del milione e mezzo di followers. Servono anche soldi e firme.
I soldi li mette Gianluca Luciano da Vibo Valentia, manager col pallino della politica a capo del sito StranieriinItalia.it. Il portale di cui è amministratore opera in Italia eppure non è iscritto alla Camera di Commercio, come ha verificato il Giornale. Fa capo a una società della Gran Bretagna controllata da un'altra società lussemburghese e legato anche a società come la New German Media Limited, che ha come soci proprio la New European Media Limited di Luciano e la tedesca Nhd Consulting Gmbh, società specializzata in marketing per gli immigrati. Gli stessi che Paragone e i suoi amici neofascisti - come Carlotta Chiaraluce, la «lady preferenze» di Ostia legata a Casapound e capolista Italexit alla Camera nel Lazio - dicono di non volere in Italia.
Stranezze che si aggiungono a un misterioso giro di interest free loan (prestiti a zero interessi) tra le società di Luciano come la Caffeina Media Limited, Nuovi Cittadini o Business Italy Limited. Alchimie contabili atipiche, che secondo le normative antiriciclaggio presentano profili di rischio evasione, tutti ovviamente da verificare. Nei giorni scorsi anche Fanpage ha sollevato dubbi sulle firme «raccolte con brillantezza» nonostante lo strano addio di mezza estate degli ex grillini di Alternativa come Pino Cabras: «Paragone aveva da tempo un accordo con l'estrema destra», dice. «Pensavano di usarmi, hanno sbagliato i calcoli», replica il leader di Italexit.
Pino Cabras, Gianluigi Paragone, Francesco Forniciti
E così le firme raggranellate a fatica, tanto che il Quirinale era stato sollecitato invano a ridurne il numero, andavano raccolte di nuovo. Secondo quanto risulta anche al Giornale l'ex giornalista avrebbe persino minacciato i suoi di farsi «blindare da Fratelli d'Italia in un collegio sicuro», con la Giorgia Meloni che lo avrebbe rimbalzato. Assieme alla Chiaraluce (che in giro dice «porterò CasaPound in Parlamento») nelle notti di mezza estate sono arrivate anche le nuove firme. Con qualche scivolone (tre morti come firmatari in Molise, documenta Fanpage) e in dote nomi ingombranti della galassia neofascista. Che si sono aggiunti al portuale triestino No Vax Stefano Puzzer, al vicequestore No Pass Nunzia Alessandra Schillirò, all'endocrinologo scettico sui vaccini Giovanni Frajese e al legale delle vittime di Covid della Bergamasca Consuelo Locati.
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