Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni spiega il no di fratelli d italia alla conferma di ursula von der leyen 2
«Adesso pure in inglese devo dirlo, ma basta per favore». È come se ci fosse un muro italiano fatto di microfoni, taccuini e giornalisti, a contenere un imbarazzo che si taglia a fette. Quando un collega straniero riesce a trovare una crepa per porre una domanda sul comportamento di FdI, Carlo Fidanza, il capo della pattuglia europea di Giorgia Meloni, si defila con uno scatto di nervi.
L’incombenza di spiegare la scelta degli europarlamentari di FdI viene lasciata al suo superiore Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei conservatori, che inizia a ricordare come l’Italia sia un Paese fondatore dell’Ue, oltre che il terzo contribuente, oltre che il governo più stabile d’Europa. «Sì ma allora perché votate con l’estrema destra, e perché non dichiararlo prima come hanno fatto gli altri?».
diana iovanovici sosoaca con la museruola in parlamento europeo
L’ultima domanda, che poi sono due in una, rimane senza risposta. In fondo, non è così importante, per chi non è addentro le cose della politica nostrana, giusto una nota a margine di avvenimenti più importanti.
Siamo noi che ce la cantiamo e ce la suoniamo, sulle scelte «fatte in stretto contatto con la nostra leader» come tiene a ripetere Procaccini. Gli altri, prendono nota con una alzata di spalle e qualche ironia di passaggio. «Non doveva essere lei la queen maker?» ironizza un socialista francese di notevole attualità, che poi chiede di non tenere conto della frase appena pronunciata […].
manfred weber ursula von der leyen
Ambienti molto ma molto vicini ai vertici dei Popolari europei, intercettati in ascensore, parlano in via confidenziale fornendo la loro versione dei fatti nostri. «Capiamo che la scelta di Giorgia Meloni è stata fatta sulla base di considerazioni di politica interna, soprattutto alla luce delle forti pressioni esercitate dall’alleato Matteo Salvini. Ma per noi sono determinanti i singoli dossier, e su quelli riteniamo di poter tornare a lavorare insieme».
ursula von der leyen giorgia meloni g7 borgo egnazia
L’ultima frase riflette quello che Procaccini stava cercando di dire. L’Italia «avrà» un ruolo importante, la coniugazione del verbo è sempre al futuro, del quale non c’è mai certezza. «E vi prego di sottolineare calorosamente come per noi questo voto non pregiudica affatto il rapporto tra noi e l’Unione europea …». Non fosse per la scelta di FdI […] sarebbe stata la consueta fiera del quarto d’ora di celebrità […].
[…] L’ultranazionalista rumena Diana Iovanovici Sosoaca si mette una museruola in faccia per contestare in aula Ursula von der Leyen durante il suo discorso, poi estrae un sacco della spazzatura e un paio di icone ortodosse con le quali si fa poi ritrarre consegnando ai posteri frasi pacate, tipo «Hitler non era nulla in confronto a von der Leyen».
Non di solo strano ma vero vive questa giornata al tempo stesso particolare e importante. Se la rielezione della presidente uscente appare scontata fin dal mattino — «Si è comprata i Verdi» esclama nei corridoi Manon Aubry, figura emergente della sinistra-sinistra francese — il capogruppo dei Popolari Manfred Weber si aggira garantendo su una quota «sindacale» di franchi tiratori all’interno del suo gruppo […]
L’annuncio della rielezione, gli applausi e gli abbracci, sono formalità svolte in fretta. Accanto alla sala plenaria, nell’equivalente europeo del nostro corridoio dei passi perduti, rimangono solo Fidanza, Procaccini, e i democratici italiani che gongolano.
ursula von der leyen ascolta il discorso di nicola procaccini al parlamento europeo
«Comunque la girano, si tratta di una scelta che indebolisce il Paese» dice Brando Benifei, nella passata legislatura capodelegazione del Pd, mentre Giorgio Gori si dice convinto che Meloni «faccia confusione tra il suo ruolo politico e quello istituzionale». Ma l’atmosfera è così sterilizzata che anche la polemica politica ne risente. Danni all’Italia a causa del mancato appoggio di FdI a von der Leyen? I democratici fanno esercizio di sportività.
«Speriamo di no, temiamo di sì». In ogni caso, se ne riparla il mese prossimo. Perché intanto si sono fatte le tre del pomeriggio. E al Parlamento di Strasburgo non c’è quasi più nessuno.
ANTONIO TAJANI - URSULA VON DER LEYEN - MANFRED WEBER - DONALD TUSK diana iovanovici sosoaca con la museruola in aula a strasburgo diana iovanovici sosoaca con la museruola in parlamento europeo 1