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Michele Masneri per \"Finanza & Mercati\"
Tra le conseguenze dei referendum del 12-13 giugno scorso c\'è anche la cacciata di Anne Lauvergeon, la regina francese del nucleare. Perché la numero uno di Areva (primo player mondiale della produzione e della costruzione nucleare di centrali, 50 mila dipendenti, 9,1 miliardi di fatturato) era colei che avrebbe dovuto costruire le centrali di terza generazione in Italia. Il presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy ha utilizzato il casus belli per defenestrare definitivamente giovedì scorso la Lauvergeon approfittando della scadenza naturale del suo mandato, fissata proprio a giugno.
Non si sa cosa farà adesso \"Atomic Anne\", come è soprannominata questa signora bionda nata a Digione nel 1958, principale paladina della rinascita del nucleare non solo in Francia ma nel mondo. Dal 2001 infatti ha creato il colosso semi-pubblico Areva inventandosi un modello integrato unico al mondo che prevede sia la costruzione di centrali sia soprattutto le forniture.
ANNE LAUVERGEON\"Il nostro modello di business? E\' Nespresso\" ha detto la Lauvergeon qualche anno fa a una rivista francese, precisando che \"si guadagna con le macchinette, ma soprattutto col caffè\". Così grazie alle sue miniere in Kazakistan, Nigeria e Canada nel 2010 Areva con 10.400 tonnellate è stato anche il primo estrattore mondiale di \"yellow cake\", il minerale da cui si estrae l\'uranio impoverito.
Finché è durata, la Lauvergeon è stata nelle classifiche delle donne più potenti del mondo: nell\'ultima di Forbes veniva prima della Regina Elisabetta, di Michelle Obama e di Hillary Clinton, e fa parte del Bilderberg e della Trilateral Commission, i due club di potenti più segreti del mondo.
Il personaggio è ruvido ma diplomatico, in linea con il suo curriculum: laureata in fisica alla Ecole Normale Superieure, una delle grandi università di Francia, entra subito nel Corps des Mines, la più prestigiosa tecnostruttura del Paese, per poi arrivare alla corte dell\'allora presidente della Repubblica Francois Mitterrand, che in pochi mesi la nomina sua \"sherpa\" cioè suo rappresentante nelle riunioni internazionali, soprattutto in ambito G7. Dopo l\'esperienza nel pubblico, nel 1995 diventa managing partner di Lazard e nel 1997 entra nel board di Alcatel; ma è dal dal 2001 che diventa \"Atomic Anne\", dal nome di un cannone usato nella seconda guerra mondiale.
anne lauvergeonAggressiva, con un umorismo colorito, teorica della \"discriminazione positiva\" nei confronti dei maschi (\"a parità di competenze sceglieremo sempre una donna rispetto a un maschio bianco\", ha detto a un convegno), Lauvergeon ha accumulato negli anni una serie di attriti con Sarkozy. A partire dal 2007, quando il presidente neo-eletto le propose di diventare suo ministro delle Finanze. Senza successo. Il crescente potere della Lauvergeon ha cominciato a dare fastidio all\'Eliseo, che nel frattempo ha sponsorizzato diversi piani strategici per Areva, tra cui quello di fusione con il gruppo meccanico Alstom (quello degli Eurostar), e mettendo fine al business integrato e separando la fornitura di combustibile da quella di progettazione delle centrali; un piano su cui lei si è sempre opposta.
L\'escalation però si è avuta negli ultimi 12 mesi: da una parte l\'azienda ha avuto problemi con i reattori di ultima generazione; dall\'altra l\'incidente di Fukushima ha drasticamente mutato lo scenario globale: Germania e Svizzera, e poi l\'Italia, hanno deciso il disimpegno, ma anche il 77 per cento dei francesi è ormai contrario all\'atomo.
Sarkozy ha approfittato della situazione per sostituirla con il suo numero due, l\'oscuro Luc Oursel. La decisione ha fatto scalpore: lo stesso partito del presidente, Ump, si è spaccato, mentre il Partito Socialista ha denunciato un piano di \"destabilizzazione di Areva e della sua presidente, una delle poche donne francesi di standing internazionale\". In realtà Sarkozy potrebbe aver commesso un grosso errore di valutazione, perché \"Atomic Anne\" avrebbe tutte le carte in regola per contendergli l\'anno prossimo la presidenza della Repubblica.