Lorenzo De Cicco per “la Repubblica” - Estratti
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Certo, non sono solo baci & abbracci, sul palco. Quando si parla di Ucraina le crepe a sinistra tornano a galla. E sono plateali.
Schlein invoca «compattezza, pur dentro un percorso di costruzione di una pace giusta», sorvolando sull’offensiva ucraina nel Kursk e sul veto all’utilizzo delle armi italiane. Calenda invece si schiera a favore dell’operazione di Kiev in territorio russo, perché difensiva. Conte no, invoca solo una «soluzione negoziale».
La sua contrarietà alle armi è arci- nota. È il capo di Azione poi a diffondere una nota in cui esalta queste differenze, aggiungendoci anche quelle «sulla giustizia, sulla politica dei bonus, sull’energia ». Ma lui coltiva ancora l’aspirazione terzopolista, al contrario di Matteo Renzi, che è tornato a sinistra. «Le differenze sono troppo ampie – scrive Calenda – ma possiamo collaborare su sanità, salari e scuola».
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IL LUNGO DUELLO SCHLEIN-CONTE
Stefano Folli per la Repubblica - Estratti
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Nel frattempo, l’ex presidente del Consiglio che passò da Salvini ai democratici appare come il leader di una corrente esterna al partito di Schlein.
Perfino il litigio con Grillo, destinato con ogni probabilità a vedere la vittoria del cosiddetto avvocato del popolo, è funzionale a ridefinire l’immagine di quest’ultimo: non più — e da tempo — strumento del “grillismo”, bensì personaggio dalla nuova identità.
Ma attenzione alle apparenze, che come è noto ingannano. Conte cerca di liquidare i rapporti con il comico genovese, è vero, ma non certo per entrare nel circolo ristretto di Schlein.
Il suo scopo, è palese, consiste nel non riconoscere mai la leadership del Pd nel centrosinistra, come dire che si stipulano solo tregue tattiche, accordi limitati e poi si rilancia appena possibile come al tavolo del poker.
elly schlein giuseppe conte genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti
Lo si è visto a Cernobbio: sulla politica estera (Ucraina e Medio Oriente) le posizioni di Conte sembrano irriducibili.
Vale a dire niente armi a Kiev ed esplicita linea filo-palestinese. S’intende che è tutto tatticismo: i 5S si rivolgono a una base di sinistra molto sensibile a questi temi e le parlano il linguaggio più conveniente. Al tempo stesso, Conte è d’accordo con il Pd sulla Sanità e sul salario minimo, ma subito lo scavalca e ripropone la tassazione degli extra-profitti delle banche.
Sa di non avere gli applausi degli imprenditori e dei banchieri convenuti sul lago di Como, sa anche che qualcuno arriverà a paragonarlo al venezuelano Maduro, ma non gliene importa. Anzi, anche questo è funzionale alla missione politica che si è dato: impedire che l’alleanza di centrosinistra — e non c’è bisogno di usare il politichese del “campo largo” — si stabilizzi.
Questo, sì, sarebbe un successo di Elly Schlein e le permetterebbe di gestire un’intesa verso il centro aperta a Renzi, pur con tutte le incognite che ciò comporta. Invece la “corrente esterna” a cinque stelle continuerà a operare per trascinare il gruppo dirigente a sinistra.
Perché lì, sul terreno dove la politica si sposa con la demagogia, Conte può giocarsi le sue carte come leader di uno schieramento più vasto del movimento ex grillino. E magari coltivare il sogno di un ritorno a Palazzo Chigi.
ELLY SCHLEIN - GIUSEPPE CONTE - MEME BY EDOARDO BARALDI
Tuttavia Schlein qualcosa ormai ha capito di queste manovre. Ieri, ad esempio, non ha escluso di votare Raffaele Fitto come commissario della nuova Commissione: si tratterà di verificare prima le deleghe che gli verranno riconosciute. È una mossa abile (il primo a suggerirla è stato Pier Ferdinando Casini), che dimostra come su alcuni aspetti istituzionali, volti a tutelare l’immagine italiana in Europa e nel mondo, Fratelli d’Italia e Pd, i due maggiori protagonisti della scena politica, possono e forse devono trovare punti d’intesa.
schlein conte ELLY SCHLEIN - GIUSEPPE CONTE - MEME BY USBERGO decaro conte boccia schlein manifestazione contro meloni piazza santi apostoli