CLAUDIO MESSORA - Il disallineato
Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it
«Il mio primo giorno di lavoro trovai ad aspettarmi Rocco Casalino. Non era proprio il Virgilio che avevo in mente. Aveva provato a superare il rito della “graticola”, un fuoco incrociato di domande che gli iscritti a un Meetup ponevano a chi voleva diventare un “portavoce” eletto (...), non gli era andata bene (...) e era rimasto dentro il Movimento come attivista e, da buon carrierista, dopo il risultato del voto politico del 2013 si era fiondato a Roma, dove poteva contare sull’ospitalità della sua famiglia, per tentare di orbitare attorno ai palazzi alla ricerca di una buona occasione (...) Entrava grazie a permessi continui che gli firmavano i parlamentari in erba, e in pochi giorni era diventato capace di girare quel formicaio in lungo e in largo».
Prendeva appuntamento per i parlamentari in cerca di casa, «si era occupato di comprare i materassi, di organizzare la consegna degli elettrodomestici e così via». E fu Casalino, insomma, ad aspettare l’uomo che è l’autore di questo racconto: Claudio Messora, mandato a Roma da Gianroberto Casaleggio come capo della comunicazione del M5S in Senato, immediatamente dopo il boom del 2013.
CLAUDIO MESSORA - Il disallineato
«Si offrì di portarmi dove serviva (a fare il tesserino in Senato, a fare la visita medica, a scegliere l’ufficio, in mensa...)». Una specie di modesto tuttofare, l’uomo che sarebbe poi diventato il potente portavoce del futuro premier Giuseppe Conte, con tanti giornalisti ad aspettare le sue “notizie”? Messora racconta tutto questo in un libro, Il disallineato (in uscita da Rizzoli), che ci siamo presi la briga di leggere per intero.
Si tratta di una storia del Movimento delle origini e dei primi anni in Parlamento, raccontata da uno dei suoi protagonisti e testimoni, sicuramente uno dei più controversi: l’autore tiene a raccontarsi come un eroe della libertà e del pensiero non allineato (lo è anche, a detta di Carlo Freccero e Marcello Foa, che lo chiamarono per dargli un programma in Rai, ma poi – narra Messora – scomparvero).
Pensiero a causa del quale, dice, avrebbe pagato una serie di prezzi anche dentro il Movimento, di certo però la sua figura pubblica, oltre che per il blog di successo byoblu, è ricordata per tutta una serie di posizioni controverse (eufemismo), sui vaccini, sui migranti, con scivolate anche apertamente sessiste (ci torneremo, perché Messora ne parla, nel libro). Partiamo però da Casalino, perché il Movimento, in questo davvero diverso da ogni altro partito, è stato, essenzialmente, la sua comunicazione e propaganda.
Benché Messora alla fine riconosca a Casalino capacità non da poco, il ritratto che ne fa non è bello. Oltre al carrierismo, Messora racconta che «Casaleggio non ne era contento», almeno fino a un certo punto: «Casaleggio di Casalino aveva una pessima opinione, basata in larga parte su pregiudizi». Eccone però uno, che Messora perpetua, vero o falso che sia il suo racconto: «Al telefono mi diceva: “Caccialo: [Casalino] è uno interessato solo al calcio e alla figa”. Fu una delle poche valutazioni sbagliate di Gianroberto, perlomeno per quanto riguarda uno dei due giudizi espressi», scrive Messora, con frase che qui riferiamo senza minimamente sposarla. Poi però aggiunge: «In seguito, lo avrebbe invece apprezzato».
Al netto delle teorie su no vax, sul sovranismo, sull’informazione dal basso contro i giornalisti servi del mainstream, e sui suoi successivi legami con i personaggi più incredibili di questi anni, dal duo Borghi-Bagnai al leggendario professor Becchi; al netto della ricostruzione su come il M5S si alleò con l’Ukip di Nigel Farage grazie a lui, Messora, e di tante annotazioni sulle vanità dei neoparlamentari M5S, sulle loro instabilità – in qualche caso anche psichiche, racconta il libro, ma sorvoliamo – o sul fatto che «qualcuno (degli europarlamentari m5s) lucrava sui rimborsi spese del parlamento europeo», il testo è però un altro pezzetto di una storia che è un prisma, e che ognuno dei testimoni racconta a modo suo. Gli storici poi dovranno orientarsi in questo magma.
Dice la verità, Messora, quando scrive che quando il M5S entrò in Parlamento c’erano due persone che filmavano e spiavano i 5 Stelle per conto dei servizi segreti? «Registrare quello che avviene all’interno del Parlamento è un atto di spionaggio ai danni della Repubblica. Di quelle immagini rubate non si è saputo più nulla. Dove sono finite? Chi stava controllando il Movimento 5 stelle?».
Messora polemizza con la comunicazione 5S della Camera, ma dice il vero quando scrive che alla Camera i 5S avevano fatto affermare un sistema di dossieraggi interni uno contro l’altro? Secondo l’autore, quel che è più grave, «non sono cose di cui Casaleggio abbia mai parlato apertamente, ma di certo non le disapprovava del tutto».
Messora parla di come il M5S arrivò a convertirsi dal «mai in tv» a un dominio, inesplicabile e grottesco, su molta tv. Merito di Casalino. Che iniziò a trattare dall’alto anche anchormen famosi, o almeno questa è la versione di Messora. «Casalino si mise in testa di commissionare una serie di sondaggi che misurassero il grado di efficacia delle apparizioni televisive dei deputati e senatori M5S. Grazie al rapporto personale che lo legava a Enrico Mentana, entrò in contatto con la società di sondaggi EMG, che lavorava anche con La7».
Ne nacque così il “sondaggio del giorno”, che offriva una realtà solitamente gradita a uso e consumo del mondo M5S. Casaleggio ne rimase folgorato, «quello fu l’inizio della carriera trionfale di Rocco Casalino». Sondaggi che tanta parte avrebbero avuto anche nella costruzione del presunto consenso di Giuseppe Conte.
Una delle pagine più brutte della carriera di Messora fu il suo tweet sessista contro Laura Boldrini. Era successo che il blog di Grillo aveva pubblicato un osceno post contro l’allora presidente della Camera, che cosa fareste soli in auto con questa donna? Messora scrive che lui non c’entra niente, il post fu pubblicato «dall’entourage che seguiva il blog di Grillo, che all’epoca comprendeva Pietro Dettori (oggi divenuto consigliere del ministro degli esteri Luigi Di Maio»). Boldrini reagì e, in tv da Fazio, parlò dei commentatori di quel post come «potenziali stupratori».
Alché Messorà – che tuttora nega di aver avuto intenzioni sessiste – incredibilmente twittò: «Cara Laura, volevo tranquillizzarti.. Anche se noi del blog di Grillo fossimo tutti potenziali stupratori... tu non corri nessun rischio!». Ora Messora si cosparge il capo di cenere, racconta che scrisse dopo aver bevuto mezza bottiglia di Sauvignon, ma la novità più raccapricciante del libro è che telefonò a Grillo per scusarsi, e Grillo stette un po’ in silenzio, poi commentò: «Vabbè, dai… è una battutina». Una oscura premonizione di altre, tristi vicende.
MESSORA SULLA BOLDRINI NON TI STUPREREMMO