Estratto dell’articolo di Claudio Del Frate per il "Corriere della Sera"
In Svizzera la destra nazionalista è largamente in testa alle elezioni per il rinnovo del Parlamento ai danni dei Verdi, mentre le formazioni più moderate (socialisti, liberali, centristi) mostrano segni di tenuta: sono gli indizi che emergono dalla consultazione che porterà al rinnovo per i prossimi quattro anni delle due Camere rappresentate a Berna (200 deputati e 46 senatori). Un risultato che al momento non dovrebbe portare a grandi cambiamenti nella politica della Confederazione.
L’Udc, partito di destra nazionalista, risulta di gran lunga la forza politica di maggioranza, andando vicino al 29% dei consensi e segnando un progresso superiore ai 3 punti percentuali.
Incarnazione della linea della neutralità elvetica e fautore di una politica di chiusura verso gli immigrati non rappresenta per la Svizzera — a differenza di molti Stati europei — una novità, essendo da tempo la formazione maggiormente votata.
In questa tornata elettorale rafforza però il suo peso a vantaggio della formazione politicamente più lontana da sé, i Verdi, che calano di quasi tre punti scendendo al 9%.
In discesa anche i Verdi liberali, formazione ecologista ma collocata nell’area del centrodestra che si ferma al 7%. Tra le due ali estreme, poco sembra essersi spostato: i socialisti guadagnano un punto percentuale (17%), mentre centristi e liberali si contendono la piazza di terza forza più rappresentata.
In base alle legge elettorale Svizzera, dove non esistono una maggioranza e un’opposizione prestabilite, i primi quattro partiti entreranno a far parte del nuovo governo. Per la composizione definitiva del Parlamento, in particolare del Consiglio degli Stati (l’equivalente del Senato), occorrerà forse attendere l’esito di alcuni ballottaggi ma poco è destinato a cambiare. […]
L’avanzata della destra, come detto compensata dalla tenuta delle formazioni laiche e centriste, non imprimerà cambiamenti alla politica adottata da Berna che negli ultimi anni aveva subito significative rotture con il passato. Una su tutte: interrompendo una secolare linea di neutralità, allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, la Svizzera si era allineata alla Ue adottando le stesse sanzioni economiche nei confronti di Mosca (va ricordato che molti oligarchi hanno i loro beni depositati nelle banche elvetiche) e allo stesso tempo il governo aveva dato via libera al sostegno militare a Kiev. […]