Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”
Non bastassero gli scorni su Autonomia, Ius scholae, voto austriaco e Ursula bis, Lega e Forza Italia rischiano il testacoda pure sul nuovo codice della strada. Che non è proprio un provvedimento laterale, per Matteo Salvini: è uno dei fiori all’occhiello della sua avventura al timone del Mit.
Difatti il vicepremier leghista sperava di chiudere la pratica entro poche settimane, che insomma il Senato si limitasse a ratificare definitivamente quanto già licenziato da Montecitorio a fine marzo. Invece gli azzurri si sono messi di traverso: nella commissione lavori pubblici di Palazzo Madama si sono presentati con 60 emendamenti che, di fatto, smonterebbero un pezzo importante della riforma salviniana.
La mossa ha innervosito i colonnelli del Carroccio e dopo giorni di tensioni sottotraccia — mentre venivano a galla quelle sulla vittoria di Fpö a Vienna — per provare a limitare i danni hanno organizzato pochi giorni fa, giovedì, un faccia a faccia tra Salvini e il capogruppo di FI in Senato, Maurizio Gasparri. Pace fatta? In realtà si tratta ancora.
[…] Qualche esempio: i forzisti vorrebbero rivedere l’obbligo di casco obbligatorio per tutti i passeggeri dei monopattini, cavallo di battaglia di Salvini; chiedono di rivedere gli articoli sul ritiro della patente per l’alta velocità, inasprendo le sanzioni per chi supera i limiti di 40 km orari, ma di allentarli, parecchio, per chi li scavalla di solo 10 km in città. E ancora: vorrebbero il casco per i minorenni in bici e carreggiate catarifrangenti sul retro per i pullman, come per i tir. […]
ANTONIO TAJANI - MATTEO SALVINI - MEME BY VUKIC
Il problema è che se il testo viene cambiato anche di una virgola in Senato, il nuovo codice salviniano tornerebbe mestamente alla Camera. Approvazione rimandata a data da destinarsi. «Ma non possiamo allungare i tempi, ci sono tante norme salva-vita», si è sfogato il ministro nel colloquio con gli azzurri.
Si cerca una tregua, ma il crinale tecnico è sottilissimo. L’idea è di trasformare i 60 emendamenti in 25 ordini del giorno. «Ma di quelli vincolanti», precisa sempre il forzista Rosso, «il governo avrebbe l’obbligo di inserirli nei decreti attuativi». Anche se non tutte le proposte di FI potrebbero passare da questo escamotage tecnico: quella sul casco sui monopattini, per esempio, no.
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In tutto questo, non si smorzano le tensi oni per i commenti (opposti) sul voto in Austria: Fpö, per Tajani, cavalca «rigurgiti nazisti», per Salvini chi lo dice «ha mangiato pesante ». «Io sono a dieta, digerisco sempre bene», la risposta a tono del ministro degli Esteri. E ieri, dopo 24 ore di silenzio, FdI ha esternato, col placet di Giorgia Meloni, la sua insofferenza per le sortite dei forzisti.
Il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, ha parlato di «inopportune invasioni di campo, perché dovremmo metterci noi a stabilire chi governa in Austria? Il 29% ottenuto da un partito è sintomo di una partecipazione popolare», segue l’augurio di una coalizione fra centro e destra. […]
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