Anna Lombardi per “la Repubblica”
«L' America ha eletto un impostore, un mistificatore alla Casa Bianca. È orribile, ne sono profondamente sconvolta. Ma non possiamo fermarci a piangere. Ora la cosa più importante è ragionare. Fare autocritica e capire perché il partito democratico, gli intellettuali, ma anche i giornalisti, non hanno colto la pancia del paese». Rimboccarsi le maniche e subito: è il messaggio di Erica Jong, la storica scrittrice femminista che nel 1973 infranse ogni tabù con il suo "Paura di volare" e ha continuato a indagare la sessualità femminile anche col suo ultimo libro, "Paura di Morire" (Bompiani).
Cosa non ha funzionato?
«Contro Hillary Clinton è stata orchestrata una caccia alle streghe e l' Fbi ha avuto un ruolo molto importante nell' insinuare dubbi sulla sua correttezza morale e politica. Sono 30 anni che Hillary è sotto attacco e i giovani non lo sanno nemmeno. Dicono di non fidarsi di lei, ma nemmeno conoscono la sua storia, le battaglie che ha sostenuto.
Si sono lasciati abbindolare dagli slogan. È uno dei grandi problemi di questo paese. La gente non legge, non si informa. E bastano appunto slogan martellanti a creare opinioni. Ma noi democratici abbiamo le nostre responsabilità. Non abbiamo saputo ascoltare».
Da dove ricominciare?
«Bisogna andare lì dove la gente ha votato Trump. Uscire dalle grandi città, andare nelle province, nell' America rurale e in quella dove le comunità operaie stanno morendo. Bisogna parlare con queste persone, con questo fiume di bianchi che si sente scollegato dalle istituzioni, abbandonato, lasciato indietro. Sono persone che vedono il loro mondo sbriciolarsi, aggrappate alla nostalgia di un passato che non potrà tornare. Bisogna capire le loro ragioni e ricominciare da lì».
Il 53 per cento delle donne bianche ha votato per Trump malgrado i suoi atteggiamenti sessisti. Come se lo spiega?
«È una percentuale che mi addolora. Penso però che in una società sessista e violenta le donne assorbano i pregiudizi degli uomini. Queste donne vivono in un' America profonda e oscura, dove domina la cultura delle armi e della misoginia. E dunque hanno imparato a difendersi diventando misogine a loro volta, leali ai modelli maschili più retrogradi».
Una donna presidente avrebbe cambiato le cose?
«Ne sono certa. Era un' occasione che il mio Paese ha mancato e questo mi fa pensare a quanto siamo culturalmente arretrati. Tanti altri paesi del mondo hanno già centrato questo obiettivo. Noi non ancora. E questo nonostante Hillary abbia fatto una buona campagna, abbia cercato di unificare: bianchi e neri, giovani e vecchi. Sono convinta che in futuro anche l' America avrà una donna alla Casa Bianca. Ma dobbiamo prima tornare a sintonizzarci col Paese».
Cosa teme di Trump?
«La sua ignoranza. E la sua arroganza. Ci farà fare passi indietro su questioni fondamentali come i cambiamenti climatici a cui lui ha già detto di non credere. E poi basta guardare a chi sta già festeggiando: il Ku Klux Klan, i suprematisti bianchi. Lascerà questi mostri uscire allo scoperto, aggravando le tensioni razziali. E non migliorerà certo le disuguaglianze economiche, che pure sono uno dei motivi principali per cui la gente lo ha votato. Penserà ad arricchire se stesso e la sua famiglia».
Parliamo ancora di donne. C' è una nuova first lady: Melania Trump.
«E cosa si può pensare di una donna che annuncia di voler lottare contro il cyber bullismo quando è proprio quello che fa suo marito alle tre di notte, presumibilmente dalla sua camera da letto?»
Che cosa ci aspetta adesso?
«Confido nelle nuove generazioni, che non hanno un passato nostalgico da difendere».
Molti, in queste ore, stanno scendendo in piazza. Urlano: non è il nostro presidente...
«Sono brutti tempi per l' America. Attraverso le proteste i giovani esprimono la loro passione. Spero che sappiano comunicarla anche a noi: alle vecchie generazioni. E che dalle loro fila esca presto un nuovo leader».
donald e melania trump DONALD TRUMP TRA I SUOI ELETTORI