Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Dopo la Via della Seta cinese, il prossimo problema sarà quello degli aerei F35. Anzi lo è già, non solo perché l' Italia ha ridotto gli acquisti, ma soprattutto perché non sta pagando quelli che ha già fatto. Circa 500 milioni di euro di arretrati, che durante il Consiglio supremo di Difesa tenuto la settimana scorsa hanno costretto il presidente Mattarella a richiamare il governo al rispetto degli impegni sottoscritti.
È l'ultimo tassello di quello che ormai si sta configurando come un paradosso geopolitico. L'amministrazione Trump stima l' esecutivo gialloverde e vorrebbe rafforzare le relazioni con Roma, anche perché potrebbe diventare il suo punto di riferimento in Europa, visti i problemi con Francia, Germania, e Regno Unito distratto dalla Brexit. Nel concreto dei dossier, però, l'Italia sta complicando il rapporto bilaterale, prendendo posizioni opposte agli interessi comuni con gli Stati Uniti su quasi tutti i temi chiave, come la Cina e la Via della Seta, Huawei e il network 5G, il Venezuela, il ritiro dall' Afghanistan, il legame con la Russia, la politica energetica.
In principio Roma si era impegnata ad acquistare 131 caccia F35 per 13,5 miliardi, ma nel 2012 siamo scesi a 90. Nel frattempo i costi generali dell' operazione per gli Usa sono quasi raddoppiati, e sono emersi diversi problemi tecnici con l' apparecchio. Ora il ministro della Difesa Trenta sta conducendo una «valutazione tecnica», che potrebbe ridurre le ordinazioni a un paio di decine di aerei, o poco più.
Washington resterebbe molto delusa, non solo perché considera l'F35 un progetto comune transatlantico essenziale per mettere le nostre difese al passo con i tempi, ma anche perché la riduzione degli acquisti da parte di un Paese farebbe aumentare i costi per tutti gli altri. Gli Usa sottolineano che l' Italia perderebbe più di quanto risparmierebbe, perché circa 80 aziende del nostro Paese sono coinvolte nel progetto, lo stabilimento di Cameri è stato scelto come hub logistico e della manutenzione, e l' intera operazione dovrebbe generare posti di lavoro stimati inizialmente fra 3.586 e 6.395.
Washington ritiene che la nostra scelta politica di ridurre la partecipazione sarebbe sbagliata, ma comunque dovrebbe digerirla. Quello che invece risulta inaccettabile, tanto al governo quanto alla casa madre Lockheed, è che dal marzo dell' anno scorso Roma ha sospeso anche i pagamenti degli 11 F35 già consegnati e dei 9 ordinati.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Un aereo ad esempio è pronto per la consegna a Cameri, ma resta fermo nell'hangar perché mancano circa 20 milioni di saldo. Il debito arretrato complessivo ha ormai raggiunto i 500 milioni di euro, che sono nella disponibilità dell'esecutivo, ma non vengono pagati. Questo era uno dei punti a cui si riferiva il Consiglio supremo di Difesa, quando nel comunicato della settimana scorsa ha sottolineato «il carattere di continuità, anche finanziaria, che deve necessariamente caratterizzare i programmi di ammodernamento che si sviluppano su orizzonti temporali particolarmente lunghi».
Il problema non riguarda solo gli F35 o i 500 milioni arretrati, ma la credibilità del Paese. Come facciamo - si domandano fonti americane - a condurre un' opera di moral suasion sulle nostre aziende e sui nostri operatori finanziari, affinché investano in Italia e comprino il vostro debito, se poi non garantite neanche la certezza di essere pagati? La Boeing, ad esempio, costruisce a Grottaglie le fusoliere dei 787, e potrebbe aumentare le commesse con il lancio dei nuovi modelli. Leonardo è in gara per decine di elicotteri da consegnare alla Navy. Ma tutto ciò viene complicato dal caso F35, e anche dalla scelta di firmare l' accordo con la Cina per la Via della Seta, che potrebbe invece chiuderci la strada di accesso agli Usa.