- POMPEO, RISPETTEREMO LE LEGGI DI GUERRA SE COLPIREMO L'IRAN
(ANSA) - Ogni possibile obiettivo esaminato dagli Usa rientrera' nelle leggi internazionali sulla guerra: lo ha detto il segretario di stato Usa Mike Pompeo in una conferenza stampa, dopo che Donald Trump aveva minacciato di colpire anche siti culturali iraniani (reato di guerra, ndr) in caso di rappresaglia per l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani.
- SOLEIMANI:CAPO PENTAGONO, SITI CULTURALI? RISPETTEREMO LEGGI
(ANSA) - "Rispetteremo le leggi di un conflitto armato": cosi' il capo del Pentagono Mark Esper ha risposto ad una domanda se colpira' siti culturali iraniani, nel caso gli venisse ordinato. Donald Trump ha minacciato di colpirli, anche se si tratta di un crimine di guerra.
- SOLEIMANI: CNN, POMPEO INFORMERÀ OGGI VERTICI DEL CONGRESSO
(ANSA) - Il segretario di Stato Mike Pompeo andrà oggi a Capitol Hill insieme al consigliere per la sicurezza nazionale Robert O'Brien per informare i vertici del Congresso (la cosiddetta 'gang degli otto') sui motivi che hanno portato il presidente Donald Trump a ordinare l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani. Lo riferisce la Cnn. L'amministrazione ha evocato una minaccia imminente contro asset americani e prove concrete ma finora non ha fornito dettagli.
- AL CONGRESSO OFFENSIVA DEI DEM: «DONALD DITTATORE, VA BLOCCATO»
Anna Guaita per ''Il Messaggero''
Il ritorno del Congresso dalle ferie natalizie prometteva già un rilancio della tensione con la Casa Bianca, dato il prossimo avvio del processo di impeachment contro Donald Trump al Senato. Ma l'impennata militarista del presidente ha contribuito a moltiplicare quella tensione a livelli che non si vedevano a Washington da vari decenni.
L'INIZIATIVA
Dopo aver criticato Trump per non aver comunicato in anticipo alle Commissioni della Camera e del Senato l'imminente azione militare contro il generale iraniano Qassem Soleimani, la Speaker della Camera Nancy Pelosi ha confermato che in settimana verrà presentata una risoluzione per porre dei limiti alle azioni militari che il presidente potrà usare contro l'Iran. La disposizione, che si appella al War Powers Act del 1973, chiederà che il presidente obbedisca al dettato costituzionale e interpelli il Congresso prima di effettuare altri attacchi, e in mancanza di tali consultazioni che interrompa entro trenta giorni qualsiasi intervento bellico.
ayatollah in lacrime per soleimani
Una risoluzione simile a quella della Camera è stata già presentata al Senato dal senatore della Virginia Tim Kaine, che qualcuno ricorderà in quanto è stato candidato alla vicepresidenza nel 2016 al fianco di Hillary Clinton. Le posizioni dei democratici sull'attacco contro Soleimani, ucciso venerdì scorso in Iraq insieme a un collega iracheno, sono state rese chiare da una lettera che la Speaker ha inviato ai colleghi, nella quale l'attacco aereo contro Soleimani viene definito «provocatorio e sproporzionato», un atto che «ha messo a repentaglio i nostri soldati e diplomatici, con il rischio di una escalation seria della tensione con l'Iran».
Ma Donald Trump non vuole sentirsi dire dal Congresso quel che può o deve fare, e sulla questione di informare i presidenti delle Commissioni è arrivato a spedire un tweet domenica in cui li ha di fatto sbeffeggiati, affermando: «Questo comunicato serve a notificare il Congresso degli Stati Uniti che se l'Iran colpisse persone o bersagli americani, gli Stati Uniti risponderebbero in pieno e velocemente e forse in modo sproporzionato».
LA REPLICA
La Commissione Affari Esteri della Camera gli ha prontamente risposto non meno sarcasticamente: «Questo tweet le ricorderà che secondo la Costituzione degli Stati Uniti i poteri di guerra sono prerogativa del Congresso. Lei non è un dittatore e dovrebbe leggere la legge sui poteri di guerra». Lo scontro fra l'esecutivo e il legislativo su questi poteri è ricorrente, e anzi un deputato della California, Ro Khanna, ha già avanzato l'ipotesi che si possa aprire un secondo processo di impeachment contro Trump se questi dovesse continuare una escalation militare contro l'Iran senza aver prima ottenuto i War Powers, i poteri di guerra, dal Congresso.
LA SORPRESA
La minaccia è in verità alquanto improbabile, ma un impeachment è comunque nell'aria. Nonostante ancora la data dell'inizio del processo al Senato non sia stata stabilita, ieri è arrivata una notizia che non può che allarmare Trump, cioè la comunicazione dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton di essere pronto a testimoniare se verrà convocato formalmente dai senatori.
Il processo di impeachment riguarda lo scandalo delle pressioni sull'Ucraina, ma se Bolton parlasse, di certo sarebbe un imbarazzo per Trump: se infatti ora il presidente attacca l'Iran a muso duro, solo pochi mesi fa era così ansioso di realizzare un accordo «migliore» di quello realizzato da Obama nel 2015 che si era detto pronto a incontrare il presidente iraniano «senza nessuna condizione». E quella fu la ragione per cui Bolton si dimise.