1. M5S STUDIA LA VIA D' USCITA LO SCENARIO DELLE DIMISSIONI
Alessandro Trocino per il Corriere della Sera
Una sentenza può salvare Virginia Raggi. E un' altra può condannarla. La prima è quella della Corte costituzionale di ieri. Che boccia l' Italicum, ma, almeno nelle speranza dei 5 Stelle, rende più probabile le urne ravvicinate e, di conseguenza, più difficile il «defenestramento» della sindaca. L' altra sentenza è quella che potrebbe condannare la sindaca di Roma per abuso di ufficio e falso.
E che, trapela da ambienti vicino alla Casaleggio Associati, segnerebbe la fine della carriera politica della sindaca, con la richiesta immediata di dimettersi. Questi sono i giorni più difficili per la Raggi. Circondata da uno staff di legali, ha cercato per tutta la sera una via d' uscita. Chi è andata a visitarla nella notte, tra gli altri il capogruppo Paolo Ferrara e Marcello De Vito, l' ha trovata «prostrata». Ieri mattina la giornata non è cominciata meglio.
Alle dieci è arrivata una telefonata di Beppe Grillo. Una «strigliata», a quanto risulta, con il fondatore furibondo. Opposta la versione del Campidoglio: «È stata una telefonata di incoraggiamento». «Siamo sereni - dice l' assessore allo Sport Daniele Frongia - il dialogo con i vertici del M5S c' è sempre stato». La linea ufficiale è quella di minimizzare, di non far trapelare la tensione. Perché non è il momento di prendere provvedimenti contro la Raggi, che potrebbero essere controproducenti per l' immagine del Movimento.
RAGGI DE VITO LOMBARDI DI MAIO FRONGIA
E perché la sentenza della Consulta sembra accelerare i tempi delle urne: non sarebbe opportuno per i 5 Stelle far saltare il loro sindaco più rappresentativo durante la campagna elettorale. Proprio per questo, vista l' impossibilità di scendere dalla nave, Grillo e Casaleggio cercano di raddrizzarne la rotta. Ormai la Raggi è un sindaco dimezzato, circondata da un cordone di sicurezza, che la controlla, la protegge e la dirige. Grillo confida molto nell' assessore Massimo Colomban.
E la squadra di governo sembra diventare sempre più ligure-centrica: oltre all' assessore Pinuccia Montanari e al segretario generale Paolo Mileti, ancora da Genova potrebbe arrivare il city manager, l' ex direttore generale Franco Giampaoletti. Più delicata la figura del capo di gabinetto, oggetto di trattative tra Raggi e i vertici M5S.
Dai parlamentari 5 Stelle sono scarsi i messaggi di solidarietà. I pochi che la citano esplicitamente, come Giulia Grillo, dicono: «Continuiamo a sostenerla». Ma poi aggiungono: «Crediamo e ci auguriamo che la sindaca Raggi possa dimostrare la propria innocenza». L' onere della prova, anche dopo la pubblicazione di chat eloquenti con Marra, si è decisamente spostato su di lei.
L' unico tra i parlamentari che prova a mostrare un po' di entusiasmo è Danilo Toninelli che su Twitter conia l' hashtag #DajeVirgi. Meglio dello sfortunato slogan, lanciato pochi giorni fa, #Romariparte. In difesa della Raggi, arriva Antonio Di Pietro, vecchio sodale di Grillo: «Come al solito quando capita qualcosa a una persona che è fuori del sistema, lo si criminalizza prima del tempo».
Più secco il presidente dell' Anac Raffaele Cantone: «Quello che dovevamo fare l' abbiamo fatto. Gli aspetti penali spettano alla magistratura». E a proposito di magistratura, oggi ci sarà una coincidenza imbarazzante: la sindaca Raggi, che il 30 sarà sentita in Procura dopo l' invito a comparire, presenzierà all' inaugurazione dell' anno giudiziario.
2. E IL GRUPPO STA PER ESPLODERE CONTRO I 3 COMUNICATORI
Jacopo Iacoboni per la Stampa
Roberta Lombardi, l' avversaria storica di Virginia Raggi, una delle poche politiche che il Movimento abbia, sta lavorando a questo scenario a Roma: auto-sospensione della sindaca, specialmente se la situazione giudiziaria si rivelerà (come sembra), seria e non risolvibile a breve.
Non è un caso che tra i pochissimi a parlare con i giornalisti, non tremebondi per l' editto bulgaro di Grill o di martedì, siano stati Marcello De Vito («io vicesindaco reggente? Il vicesindaco è Luca Bergamo») e Paolo Ferrara, due fedelissimi della Lombardi. Entrambi escludono l' autosospensione, Ferrara dice: «È un' ipotesi che non abbiamo mai preso in considerazione. Siamo compatti al fianco della sindaca». Ma in politica quando vuoi davvero far cadere un' ipotesi non devi neanche parlarne; neanche rispondere. Parlarne e rispondere vuol dire tenerla viva.
Alimentarla.
Tuttavia l' autospensione non si farà, per ora. Ci sono alcuni problemi, il primo dei quali insormontabile: Davide Casaleggio ha convinto ormai Grillo che la Raggi va difesa assolutamente, perché se crolla lei crolla tutta l' impalcatura. Di auto-sospensione si parlerà solo se arriverà il rinvio a giudizio. Il secondo problema è che Roberta Lombardi è isolata. Il fronte dei dissidenti, o dei rivoltosi, chiamateli come preferite, tutti quelli che hanno accumulato un malessere (profondo o lieve) contro i capi (Grillo, e il patto Davide Casaleggio-Di Maio: i difensori della Raggi) è ancora vastissimo, ma non ha in realtà una strategia comune. Fico è, al solito, indeciso.
Fa una dichiarazione critica su Trump, ma non ha pronta una vera azione parlamentare coordinata di attacco. Paola Taverna è assai determinata (forse la più determinata), ma anche lei deve calibrare perché a Milano hanno perso la pazienza. Il terzo problema è nei fatti: Grillo si è rotto di chi fa come gli pare, e impone di star zitti, e loro se lo fanno imporre e stanno zitti. Fotografia implacabile dei rapporti di forza.
beppe grillo davide casaleggio
Luigi Di Maio ha però, anche lui, un problema: ormai il suo giro è davvero sempre più un gruppetto, chiuso, fatto di poche persone, inviso alla maggioranza dei parlamentari. Ha un patto con Davide Casaleggio basato sulla garanzia che il gruppo parlamentare glielo tiene lui, ma come può garantirlo se Casaleggio jr e Grillo terremotano e bastonano di continuo le truppe, facendo vacillare persino uomini come Danilo Toninelli, che si sfoga in giro (per dire, ha criticato il violentissimo post contro Repubblica )?
Al tempo stesso, nessuno sa meglio di Di Maio che la questione che si sta ponendo la Casaleggio in queste ore è brutale: che cosa deve salvare Davide del gruppo parlamentare?
Chi dannare, e chi traghettare alla prossima legislatura?
E qui si apre un fronte interessante di battaglia, oltre la Raggi (data ormai da tutti per persa, nell' ottica del Movimento). Nel gruppo parlamentare non sopportano più (quasi all' unisono) i comunicatori (a cui dovrebbero ora chiedere il permesso persino per fare un tweet). Se Di Maio proponesse a Casaleggio di candidare Rocco Casalino al Parlamento alla prossima legislatura, togliendolo dalla comunicazione (quel cruciale trait d' union tra Parlamento e Casaleggio associati), riavvicinerebbe assai a sé i parlamentari. Non è una mossa impensabile, ci dicono.
Per raccontare il clima, in una chat interna che ci è stata riferita un assistente parlamentare ha scritto (parlando dei capi della comunicazione): voi non avete idea di che razza di odio c' è verso questi... Seguiva epiteto non lusinghiero.
E qui siamo al punto, come ci rivela un parlamentare: «L' assemblea potrebbe chiedere, a breve, di tornare a votare sui membri della comunicazione».
Parentesi: all' europarlamento i parlamentari hanno già chiesto di far fuori - pronti via - la neo nominata Cristina Belotti.
Casaleggio jr li ha mandati a stendere, e loro ovviamente hanno abbozzato.