Francesco Moscatelli per “la Stampa”
SALVINI MELONI LETTA AL MEETING DI RIMINI
Il botta e risposta fra Matteo Salvini ed Enrico Letta sulle sanzioni alla Russia crea un effetto domino che travolge la politica italiana e divide il centrodestra. Ieri, nelle stesse ore in cui il premier Mario Draghi interveniva con un videomessaggio al summit Crimea Platform ribadendo davanti al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ad altri 50 leader internazionali che «l'Italia proseguirà a sostenere l'Ucraina», il segretario della Lega ha deciso di riportare la guerra e le sue conseguenze al centro della campagna elettorale.
«Io chiedo semplicemente di valutare l'utilità delle sanzioni» ha detto Salvini, ben sapendo di riaprire il vaso di Pandora da un palcoscenico di primo piano come il Meeting di Rimini e davanti a una platea molto vicina alla sensibilità del mondo imprenditoriale. «Guardiamo i numeri - ha argomentato il segretario leghista -. Teoricamente dovrebbero colpire il sanzionato e costringerlo a fermarsi. I numeri delle banche centrali ci dicono che nei primi sei mesi di quest' anno è successo l'esatto contrario: l'avanzo commerciale della Russia nei primi 6 mesi è di 70 miliardi di dollari.
MELONI E LETTA PARLOTTANO SUL PALCO DEL MEETING DI RIMINI
È il primo esempio della storia in cui il sanzionato ci guadagna». Immediata la replica del segretario del Pd Enrico Letta, anche lui a Rimini: «Le sanzioni sono una scelta europea, vanno prese insieme ai nostri alleati europei. Credo che la cosa peggiore che si possa fare in questo momento è dare segnali di cedimento a Putin».
La linea soft di Salvini nei confronti della Russia non è una novità, per settimane all'inizio del conflitto il segretario leghista non ha pronunciato il nome di Putin e ancora a giugno l'ipotesi di un suo viaggio a Mosca ha creato tensioni dentro la stessa Lega. Eppure, in vista del voto del 25 settembre e senza più l'ombrello del governo Draghi, la questione ha una valenza se possibile ancora maggiore.
Prova ne è che anche i suoi alleati hanno subito buttato acqua sul fuoco acceso da Salvini. Meglio mostrare una crepa agli elettori, piuttosto che far allarmare qualcuno anche fuori dall'Italia. «Per il momento non vanno tolte le sanzioni alla Russia anche se non devono essere eterne» le parole di Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, che prova comunque a mostrarsi conciliante.
«Le sanzioni alla Russia devono essere mantenute fermamente, pur cercando sempre una soluzione diplomatica» il tweet di Maurizio Lupi. Prese di distanza più nette arrivano dal partito di Giorgia Meloni, da cui ricordano a Salvini che nel programma del centrodestra sulla Russia c'è scritto tutt' altro. «Imboccare oggi la scorciatoia della fine delle sanzioni a Putin significa cedere domani a Xi Jinping e al disegno di egemonia mondiale cinese - spiega il deputato Andrea Delmastro, capogruppo in commissione Esteri di Fdi -. Le sanzioni hanno effetti diversi sui Paesi che stanno combattendo a fianco dell'Ucraina per cui ci vuole un governo italiano forte che chieda a Bruxelles uno strumento di perequazione». -