Federico Rampini per “la Repubblica”
In 24 ore tutto è cambiato, questa sarà la campagna elettorale segnata dall'impeachment. Chi ha più da guadagnarci e chi corre i maggiori rischi? Non si sfugge all' impressione che Donald Trump abbia "voluto" trascinare i democratici verso uno scontro tutto sul terreno giudiziario. Anche la leadership democratica però ha fatto i suoi calcoli, prima di intraprendere una strada che può essere di non-ritorno. Solo nel novembre 2020 sapremo chi aveva visto giusto. Ai nastri di partenza questa è la situazione.
Trump ha molto da perdere. Se dalla fondazione degli Stati Uniti ad oggi si sono verificati solo tre casi di (tentato) impeachment, una ragione c'è. La messa sotto stato di accusa è una svolta grave per l'immagine del presidente. E tuttavia la sensazione che lui l'abbia cercato genera ogni sorta di sospetti. Bisogna ricordare che questo è un presidente "di minoranza" fin dalle origini. Eletto con tre milioni di voti in meno rispetto a Hillary, non è mai riuscito ad avvicinare la soglia del 50% dei consensi. Caso unico nella storia, si presta a una campagna per la rielezione anch'essa unica nella storia. Trump ha bisogno di ricorrere a mezzi estremi.
la trascrizione della telefonata tra trump e zelensky su biden 2
Impostare la campagna come un lungo processo, gridare alla persecuzione, atteggiarsi a vittima, è un' opzione rischiosa ma non illogica. Anche i democratici rischiano. Lo sanno ed è questa la ragione per cui la presidente della Camera Nancy Pelosi fino all' ultimo aveva tentato di evitare l' avvio della procedura preliminare verso l' impeachment.
Ecco i tre scenari in cui la vicenda prende una brutta piega per loro:
1) Il Kiev-gate compromette il presidente che ha cercato di arruolare una nazione straniera per attaccare un suo rivale politico interno, però macchia anche la reputazione di Joe Biden (il favorito finora tra i dem) per i sospetti di corruzione che rimarranno attorno al figlio.
2) La Camera vota sull' impeachment e ci sono defezioni nei ranghi dei democratici più moderati, tali da far mancare la maggioranza; va ricordato che ancora ieri sera dopo il pronunciamento di Pelosi rimanevano alcune decine di deputati dem contrari all' impeachment; questo sarebbe uno smacco, si aprirebbe una lotta intestina al partito che indebolirebbe qualsiasi candidato prescelto per affrontare Trump.
3) La Camera vota a maggioranza la messa in stato di accusa, poi il processo passa al Senato; dove si arena perché manca la maggioranza qualificata dei due terzi necessaria all' interdizione; per condannare Trump ci vorrebbero defezioni massicce nel suo stesso partito, al momento improbabili. I democratici griderebbero che il processo è truccato, però il presidente sarebbe salvo. Si rischierebbe uno scenario alla Bill Clinton: dopo la mancata condanna al Senato, la sua popolarità addirittura ebbe un aumento. Qualcuno sospetta che Nancy Pelosi abbia placato la sua ala sinistra giustizialista, ma che ora lei stessa possa cominciare un gioco dilatorio per spostare molto in là la votazione effettiva sull' impeachment.
donald trump all'assemblea gnerale delle nazioni unite 8