Manuela Perrone per http://www.ilsole24ore.com
All’Ash Center di Harvard, seduto in prima fila ad ascoltare il discorso del vicepresidente pentastellato della Camera Luigi Di Maio, c’era Vincenzo Spadafora, ex presidente di Unicef Italia dal 2008 al 2011 ed ex Garante per l’infanzia. Fino alla primavera del 2016, la stagione del grande salto alla politica, quando diventa il responsabile delle relazioni istituzionali del candidato premier in pectore dei Cinque Stelle, campano come lui. E si trasforma nell’uomo ombra di Di Maio, attivissimo insieme agli uomini di Casaleggio nella tessitura della rete diplomatica del deputato che sogna lo scranno di Palazzo Chigi.
C’è Spadafora dietro i viaggi di peso che Di Maio ha effettuato nell’ultimo anno. Come quello a Londra nell’aprile 2016 o a Israele nel luglio scorso. C’è sempre lui a cucire pazientemente la trama che dai Cinque Stelle valica il Tevere fino al Vaticano, passando dagli ottimi rapporti con i gesuiti.
Spadafora è il consulente perfetto per il nuovo corso equilibrista del Movimento Cinque Stelle, in piena metamorfosi da forza anti-sistema a forza di governo. Cresciuto politicamente alla corte di Francesco Rutelli e Alfonso Pecoraro Scanio, è nei lunghi anni all’Unicef che ha ricamato la tela delle relazioni ad altissimo livello oggi utili più che mai.
Come la disinvoltura (finì nell’occhio del ciclone per aver assunto per uno stage all’Unicef il figlio di Angelo Balducci, l’ex presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici condannato con la “cricca” che gestiva gli appalti dei Grandi eventi) e la propensione al trasversalismo, su cui il M5S sta scommettendo per la sua scalata al governo. Perché Spadafora è nato in seno alla Margherita e al Pd, ma è stato nominato Garante per l’infanzia su indicazione degli allora presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani.
Nei giorni in cui Di Maio sferra l’attacco alle Ong utilizzando il sospetto che siano colluse con gli scafisti nel Mediterraneo e difendendo il pm di Catania Carmelo Zuccaro, Spadafora qualche imbarazzo potrebbe provarlo. Colpisce che sia assurto al ruolo di «eroe» il solerte social media manager di Unicef Italia, che prima ha pubblicato un tweet durissimo («#Rispetto per chi soffre #Rispetto per chi muore. Nessun rispetto per chi infanga») e poi ha replicato alla tempesta di commenti beceri smontandoli uno a uno con l’arma del buon senso. Come quando ha scritto: «Il 100% delle persone che soccorriamo sono esseri umani. E sarebbe bello se lo fossero anche il 100% delle persone che commentano».
Il portavoce dell’organizzazione in Tv ha chiesto: «Di Maio e Salvini dov’erano quando noi soccorrevamo i naufraghi?». Chissà. Sicuramente, però, sappiamo dov’era Spadafora. Da presidente Unicef, nel 2009, plaudeva alla scelta di Laura Boldrini personaggio dell’anno con queste parole: «La coerenza mostrata nei mesi scorsi da Laura Boldrini nel condannare i respingimenti degli immigrati nel Mediterraneo rappresenta per noi un modello cui trarre ispirazione e proseguire sulla “strada maestra” della tutela dei diritti dei più deboli, in particolar modo dei minori non accompagnati, oltre ad uno stimolo a difendere sempre e dovunque i diritti all’uguaglianza di tutti gli uomini laddove questi vengano messi a repentaglio o totalmente disconosciuti». Otto anni Boldrini, da presidente della Camera, giudica con severità la battaglia ingaggiata dal M5S: «Buttare ombre su chi salva vite umane, senza avere evidenze, è una cosa grave e irresponsabile».
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