Letizia Tortello per "la Stampa"
Un sondaggio molto favorevole per scalare il partito, commissionato per avere buona stampa, ma pagato con fondi pubblici. E pubblicato sul tabloid «Österreich», in cambio di copiosa pubblicità. Sono queste le molle che hanno fatto scattare le perquisizioni nelle stanze del governo austriaco guidato da Sebastian Kurz, nella sua casa, nella sede dell'Övp e negli uffici e nelle abitazioni di alcuni stretti collaboratori. Il cancelliere è indagato insieme ad altre nove persone.
Le accuse sono di peculato, concussione e concorso in corruzione. Nel mirino della Procura austriaca per gli affari e la corruzione (Wksta) anche i suoi strateghi della comunicazione. Una specie di House of cards in salsa viennese, che risalirebbe al 2016, quando Kurz era un giovane ministro degli Esteri di ottime speranze e puntava a conquistare e svecchiare il partito popolare, per poi candidarsi.
SEBASTIAN KURZ CON LA MASCHERINA 1
A questo scopo, allora 30enne, avrebbe studiato il «progetto Ballhausplatz» - dal nome della piazza della cancelleria -: un piano in 61 passaggi tra cui l'incarico per un sondaggio, per preparare la sua ascesa e mettere in cattiva luce il leader dell'epoca, Reinhold Mitterlehner.
Gli inquirenti sono partiti dal sequestro di telefoni cellulari di un'altra inchiesta, quella del «caso Ibiza», che nel 2019 fece cadere il governo Kurz (diventato nel 2017 cancelliere d'Austria) con l'ultradestra. In questa indagine Kurz è accusato di falsa testimonianza in merito ad una sua deposizione sullo scandalo.
Ora, arriva una tegola più grossa, con il sospetto che l'ex ministro e i suoi collaboratori abbiano utilizzato fondi pubblici del ministero delle Finanze per pagare sondaggi compiacenti e pubblicità da 1,3 milioni di euro, che avrebbe garantito copertura mediatica positiva sul quotidiano austriaco. Kurz e i suoi avrebbero architettato tutto questo per scopi politici del partito, ma con soldi ministeriali, visto che ai fondi dell'Övp lui non aveva accesso.
«Il 61% degli austriaci intervistati ritiene che la leadership Kurz avrebbe un'influenza positiva sul partito popolare, il 33% abbastanza positiva, solo il 6% negativa», diceva la rilevazione, costata, pare, 70 mila euro, rendicontata con fatture false e affidata a una sondaggista amica ed ex ministro della Famiglia, Sophie Karmasin, in accordo con gli editori di «Österreich», i fratelli Fellner, proprietari anche della tv Oe24 e attualmente indagati.
SEBASTIAN KURZ CON LA MASCHERINA
Il patto l'avrebbe messo in piedi un intermediario, l'ex segretario generale del ministero delle Finanze, Thomas Schmid, ex ceo della holding di Stato austriaca Österreichische Industrieholding (Öbag), coinvolto a sua volta nell'inchiesta.
Le perquisizioni non sono arrivate d'improvviso, anzi l'Övp negli scorsi giorni aveva convocato una conferenza stampa definita da alcuni «insolita», in cui avvisava che «non si sarebbe trovato nulla». «Contro di me accuse costruite», tuona Kurz, «estrapolati passaggi di sms, messi in un contesto sbagliato per costruirci intorno».
SEBASTIAN KURZ HEINZ-CHRISTIAN STRACHE
L'opposizione dell'ultradestra e dei socialdemocratici chiede le sue dimissioni. Il partito popolare invece parla di «cellule di sinistra nella magistratura», ma in questo modo imbarazza i Verdi, partner di coalizione. Kurz resiste, ma a Vienna potrebbe aprirsi una crisi politica, che travolgerebbe per la seconda volta in quattro anni un governo guidato da lui.
heinz christian strache STRACHE KURZ KERN