Marco Ansaldo per La Repubblica
VATICANOC'è anche una donna tra i "corvi" del Vaticano. Una laica che lavora nel Palazzo apostolico e che, facendo emergere carte interne alla Santa Sede ha cercato di inchiodare alcuni cardinali. È un dettaglio nuovo che emerge nella vicenda dei Vaticanleaks, la fuga di documenti segreti vaticani. E che rivela che la battaglia feroce tra fazioni diverse dentro le Sacre Mura è tuttora in pieno svolgimento, mentre l'inchiesta predisposta dalla Commissione cardinalizia e dalla Gendarmeria prosegue. I "corvi" sono più d'uno e diversi.
GENDARMERIA VATICANOUNA SIGNORA GIOVANE E SPOSATA
La donna è una signora giovane, sposata, che ha anche un altro lavoro fuori dalla Santa Sede. Non teme un'incriminazione, anche se venisse individuata, perché è cittadina italiana. "Vuole fare uscire - spiega chi la conosce - il marcio che c'è dentro. E questo alla fine farà bene alla Chiesa, e rafforzerà infine il Papa, che ha bisogno di essere sostenuto".
La donna, che è al servizio del Pontefice e non risponde direttamente al cardinale Tarcisio Bertone, il segretario di Stato, ha accompagnato lo scorso marzo Benedetto XVI nel suo viaggio in Messico e a Cuba. Ha cominciato a lavorare in Vaticano con Giovanni Paolo II, ed è stata confermata da Joseph Ratzinger quando è stato eletto nel 2005.
corvi vaticanoIeri sera si è diffusa anche la voce di un nuovo fermo dopo l'arresto, avvenuto venerdì, del cameriere del Papa, Paolo Gabriele, cittadino vaticano. Ma la notizia è stata smentita dal portavoce pontificio, padre Federico Lombardi. Il direttore della Sala stampa vaticana non ha però escluso che ci possano essere nuovi arresti. "Sono in corso le indagini - ha spiegato - e alcune persone sono state ascoltate. Non bisogna pensare a tempi brevi. Ma se ci saranno altri atti da eseguire, si eseguiranno".
"NON E' UNA VITTIMA"
In effetti il cerchio si sta stringendo. E il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, è determinato ad andare fino in fondo. "Adesso - dice un monsignore nel cuore del Palazzo - occorre che passi il dolore per questa vicenda. Da parte nostra si vuole conoscere la verità senza alcun tipo di precomprensione, nella fede". I collaboratori di Bertone sono però stupiti di un fatto.
"In queste ore - spiegano - si sta cercando di far passare per vittima il cameriere del Santo Padre, dicendo che è solo un capro espiatorio. Questo non è accettabile. Ci sono delle evidenze, delle prove. Insomma, è stato preso con le mani nella marmellata".
Ieri l'"addetto di camera" di Benedetto XVI è stato interrogato. Provato, chiuso in una camera di detenzione di quattro metri per quattro, Gabriele starebbe infine parlando. La magistratura gli ha contestato per ora solo il reato di furto aggravato. Ma le sue responsabilità sembrano farsi più precise e pesanti.
Nel suo appartamento gli inquirenti avrebbero trovato quelli che descrivono come "documenti in quantità impressionante", e accanto alle "casse di documenti" anche "tutta l'apparecchiatura necessaria per fotografare e riprodurre carte". Non un'attività episodica e sporadica, dunque, ma una vera e propria organizzazione tesa a fotografare, riprodurre e archiviare documenti riservati che giungevano alla scrivania di Benedetto XVI. Ieri la moglie di Gabriele ha detto che per la sua famiglia l'arresto "è stato un duro colpo".
IL PAPA PADRE GEORG E PAOLO GABRIELE Attilio NicoraPADRE GEORG NEL MIRINO
Secondo un osservatore di cose vaticane, uno degli obiettivi, oltre alla Segreteria del cardinale Bertone, sarebbe quello di colpire monsignor Georg Gaenswein, l'assistente personale di Benedetto XVI. Negli ultimi tempi il prelato tedesco ha rafforzato il suo ruolo all'interno dell'Appartamento, finendo per avere funzioni di vero e proprio consigliere del Papa. Tutto ciò avrebbe determinato gelosie e risentimenti, e anche "don Giorgio", come amichevolmente si fa chiamare, è diventato un uomo da colpire per arrivare al bersaglio grosso, il Pontefice stesso.
Dentro il governo vaticano si trema e al tempo stesso di vuole fare piazza pulita, dei "corvi" innanzitutto. Ma l'offensiva di Bertone potrebbe non finire qui. Dopo la cacciata di Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dello Ior sfiduciato giovedì all'unanimità dal Consiglio di sovrintendenza dell'Istituto, sono altre figure a temere la scure. Il cardinale Attilio Nicora, ad esempio, presidente dell'Autorità di informazione finanziaria. L'uomo che, assieme a Gotti, si è battuto per una ancora maggiore trasparenza delle norme antiriciclaggio.
BENEDETTO XVI E GOTTI TEDESCHI ETTORE GOTTI TEDESCHI GIACOMO GALEAZZIL'ex presidente della banca vaticana considera adesso come profondamente ingiusto il provvedimento che è stato preso nei suoi confronti, oltre alla durezza del comunicato che lo ha sfiduciato senza ringraziarlo del lavoro svolto per quattro anni. "Si possono capire ora gli attacchi ricevuti - aveva detto poco tempo fa - per aver preso la posizione del cardinale Nicora contro la modifica della vecchia legge". C'è da giurare che Gotti Tedeschi, professionista stimato in molti ambienti e collaboratore del Papa nella stesura dell'enciclica Caritas in veritate, quando vorrà parlare sarà dirompente.
"PAOLO DIRA' TUTTO"
In ogni caso l'indagine va avanti. "È un'azione seria - dice una persona informata - estremamente approfondita. Non ci si accontenta di elementi minori, ma si sta cercando di andare alla radice di tutto. Questo sta preoccupando molte persone. Tutto quel che potrà dire, Paolo Gabriele lo dirà. Ci sono altri risvolti e altri soggetti interessati. Importante è che si faccia questa operazione per il bene della Chiesa e per l'assoluta verità. Si va avanti senza alcuna remora".
Menti, diffusori ed esecutori. Questi sono così i soggetti interessati dall'indagine della Commissione cardinalizia. Da tutta la vicenda, al di là di prove specifiche e concrete possibili, emergono infatti 3 livelli di azione. Il più basso, quello esecutivo, di trattenimento o copia di documenti; il secondo, quello della propalazione delle carte; il terzo, quello della finalizzazione dello stillicidio di informazioni. Seppure fra i 3 livelli non ci sia la consapevolezza di fini più sofisticati, certamente c'è la condivisione di una vicinanza e di una frequentazione con le persone più vicine al Pontefice.
Spiega così un addetto ai lavori che guarda dall'esterno con grande attenzione alla storia del Vaticano: "Però dobbiamo anche dire che il Papa, infine, non ha affatto paura. Lui, piuttosto, da buon tedesco teme il caos. Non è come Wojtyla che governava nonostante la melma che lo circondava. Joseph Ratzinger andrà fino in fondo a questa storia. E lo farà per il bene di Gesù, della Chiesa e dei fedeli cattolici".