Micol Flammini per il Foglio
Fu questione di pazienza e di stabilità. Nel 1980 Solidarnosc viene accettato come sindacato, ma come movimento nasce con i primi scioperi nel 1970. "I polacchi - spiega Walesa con addosso gli occhiali gialli attraverso cui si vedono gli occhi rivolti alla finestra, ai cantieri - non hanno mai accettato il dominio dei sovietici, ma non avevamo la forza per difenderci e liberarci.
Nonostante tutto non abbiamo mai smesso di provarci. Ci abbiamo provato negli anni Cinquanta e Sessanta, siamo scesi in piazza e siamo stati fermati. Poi ci abbiamo riprovato negli anni Settanta e, facendo tesoro degli errori e delle sconfitte, di nuovo abbiamo ricominciato a manifestare negli anni Ottanta.
E quella volta ci siamo riusciti perché avevamo capito tutti gli errori che avevamo commesso in passato e che dovevamo combattere tutti insieme, uniti.
Così è nato Solidarnosc". Solidarietà.
"Alla base c' era una filosofia lineare: se non riesci a liberarti di un carico, di un peso, come per noi erano il comunismo e l' Unione sovietica, arriva qualcuno che può aiutarti".
kate e william incontrano walesa
In quei dieci anni che separano i primi scioperi dalla vittoria di Solidarnosc anche Walesa era cambiato: "Nel 1970 io ero tra i promotori della battaglia, quando allora finì lo sciopero e fallimmo chiesi a Dio di darmi una seconda possibilità, gli promisi che questa volta non l' avrei sprecata. Dio mi ha ascoltato e dieci anni dopo, nello stesso posto, ero sempre a capo delle manifestazioni ma lo feci in modo più saggio. Il partito stava già mostrando i primi segni di cedimento. E' chiaro che i comunisti volevano essere al potere ma l' ideologia stava perdendo importanza". Dio torna spesso nelle frasi di Lech Walesa che sulla maglietta, tra la "n" e la "y" della parola Konstytucja, ha una spilla con il volto della Madonna di Czestochowa e alle sue spalle c' è un ritratto di Papa Giovanni Paolo II.
"Sia chiaro, non è stato il Papa a fare la rivoluzione, ma lui ci ha dato le parole e l' impulso. Quando Wojtyla arrivò in Polonia, il suo primo viaggio ufficiale da Pontefice, c' era fermento, tutti lo attendevano, le persone si interessavano. Noi così capimmo che eravamo moltissimi". Le televisioni polacche in quell' occasione mandavano in onda immagini in cui non riprendevano la folla, non volevano far sapere che i cattolici in Polonia erano così tanti. "Il Papa ci disse che dovevamo cambiare la fede di questa terra, ma soprattutto ci aiutò a contarci. Ritrovai al mio fianco milioni di oppositori al comunismo, quando invece pensavamo di essere in pochi. Il Papa fece in modo che le persone si risvegliassero e si unissero all' opposizione".
A un anno dalla sua fondazione, Solidarnosc fu sospeso, nel 1981 il generale Jaruzelski impose la legge marziale e disse che era l' unico modo per tenere i sovietici lontani da Varsavia, Walesa fu arrestato. "Alle persone che erano venute a prendermi dissi: 'Ormai avete perso miei cari, state dando l' ultimo colpo al comunismo'. Ed era così. Il sistema non era pronto alla rivoluzione di Solidarnosc, vedevano che stavano perdendo e tirarono fuori l' idea della legge marziale. Poi forse esagerai un po', a chi era venuto ad arrestarmi, mentre mi portavano via, dissi in pubblico che se volevano che li aiutassi a tirarsi fuori da questa situazione, sarebbero dovuti venire da me in ginocchio. E' stato un eccesso, ma succede, è l' emozione".
(...)
Contro quelle riforme che aiutarono la Polonia a uscire dal comunismo, i nemici politici di Lech Walesa fanno ancora campagna elettorale, sono soprattutto esponenti del PiS. Prima di entrare nel suo ufficio, al secondo piano del Centro europeo di Solidarnosc, si passa per un corridoio pieno di foto e quadri.
"Vede quel signore lì che sorregge il presidente in quella foto? - il suo assistente indica un' immagine con Walesa portato in trionfo da due uomini - Quello è oggi uno dei suoi massimi oppositori". Lo è anche Jaroslaw Kaczynski, leader del PiS, il partito nazionalista al governo e che i sondaggi danno ancora in testa per le elezioni che ci saranno il 13 ottobre. Il Solidarnosc non durò molto dopo la costituzione della Polonia democratica, ma molti dei politici che siedono dalle parti opposte del Parlamento polacco vengono da lì. Viene da lì Donald Tusk del Po (Piattaforma civica), presidente uscente del Consiglio europeo ed europeista, e viene da lì Kaczynski. "Quando c' era il comunismo, il Solidarnosc raggruppava varie persone con diverse idee. Ma tutti avevano un denominatore comune: il nemico. Quando il comunismo è stato sconfitto, hanno prevalso i numeratori".
Così Kaczynski oggi è il leader di un partito conservatore, euroscettico. Un partito che in più occasioni ha accusato Walesa di essere stato una spia o un collaboratore del regime. "Vogliono solo avere degli argomenti contro di me, ma se a loro quella lotta e le conquiste del Solidarnosc non piacciono, allora sono io a dare loro dei traditori. Dicono che avrebbero potuto fare di meglio, ma non lo hanno fatto, quindi sono loro i traditori, perché io invece ho dato tutto quello che potevo affinché vincessimo, e abbiamo vinto". Dopo la sconfitta del comunismo sono emersi i personalismi. "Un po' avrei potuto prevedere la svolta di Kaczynski, ma non fino a questo punto. Era un uomo preparato, un uomo sicuro ed è vero che la Polonia, come l' Europa, ha bisogno di cambiamenti. Ma per lui cambiare vuol dire eliminare, se qualcosa lo disturba, come la magistratura, la liquida ed è così che finisce la democrazia".
Walesa parla spesso di cambiamenti, di un mondo immobile da trent' anni. Di un' Europa che deve a ogni costo liberarsi di tutta questa immobilità. "Siamo riusciti a creare l' euro, abbiamo tolto le frontiere, abbiamo fatto in modo che fossimo liberi di muoverci, ma adesso siamo arrivati davanti a un muro. Abbiamo altre sfide fondamentali da portare a termine, perché finora non abbiamo realizzato un sistema di sviluppo concordato. E questo è un rischio", avverte Walesa. "Per fare in modo che l' Europa sopravviva bisogna porsi delle domande. La prima: quali fondamenta vogliamo dare a questa nostra struttura? (...) Trovare le fondamenta più adatte ci aiuta anche a proteggerci dal populismo e dalla demagogia".
Dal Solidarnosc è iniziata l' Europa, il sindacato ebbe un effetto domino, fu una scintilla che ha portato alla costruzione dell' Ue come la conosciamo oggi, più o meno. "All' inizio eravamo tutti molto più uniti, perché anche in quel caso noi dell' Europa orientale e l' Europa occidentale, e poi anche Stati Uniti e Canada, avevamo un denominatore comune che ora abbiamo perso, ma rimangono tante le sfide". Ad esempio l' economia. (...) "Come ho detto, non ho mai creduto che il capitalismo fosse il sistema migliore, era l' unico possibile in quel momento. Ora credo che vada cambiato. Preferirei chiamare il capitalismo economia di libero mercato, ma perché funzioni dobbiamo darci delle regole. Il mercato deve essere davvero libero per tutti e poi bisogna imparare a capire la globalizzazione. La globalizzazione non è un' ideologia, è piuttosto adattamento. La globalizzazione - dice Walesa - è in ogni cosa e va interpretata come una necessità dello sviluppo umano e sociale".
(…) Prima c' era l' epoca delle divisioni, ma ora è finita e all' orizzonte ci aspetta l' epoca dell' intelletto dominata dalle tecnologie. Noi siamo nel mezzo, in questo periodo di passaggio parliamo, discutiamo di come deve essere la Polonia, o l' Europa. Usiamo le parole per trovare soluzioni. Mentre discutiamo si formano anche i futuri leader, lei mi chiede se vedo dei leader, è questo il momento in cui dobbiamo sceglierli. Poi un leader deve avere il tempo di emergere.
Non bisogna fare l' errore di scegliere qualcuno soltanto perché è bravo a parlare. Per fare il leader ci vuole preparazione". Eppure l' Europa sembra averlo trovato un leader o qualcuno che è pronto ad assumersi il carico di questa funzione di guida: Emmanuel Macron. "Non dico che Macron non mi piaccia, ma per guidare gli altri non basta essere travolgente, usare bene le "Wojtyla non fece la rivoluzione, ma ci dette la possibilità di contarci: ritrovai al mio fianco milioni di oppositori al comunismo" "Solidarnosc aveva un denominatore comune: il nemico.
I POTENTI AL TAVOLO DEL G7 DI BIARRITZ
Dopo che il comunismo fu sconfitto, hanno prevalso i numeratori" "Non dico che Macron non mi piaccia, ma per guidare gli altri non basta essere travolgenti, bisogna essere pronti e non saltare i passi" "Ci aspetta l' epoca dell' intelletto dominata dalle tecnologie. Non facciamo l' errore di scegliere un leader solo perché è bravo a parlare" parole e ritengo che Macron abbia sottovalutato molte cose come l' organizzazione o l' importanza di avere un sistema politico che ti sostenga. E' un uomo molto intelligente, ma non è pronto. La prova di questo è il tentativo di riavvicinarsi alla Russia. Non si possono saltare i passi quando si vuole governare, saltare passi porta ad avere pensieri sbagliati e spesso hai pensieri sbagliati se non sei preparato. Anche io sono diventato leader perché ero bravo a parlare e senza nessuna preparazione, ma quella era un' epoca diversa, in cui potevi diventare presidente così, saltando i passi".
L' Europa ricomincia da qui, dalla parola e dalle discussioni, dai nuovi leader e dalla globalizzazione che non va respinta, ma accettata come evoluzione della civiltà. A ottobre ci saranno le elezioni in Polonia e secondo i sondaggi vincerà di nuovo il PiS, un partito euroscettico, votato da una nazione molto europeista. E' un paradosso?
"Nie, nie, nie. Vede, quando si parla della Polonia bisogna ragionare in modo un po' diverso. La Polonia sta ancora pagando per la distruzione durante la guerra, i polacchi hanno bisogno di punti di riferimento e non sanno di chi fidarsi, sono venuti fuori scandali finanziari in politica e sessuali nella chiesa. Anche dall' Ue cerchiamo altre soluzioni. Il PiS dice di averle queste soluzioni per il futuro, ma ragiona con gli schemi del passato e non possono essere giuste", dice Walesa mentre posa di nuovo lo sguardo sui cantieri, su Danzica, sulla Polonia, sull' Europa immobile davanti a un muro…