FINTI 007 E INTERCETTAZIONI
Carlo Bonini per la Repubblica
[..]La storia è all' inizio. E sarà interessante vedere innanzitutto come risponderà a una prima domanda: questa velenosa polpetta che è stata propinata a due Procure della Repubblica, al quotidiano il "Fatto" «in esclusiva » e, a rimorchio, al resto della stampa del Paese è tutta farina del Carneade Scafarto?
2. «FALSATI GLI ATTI SU TIZIANO RENZI» - SOTTO INCHIESTA CARABINIERE DEL NOE
Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
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L' accusa ai Servizi Ancor più inspiegabile appare il capitolo che riguarda il ruolo degli 007. Il capitano sottolinea nella sua informativa di gennaio di avere «insieme ad altri militari il ragionevole sospetto di ricevere "attenzioni" da parte di qualche appartenente ai "servizi"». Per questo consegna ai magistrati due annotazioni di servizio datate 18 e 19 ottobre 2016 nelle quali racconta che due investigatori del suo reparto «andati in piazza Nicosia a Roma per effettuare l' acquisizione della spazzatura prodotta dalla Romeo Gestioni (quando furono trovati i "pizzini" con le dazioni di denaro, ndr ) hanno notato persone in abiti civili e atteggiamento sospetto che controllavano le targhe: una persona fotografata che controllava le targhe e un' altra che nascosta dalle auto in sosta non ha perso di vista l' operato dei militari».
Poi specifica che «la persona "sospetta" utilizza una jeep di cui indica la targa». Non dice che sin dal 20 ottobre i carabinieri «avevano scoperto che il proprietario della Jeep è Eugenio Ruggieri, cittadino italiano ma nato a Caracas che abita a pochi metri dalla Romeo Gestioni».
Una omissione che suona sospetta, tanto più che nell' informativa si accusa Matteo Renzi, presidente del Consiglio pro tempore, di aver «messo in campo tutte le risorse disponibili per tutelare la sua famiglia e quindi anche il padre che da una ricerca su fonti aperte web è da considerarsi sicuramente un personaggio con diversi trascorsi singolari».
L’INCHIESTA CONSIP SU TIZIANO RENZI
Alessandro Sallusti per il Giornale
ITALO BOCCHINO PASSIONE IN ALTO MARE
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A questo punto è indispensabile capire chi ha tentato di incastrare, via padre, Matteo Renzi. Possibile che un oscuro ufficiale dei carabinieri abbia architettato di sua iniziativa un complotto di tale livello? Direi di no. Possibile che una procura nota per essere disinvolta e ambiziosa si sia prestata a un simile gioco? Spero di no, ma mi chiedo se tanta ingenuità e omesso controllo possano e debbano restare impuniti.
INCHIESTA CONSIP - IL PIZZINO STRAPPATO
E ancora: chi sapeva della manovra in corso? Perché qualcuno, direi più d' uno, sapeva o, quantomeno, aveva subodorato il trappolone. Lo si evince dall' insolito attivismo, negli ultimi mesi del governo Renzi, di Palazzo Chigi attorno ai servizi segreti. Che, se avessero saputo, qualcosa avrebbero dovuto fare per difendere le istituzioni. E se non sapevano nulla peggio mi sento. Qualcuno, oltre ai protagonisti, ha invece giocato sporco. E questo non è bello. A noi Renzi è piaciuto batterlo al referendum e sarà bello sfidarlo nelle urne. Intrighi e agguati giudiziari li lasciamo volentieri ad altri.
INDAGATO CARABINIERE
Giacomo Amadori per la Verità
L' inchiesta romana sul caso Consip è diventata un' indagine sull' indagine dei carabinieri del Noe, quelli che avevano indagato sull' imprenditore Alfredo Romeo e sui suoi presunti contatti con Tiziano Renzi, il babbo dell' ex premier. Incontri che i due diretti interessati avevano sempre negato, seppur contraddetti da due testimoni, l' ex tesoriere del Pd, Alfredo Mazzei e il sindaco di Rignano sull' Arno, Daniele Lorenzini.
INCHIESTA CONSIP - I PIZZINI DI ALFREDO ROMEO
Ieri però le agenzie hanno dato la notizia che un capitano dell' Arma sarebbe indagato per due episodi di falso; in particolare avrebbe attribuito ad Alfredo Romeo la frase «Renzi l' ultima volta che l' ho incontrato», ma in realtà questa sarebbe stata pronunciato da un altro dei personaggi presenti alla chiacchierata, l' ex parlamentare Italo Bocchino.
«Questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità il Renzi Tiziano in quanto dimostra che effettivamente il Romeo ed il Renzi si siano incontrati» aveva scritto il capitano del Noe, Gianpaolo Scafarto, nella sua informativa. L' ufficiale con i colleghi avrebbe parlato di un «banale errore», visto che la frase nelle trascrizioni integrali consegnate in Procura era riportata in maniera corretta, contraddicendo il testo dell' informativa.
«Se avessi voluto falsificare le carte, avrei cancellato tutte le prove. Non sono stupido», si sarebbe sfogato. Ieri pomeriggio, davanti al procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo, e al pm Mario Palazzi, l' ufficiale si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L' avvocato Giovanni Annunziata, difensore di Scafarto, spiega così la decisione: «Ho ricevuto l'incarico venerdì pomeriggio e ho bisogno di tempo per poter contestualizzare le condotte contestate nel complesso di tutta l' attività svolta dal capitano, anche perché ha redatto decine di migliaia di pagine dentro le quali sono stati individuate le due frasi oggetto del capo d' imputazione. Sarò io stesso a chiedere l' interrogatorio di Scafarto non appena saremo in condizioni di poterlo fare». Nei confronti del carabiniere c' è una seconda accusa.
In un' interlocuzione con la Procura l' investigatore aveva denunciato la presenza di un' auto sospetta durante le indagini, paventando la presenza di personaggi riconducibili ai servizi segreti. Una segnalazione che poteva lasciar immaginare una controffensiva del governo contro l' inchiesta. Ma un accertamento ordinato dallo stesso Scafarto aveva smontato questa pista. Ora i magistrati romani addebitano al capitano di non aver riportato il risultato della verifica nell' informativa incriminata. Un' imputazione che è la spia dell' attenzione certosina che è stata dedicata all' esame degli atti firmati dall' ufficiale.
Alfredo Romeo esce dal carcere
Scafarto è uno degli investigatori che avevano chiesto di perquisire la casa di Tiziano Renzi e di iscriverlo sul registro degli indagati per istigazione alla corruzione, due istanze che la Procura di Roma non aveva accolto, scegliendo di contestare un reato meno grave, quello di traffico di influenze illecite (per il quale non sono previste le intercettazioni) e decidendo di far perquisire solo il coindagato Carlo Russo. Contemporaneamente sono partiti gli accertamenti sulle indagini dei carabinieri e in particolare sulle trascrizione degli audio che hanno portato alla sorprendente scoperta.
Il genitore dell' ex premier è stato intercettato a partire dal 4 dicembre e iscritto sul registro degli indagati un paio di settimane dopo. A inguaiarlo sono state soprattutto le dichiarazioni di Russo, captato mentre conversava con Romeo. Il 14 settembre 2016, secondo i militari del Noe, i due avrebbero concluso un accordo quadro che avrebbe garantito a Tiziano Renzi 30.000 euro al mese per il suo lavoro di «lobbing» e 5.000 ogni due mesi allo stesso Russo. La prova del patto sarebbe non solo nelle bobine, ma anche nei pizzini recuperati dai carabinieri.
Un settimana dopo Russo spiega a Romeo che se ne sarebbe riparlato a referendum concluso. Il cambio di programma secondo gli investigatori era dovuto al fatto che erano già iniziati gli spifferi nell' inchiesta, che avrebbero impedito l' incontro in un ristorante di Fiesole, per mangiare «una bistecchina», tra Romeo e Tiziano Renzi. In effetti nella prima decade d' ottobre Renzi senior confida di essere venuto a conoscenza dell' indagine napoletana al sindaco di Rignano, Lorenzini.
A sostegno della tesi dell' accusa ci sono anche le dichiarazioni dell' amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, che ha dichiarato agli inquirenti di essere stato minacciato da Russo e che Tiziano gli disse di «accontentare» le richieste a favore di Romeo dell' apprendista faccendiere.
C' è infine la testimonianza di Mazzei, l' ex tesoriere del Pd campano che ha raccontato ai carabinieri che l' amico Romeo gli avrebbe confidato di aver «incontrato Tiziano Renzi durante un pranzo o una cena organizzata in un ristorante di Roma». Tutte millanterie?
Chissà. Comunque, la frase mal attribuita a Romeo rischia ora di far crollare il castello accusatorio. I giornali ieri hanno aperto i loro siti parlando di intercettazioni falsificate e prove smontate. E hanno contattato a velocità sorprendente tutti i protagonisti. «Se ne va un altro apparente indizio, la giustizia faccia il suo corso. A 360 gradi» ha dichiarato Federico Bagattini, difensore di Tiziano, con tono sornione. «La verità alla fine viene a galla» ha commentato in tv Matteo Renzi. Mentre Bocchino ha chiosato: «Non conosco e non ho mai incontrato Tiziano Renzi. Nella frase intercettata probabilmente mi riferivo al figlio». Di certo ieri sera qualcuno a Rignano ha stappato un buon Chianti.