Giuliano Foschini per “la Repubblica”
Più forte ancora del semestre europeo e dell' elezione del presidente della Repubblica, c' è un ulteriore elemento che rende gli attuali parlamentari fiduciosi di poter concludere la legislatura: la pandemia. Il richiamo al voto anticipato era visto, infatti, ancora ieri come un' arma politica che potrebbe risultare scarica. Gli stessi ministri del governo Conte sanno benissimo che, almeno al momento, non ci sono le condizioni sanitarie per poter programmare un voto in primavera. Né tantomeno l' ipotesi di poter svolgere una regolare campagna elettorale.
«Con l' Italia ancora chiusa in zone non è pensabile poter fare andare la gente alle urne» ragionava ieri un ministro. Ma, davvero, è così? I tecnici del ministero dell' Interno, chiaramente, a oggi non si sono posti il problema. «Quella del voto nazionale» spiega una fonte del Viminale, «evidentemente non è un' ipotesi sul tavolo». Ma sul tavolo c' è altro: le elezioni comunali, quelle delle grandi città, che si dovrebbero svolgere in primavera.
E prima ancora, le elezioni regionali calabresi dopo la scomparsa improvvisa di Jole Santelli. Ed entrambe le date sono fortemente a rischio.
Nel decreto sul commissariamento della sanità calabrese era stata inserita una postilla che immaginava le elezioni tra il 10 febbraio e il 15 aprile. La chiamata alle urne dovrebbe scattare entro 60 giorni dallo scioglimento del consiglio, che al momento non è avvenuto. Sul punto è in corso uno scontro importante, seppur sotterraneo. Il centrodestra vorrebbe andare al voto in tempi brevi ma sa che ad esprimersi dovranno essere le autorità sanitarie locali e nazionali. Sono in corso interlocuzioni con il ministro delle Autonomie, Francesco Boccia, e i suoi uffici.
«Ma è evidente che al momento » dicono fonti del ministero della Salute, «quelle condizioni non ci sono: teniamo le scuole chiuse e mandiamo a marzo milioni di persone a votare negli istituti scolastici? ». In questo senso una serie di indicazioni sono arrivate dai voti amministrativi previsti tra l' autunno e l' inverno: nel decreto ristoro di fine ottobre si è stabilito di posticipare al primo semestre del 2021 la tornata elettorale delle Comunali previste a novembre.
A Reggio Calabria è in corso una polemica assai aspra perché a gennaio si dovrebbe andare a votare per la Città metropolitana, un' elezione secondaria, ma che in molti ritengono «impossibile da svolgere».
Se poi la politica sta discutendo sulla possibilità di posticipare il voto nelle grandi città - Milano, Roma e Napoli, dove per esempio al momento è stata esclusa la possibilità di primarie proprio per via del Covid - in provincia già sono stati mossi passi ufficiali: dalla Sicilia alla Lombardia, molti hanno già interessato il Viminale, attraverso le Prefetture, chiedendo ufficialmente il rinvio.