Estratto dell’articolo di Stefano Semeraro per www.lastampa.it
Taylor Fritz, il primo americano capace di raggiungere la finale degli Us Open dal 2006, fa parte del lato ricco dell’America del tennis che quest’anno a New York ha stravinto la lotta di classe contro gli Usa più popolari, piccolo borghesi o proletari, e soprattutto neri. Come Jessica Pegula, che stasera giocherà la finale femminile contro Aryna Sabalenka, figlia di Terry, il 378esimo uomo più ricco del mondo […]
Katy May, la madre di Fritz, è infatti nipote e pronipote del fondatore delle più popolari catene di grandi magazzini americane (il gruppo Federated, che comprende Macy’s e Bloomingdales). E’ stata un’ottima tennista, numero 10 del mondo nel 1977, e pure lo zio paterno, Harry, ha giocato a buon livello, mentre zia Laura, nuotatrice, ha fatto parte della staffetta 4x400 stile libero femminile Usa che ha ottenuto un record mondiale.
Taylor è cresciuto nel ranch di famiglia a Rancho Mirage, sobborgo danaroso di San Diego dove abitano anche Tiger Woods e Arnold Schwarzenegger. Campo privato, Dna perfetto per un atleta (193 centimetri, 86 chili), ereditato insieme al patrimonio di famiglia, baby Fritz all’inizio si affida a mamma Katy e a papà Guy, coach professionista che prima di lui ha seguito anche Coco Vandeveghe, altra rampolla dell’aristocrazia sportiva made in Usa.
Nel 2014 arriva in semifinale a di Wimbledon under 18, nel 2015 perde la finale del Roland Garros e vince quella degli Us Open, entrambe contro l’amico Tommy Paul, e a fine anno è n. 1 del ranking giovanile mondiale. Insomma un predestinato dal servizio micidiale, con un ottimo rovescio a due mani e grande senso della rete. Il destino gli sorride, anche perché Taylor è bello come un attore di Hollywood.
[…] Nel 2022, la svolta. A Indian Wells, due passi da casa, vince il suo primo Masters 1000 (battendo Nadal) e la sua carriera esce finalmente dal limbo degli incompiuti ,anche grazie agli altri successi a Eastbourne, sull’erba, e a Tokyo al coperto. Nel 2023 trionfa a Delray Beach e Atlanta e scala la classifica, entrando fra i top 5 Atp, primo americano dai tempi di Andy Roddick.
Quest’anno si ripete a Delray Beach e a Eastbourne, a Parigi si mette al collo il bronzo olimpico di doppio insieme a Tommy Paul. Anche Frances Tiafoe, che ha battuto ieri in un derby americano pieno di sogni e di nervi è un suo grande amico, anche se di estrazione sociale decisamente diversa: figlio del custode di un circolo del Maryland, ha iniziato a giocare con le racchette usate che gli prestavano gli amici più ricchi.
Un match che ha ricordato “Levels of the Game”, capolavoro della letteratura tennistica in cui John McPhee ha raccontato, attraverso la semifinale degli Us Open del 1968 fra Arthur Ashe e Clark Graebner, i conflitti sociali dell’America di allora. […]
«È stata una partita pazzesca», racconta Taylor, ragazzo riservato ma fidanzato alla molto appariscente influencer Morgan Riddle, apparentemente malinconico e poco grintoso ma sotto sotto tenace e resiliente. «Ho dovuto reggere la pressione che mi metteva Frances e aspettare che passasse il peggio per rimontare. È stata dura mentalmente, tutti e due eravamo molto tesi. Di solito Frances mi prende in giro per le mie volée, dice che sono brutte, così dopo un punto a rete l'ho guardato e ho provato a sorridere, ma lui era serissimo: questa è la tensione degli Slam».
Specie dopo una carestia così lunga per il tennis maschile americano, che dopo le vacche grasse dell’epoca di McEnroe e Connors, e poi di Agassi e Sampras, con la coda minore di Roddick - ultimo vincitore di casa a New York nel 2003, finalista nel 2006 - ha vissuto la più lunga carestia della sua storia.
«Questa finale è il sogno di una vita, non mi rendo ancora bene conto di averlo realizzato. Con Frances avevo vinto 6 volte su 7, con Jannik sarà diverso, giocherò da sfavorito. Ma contro di lui ho sempre fatto bene. L'ultima volta ho perso in 3 set a Indian Wells e in totale siamo 1-1 (Taylor si era imposto nel 2021, sempre a Indian Wells, in due set, ndr). Per l'America è una grande cosa, penso che ora tutti capiscano che stiamo provando a vincere uno Slam. Siamo una generazione di ottimi giocatori, e stiamo crescendo». […]
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