Luigi Ferrarella per corriere.it - Estratti
È l’europarlamentare in carica che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sta per ricandidare in cima alle liste di Fratelli d’Italia per le elezioni dell’8-9 giugno, ma intanto proprio il Parlamento europeo si muove per farsi restituire dall’onorevole Carlo Fidanza i soldi erogati al giovane Jacopo Acri quale suo assistente parlamentare, ma che una definitiva sentenza milanese di patteggiamento di Fidanza per il reato di «corruzione per l’esercizio della funzione» ha stabilito siano stati in realtà una tangente al padre di Acri, Giovanni Francesco:
cioè il prezzo per ottenere che questo politico di Fratelli d’Italia accettasse nel 2021 di dimettersi da consigliere del Comune di Brescia per lasciare il seggio al subentrante primo dei non eletti nel 2018 Giangiacomo Calovini, nel quadro di aspre dinamiche di partito tra la corrente territorialmente arrembante di Fidanza e quella calante di Daniela Santanchè.
Lo scambio tra dimissioni e assunzione
«Abbiamo capito cosa vuole Acri? — sbuffava Fidanza in una chat sequestrata dai pm —. Se serve per levarlo dai cogl… per agevolare la fuoriuscita sono disponibile a dargli un vitalizio di mille euro al mese sino a fine legislatura, magari mettendo sotto contratto non lui ma uno/una che lui ci dice». Ed è quello che era poi accaduto nel contratto con cui Fidanza assumeva l’allora ancora 17enne figlio di Acri (studente tecnico agrario) come proprio assistente «locale» a Milano, remunerato dal Parlamento europeo con complessivi 16.000 euro.
Un anno fa Fidanza (pur dicendo di farlo «a malincuore» e «senza che ciò comporti responsabilità») al pari di Calovini (oggi deputato) aveva chiesto e ottenuto dalla giudice Stefania Donadeo, con il consenso dei pm Cristiana Roveda e Giovanni Polizzi, di patteggiare 1 anni e 4 mesi (pena sospesa), dopo aver risarcito 30.000 euro di danni morali al Comune di Brescia per evitarne la costituzione di parte civile.
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CARLO FIDANZA GIORGIA MELONI CARLO FIDANZA GIORGIA MELONI