Monica Colombo per il “Corriere della sera”
Se le dico 9 aprile 2017 a cosa pensa?
«Mmm, era quattro giorni prima del closing. Immagino che faccia riferimento a Milan-Palermo, la mia ultima partita da amministratore delegato dei rossoneri».
Ha ricordi particolari legati a quella gara?
«No, ormai la cessione era nell' aria. Ma ho scolpita nella mente l' esultanza al gol di Zapata al 95' nel derby, prima partita dell' era cinese. Ero in un ristorante in Brera e rovesciai piatti e bicchieri. Questo per dire che nonostante non ricopra più cariche all'interno del Milan la passione per i colori è rimasta immutata».
Adriano Galliani, ora ad del Monza, a 861 giorni di distanza ritorna in uno stadio di A.
Oggi il club rilevato da Silvio Berlusconi affronterà la Fiorentina in Coppa Italia.
Con quali emozioni attende la sfida?
«Sono felice certo, ma mi auguro che presto il Monza giochi in certi stadi anche gare di campionato. Grazie alla Fininvest di Silvio Berlusconi, abbiamo effettuato investimenti importanti non solo per il rafforzamento della rosa ma anche per ammodernare lo stadio e il centro di allenamento. L'obiettivo è condurre la squadra in Serie A fra 24 mesi, come ha ricordato il presidente a Villa Gernetto a tutti i dipendenti».
Già 25 acquisti fra il mercato di gennaio e quello estivo. Ci sono analogie con i piani di sviluppo adottati nel Milan?
«La politica è la stessa: rivoluzionare la rosa per vincere subito. Con l'organico attuale potremmo lottare per la promozione in A».
Dopo aver trattato Ibra e Shevchenko prova gli stessi brividi comprando Rigoni?
«Telefono a Finotto con lo stesso interesse con cui convincevo i Palloni d'oro. Lo faccio per il Monza che per me non è un'altra squadra. È il club che da bambino andavo a sostenere con mia mamma. È il paletto che ho messo a Berlusconi quando mi ha chiesto nel 1979 di coprire d'antenne il territorio: nel week end dovevo essere libero di seguire le gare. Per me è un ritorno a casa, come Itaca per Ulisse».
È stato difficile scovare giocatori che secondo il dogma della casa devono essere italiani e senza tatuaggi?
«A qualche ragazzo mi tocca consigliare di coprirsi con le maniche lunghe della camicia. Privilegiamo non tanto gli italiani, ma chi proprio è cresciuto nella nostra zona.
Nella percezione del mondo del calcio il Monza non è considerato una squadra di C ma un club destinato ad altra categoria».
L'assorbe di più il mercato o la crisi di governo?
«Sono a Ibiza ma mi divido con disinvoltura fra le telefonate con i colleghi di partito e i contatti per la compravendita di giocatori».
Affronterà Montella, vecchia conoscenza milanista.
«Sono affettivamente legato a Vincenzo, l' allenatore dell'ultimo trofeo sollevato dal Milan. Ho ancora sul telefonino la foto quando alziamo a Doha la Supercoppa nel 2016. Al Franchi andremo in campo leggerissimi, tutto ciò che arriva in più sarà il benvenuto».
silvio berlusconi adriano galliani allo stadio
Dopo anni di strapotere juventino, è il momento per le milanesi di colmare il gap?
«L'Inter ottenne il triplete nel 2010, e l' anno dopo il Milan conquistò lo scudetto. Poi otto anni di dominio bianconero. Mi auguro che Milano possa tornare alla fase d'oro degli anni Sessanta quando entrambe le squadre vinsero due Coppe dei Campioni. Spero che diventi la locomotiva d' Italia anche nel calcio come lo è nell' economia».
È un caso che entrambi i club dopo due passaggi societari non hanno vinto più nulla?
«Ritengo corretto che non si debba giudicare l'operato di una società dopo che è stata venduta. Auguro con tutto il cuore a questa proprietà di riportare il Milan in Champions. Del resto già l' anno scorso ha mancato l'obiettivo per un solo punto».
L'estate è stata all' insegna degli sgarbi fra Paratici e Marotta. Il dirigente con cui lei ha dovuto duellare di più?
«Premesso che Fabio e Beppe sono due amici e delle loro diatribe ho letto solo sui giornali, per quanto mi riguarda ricordo la sfida con Luciano Moggi per accaparrarsi Nesta, uno dei difensori più forti della storia».
La Juve resta la favorita?
«Mi piace moltissimo Sarri che in passato è stato molto vicino al Milan. Ma anche l' Inter ha un tecnico top come Conte, come il Napoli con Carletto: si giocano le prime tre posizioni e poi spero che il quarto posto sia del Milan».
Il caso Icardi è figlio dei social che rendono pubblico ogni pensiero?
«No, caso mai è amplificato dal maschilismo che governa il mondo del calcio. Se parla Wanda si scatena un uragano ma se grandi agenti come Mino Raiola o Jorge Mendes avessero gli stessi comportamenti nessuno avrebbe nulla da eccepire. Icardi peraltro è fortissimo, se potessi lo prenderei subito».
Allegri, Spalletti e Mourinho sono a spasso. Scelga il suo tecnico dei sogni da condurre al Brianteo.
«Punto sul mio amico Max. Poi se non fosse disponibile mi andrebbero benissimo anche gli altri due».
Qualora si andasse a elezioni anticipate, ci sarà un Galliani bis in Senato?
«È prematuro parlarne. Se si voterà o meno lo deciderà il presidente Mattarella. Che è molto equilibrato, lo scriva».