Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
«Furia» non c'è più. Mauro Forghieri ha spento il suo motore. Aveva 87 anni, è stato il tecnico più rilevante della storia Ferrari, assunto nel 1959, laurea fresca in Ingegneria meccanica. Enzo aveva dato retta a suo padre, Reclus, motorista del Cavallino. Fiducia a quel ragazzo sveglio, il cui carattere avrebbe segnato un sodalizio epocale.
«Mi sgridava e quando urlava troppo, urlavo anch' io per difendermi. Gli dicevo: ma lei non è un ingegnere, è un ingegnere fatto con la matita».
«Furia», appunto, il soprannome come una foto impregnata di energia, di Emilia; il dialetto per parlare con gente da grasso e olio, stessa terra, stessa passione. Genio in impennata permanente. Leggeva di tutto, arte e corse. Commentava le pagine del Corriere con una arguzia intatta. Un uomo carico di storia, di incontri memorabili, di gioie terribili: 54 vittorie nei Gp, 4 titoli mondiali piloti, 7 costruttori. Dimissioni datate 1984, in contrasto con gli interventi Fiat in casa Ferrari. Rapporto prolungato sino all'87. Progettava macchine intere, monoposto e prototipi. Un lavoratore indefesso e frenetico.
Maniche di camicia, gesti perentori, l'invidia per la libertà progettuale di Colin Chapman, il signor Lotus. Un lungo periodo d'oro iniziato negli anni 70 dopo aver sperimentato gli strumenti cardine dell'aerodinamica. È sua quella magnifica 312B che vinse con Regazzoni a Monza nel 1970. Quindi la serie che abbinava alla sigla 312 (tremila la cilindrata, 12 i cilindri) la lettera T, cambio trasversale. Macchine per il viaggio magnifico e drammatico di Lauda: «Se gli davi una monoposto in grado di vincere, Niki vinceva. Tutto qui».
Entrambi dotati di personalità extrastrong, una stima più resistente di ogni contrasto. Lauda: «Mi disse: in quella curva non guidi al massimo. Risposi: come fai a saperlo, è dall'altra parte della pista. Lui: me l'ha detto un mio amico. L'amico era il suo medico. Mauro, che fatica. Ma è stato il più straordinario tecnico mai incontrato».
Anni «meravigliosi», come ha ricordato Luca di Montezemolo, direttore sportivo di quelle rosse: «Era un uomo geniale, con la Ferrari del cuore, ce lo invidiava tutto il mondo». Affetto e liti anche con Villeneuve che distruggeva telai e motori in rapide sequenze: «Mi raccomando, serve fare chilometri. Gilles: certo, lo so. E si schiantava dopo 500 metri».
Con un rimpianto mai stinto perché a Imola, nel giorno dello sgarbo di Pironi, 1982, era assente. «Forse le cose sarebbero andate in modo diverso». Per Lamborghini realizzò un 12 cilindri testato da Senna con la McLaren, scartato causa accordo con Peugeot. Altro rimpianto. Una sfortunata Lambo F1, una quantità di progetti per la propria azienda, Oral. «Voglio ricordare con gratitudine Forghieri» ha commentato Benedetto Vigna, ad del Cavallino. Certo, perché Mauro resterà sempre legato a Enzo Ferrari, ai piloti della Ferrari. Amon, il più sensibile nei collaudi; Andretti il più ammirato, l'amicizia con Bandini, stesso anno di nascita, 1935, simili e umili le origini. La cui morte, Monaco '67, è rimasta una cicatrice sensibile. Incontrarlo, un piacere.
ENZO FERRARI MAURO FORGHIERI 2
E ora le sue mani sul motore della 312B restaurata per l'amico Paolo Barilla riprendono forma in un abisso di malinconia. Mago Merlino che ripristina i suoi poteri. Disse: «Per Ferrari la fabbrica era tutto. Non esistevano domeniche, vigilie di Natale. Andai in vacanza a Portofino senza avvisarlo. Mandò la polizia a rintracciarmi». Il grande vecchio gli diceva: «Fai una macchina cla' vens ». «Furia», disegnando, sbraitando, la faceva. Macchine cla' vens . Ferrari vincenti. Buona continuazione caro Mauro, dovunque tu sia.
mauro forghieri ENZO FERRARI MAURO FORGHIERI