Arianna Ravelli per il “Corriere della Sera”
Dal Bue alla Tigre è un altro mondo. Che la spiegazione stia nel calendario cinese, negli dei dispettosi che si sono ripresi tutto quello che ci avevano concesso, in noi stessi che abbiamo peccato di hybris (la tracotanza degli antichi greci), nella sindrome da pancia piena, nel solito cliché dell'italiano che dà il meglio quando è con le spalle al muro ma poi non sa confermarsi, in quell'insieme di dettagli che si inanellano tutti nel verso giusto e poi di colpo ricominciano a mettersi di traverso, ma l'estate 2022 sembra fatta apposta per darci il tormento: il lato nero della luna.
LA VITTORIA DI MARCELL JACOBS NELLA FINALE DEI 100 METRI
Trarre lezioni o addirittura morali è difficile. Ma l'anniversario si avvicina e pensando ai Mondiali di atletica appena terminati mette malinconia. Tra le 14.43 e le 14.53 del primo agosto 2021: i dieci minuti più belli dello sport italiano, possiamo giocare a ricordarci dove eravamo. Due ori mai visti all'Olimpiade: salto in alto e 100 metri.
Il risultato un anno dopo è stato che il bandierone di Marcell Jacobs si è trasformato in una corsia vuota (quella della semifinale disertata per infortunio), la staffetta così sorprendente, senza l'ingranaggio base, è implosa su se stessa, e Gianmarco Tamberi si è sciolto dall'abbraccio dell'oro condiviso con l'amico Barshim per atterrare zavorrato da guai fisici ed emotivi, quarto, normale tra i normali.
Forse dovevano fare tutti come Massimo Stano, il meno celebrato di tutti (un caso?) che si è ripetuto di essere arrivato secondo ai Giochi e si è preso un altro oro nei 35 km di marcia anche ai Mondiali. Si diceva dei dettagli: ottavi degli Europei, Arnautovic segna per l'Austria, ma il gol viene annullato, quando i nostri sono già a centrocampo, per due centimetri di fuorigioco.
Potevamo uscire, abbiamo alzato la Coppa. Nelle qualificazioni Mondiali, Jorginho ha sbagliato due rigori. Ma non è mai solo una questione di sfortuna: se i ragazzi di Mancini saranno spettatori ai Mondiali c'entra di più l'incapacità di evolversi e cambiare, per gratitudine o perché la musica delle feste copre i primi avvisi di scricchiolii.
E non è 100% sfortuna anche Matteo Berrettini fermato alla soglia di Wimbledon (positivo al Covid: forse si poteva essere più prudenti), dove un anno fa si era spinto fino in finale, o se Jacobs sta benissimo solo prima e dopo le gare, e oggi è appeso alla risonanza di lunedì per capire se mancherà anche gli Europei.
C'è anche qualcuno a cui è andata al contrario: Greg Paltrinieri ha vissuto le Olimpiadi con la mononucleosi, ha visto svanire l'oro (vincendo argento e bronzo comunque) e ai Mondiali del 2022 si è preso tutto. Perché forse è più semplice di così. Il povero Kobe Bryant, uno che ha vinto cinque titoli ma, rovescio della medaglia, si era ritirato con il primato assoluto di tiri sbagliati, ricordava sempre quel che diceva Derek Jeter, un mito del baseball con i New York Yankees: nel suo sport uno molto bravo è uno che colpisce la palla valida 3 volte su 10.
Insomma, il successo è un'eccezione nella prevalenza del fallimento. Come nella vita, forse. Persino Paolo Maldini, che ha sollevato cinque Champions, ha spesso detto di sé: «Sono il giocatore più vincente della storia, ma anche il più perdente. Se penso a semifinali e finali perse... però mi sono sempre rifatto». Il 1° agosto tra le 14.43 e le 14.53 brindiamo con un caffè freddo e organizziamo il riscatto. Il 2022 non è finito.
GIANMARCO TAMBERI E MARCELL JACOBS massimo stano 3 MASSIMO STANO matteo berrettini 22 marcell jacobs sul podio marcell jacobs 12 jacobs tamberi tamberi barshim 2 marcell jacobs gianmarco tamberi tamberi barshim 3 tamberi barshim 4 GIANMARCO TAMBERI E MARCELL JACOBS