LA REGOLA ANTI-MOU
Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Ne hanno fatto prima un caso e adesso una battaglia di posizione. Gli arbitri italiani versus il Grande Destabilizzatore José Mourinho, quello delle manette strettegli ai polsi da Paolo Tagliavento; quello che durante la partita battibecca con Pairetto, Maresca, Di Bello, Chiffi e dicono inviti i suoi - Foti, Nuno Santos, Salzarulo - a disturbare il quarto uomo; quello che segnala costantemente le disfunzioni di un settore (la classe...) e per questo paga e continuerà a pagare.
Sono gli stessi arbitri che da anni subiscono - non tutti, Orsato e Doveri sanno come difendersi - le aggressioni verbali e talvolta anche fisiche dei giocatori delle squadre top.
Tolleranza zero contro gli allenatori-show, hanno stabilito venerdì, dove l’unico attore presente sulla scena sembra essere - anzi è - José Mourinho. Una discreta parte la può interpretare anche Maurizio Sarri, un rosso e sei gialli nell’ultimo campionato.
Che pagliacciata! Invece di pensare a migliorare la qualità delle prestazioni, gli arbitri puntano a reprimere chi non tace. In galera (metaforica) il maledetto portoghese! Contro di lui si è esposto peraltro anche il ministro Abodi: bisogna essere più responsabili, ha affermato. Non ha aggiunto caro Mou, perché tanto c’erano arrivati tutti.
Due numeri, tanto per gradire: il fratello maggiore di Mou, quello che siede in panchina nelle coppe europee, tra Conference 21/22 e Europa League 22/23 non ha subìto espulsioni: 30 gare, zero rossi. Il fratello minore - nostalgia della simpatica “doppiezza” di Carletto Mazzone - nel torneo appena concluso è arrivato a 7 giornate di squalifica, delle quali 2+1 per aver reagito alla frase irrispettosa del quarto uomo Serra, dismesso “per motivi tecnici” dall’Aia due giorni fa, e altrettante per aver dichiarato a fine partita (Monza-Roma) che Chiffi «è il peggior arbitro che abbia incontrato». In altre parole, dal campo è stato cacciato 2 volte su 38. Per motivare l’ultima punizione divina il tribunale federale ha precisato che il reato di cui si era macchiato non è il giudizio espresso su Chiffi lesivo di chissà cosa, bensì la mancata retromarcia su una cosa che NON aveva detto: «ci sono squadre che si scelgono gli arbitri». Frase mai pronunciata.
Quando la smetterò di tenere la parte a Mou? Quando la pianteranno di affrontare la questione facendo trionfare l’ipocrisia di un sistema in evidente difficoltà.
Mi suggerisce uno psicologo - vero, non televisivo - che l’Arbitro sta vivendo da tempo una forte crisi d’identità che inconsciamente combatte con tentativi di affermazione della personalità. Che non ha. Dal primo al quarto uomo - e a parti invertite - è cominciato un saccheggio di figure storiche, tipo Lo Bello, Michelotti, Agnolin, che spadroneggiavano in campo, con i giocatori, fossero Riva, Rivera, Falcao. I Nuovi Arbitri, confusi dalla Var, se la fanno con i panchinari per sentirsi grandi, ma alla fine ne ricavano frustrazioni. I Mou dirigono lo stesso.
Mi auguro abbiate visto il film di Gigi Riva, l’eroe dello scudetto del Cagliari dell’era Scopigno, passato alla storia come il Filosofo del Pallone. Una domenica, a Palermo, filosofeggiò con l’arbitro: «Con la testa di cazzo che si ritrova non dovrebbe andare in giro, ma stare a casa a fare il pupazzo». Si prese quattro mesi di squalifica. E vinse il campionato. Era lui che diceva «dalla panchina non si vede niente».
PS. Gli arbitri hanno una nuova sede per i raduni, Cascia. Ma neppure a Santa Rita riuscirebbe il miracolo di renderli più aderenti alla nuova realtà.
le proteste di paratici contro chiffi