1 - IL PRESIDENTE DEL NAPOLI DE LAURENTIIS ATTACCA IL SETTENTRIONE. COME DE MAGISTRIS E DE LUCA
Simone Di Meo per “il Giornale”
Il partito neoborbonico del Sud Italia da qualche ora ha un nuovo ideologo: il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Che martedì sera, al termine della partita di Champions degli azzurri col Real Madrid (sconfitti per 1-3), ha attaccato il Settentrione e tutti quelli che, a suo dire, simpatizzano per le disgrazie dei partenopei.
«Il Nord odia il Sud ha detto ai microfoni di Premium Sport è la storia del nostro Paese, e dopo 12 anni sono stanco di sentire in giro per gli stadi Vesuvio lavali col fuoco». Una requisitoria sportiva («A Madrid avevo criticato la squadra, non il tecnico: ma i giornali del Nord hanno caricato, sperando di mettere un po' di zizzania») che poi si è trasformata in un' analisi secondo lui storico-sociologica. Non una novità in riva al Golfo.
Dove i movimenti che si ispirano al Regno delle Due Sicilie sono piccole miniere d' oro in termini di pubblicità e di potere elettorale. L'ha capito bene il sindaco-Masaniello Luigi de Magistris che sulla difesa dell'identità vesuviana si è costruito una carriera. L' ex pubblico ministero di Catanzaro ha spesso puntato il cannone ben oltre il Garigliano.
In occasione dei trasferimenti dei docenti assunti con la «Buona Scuola» verso le regioni del Nord, Giggino scomodò la Shoah. «Abbiamo assistito disse il primo cittadino in quell'occasione alla deportazione di migliaia di insegnanti meridionali che si sarebbero potuti utilizzare, per esempio, per fare le scuole il pomeriggio».
maradona al san carlo de laurentiis e de magistris
Furbo, l'inquilino di Palazzo San Giacomo. Anche e soprattutto quando, di fronte alle classifiche sulla vivibilità delle città che vedono Napoli sprofondare sempre più giù, chiede di uscire dalle graduatorie stilate da centri di ricerca e istituti demoscopici che, ovviamente, hanno sede dalle parti della Pianura Padana. «La città è in ripresa, dobbiamo chiedere di essere eliminati da queste liste», ha ripetuto in più occasioni.
«Mancano gli indicatori più importanti», che per lui sarebbero il kennediano Pil della felicità e l'aumento dei turisti. In questo, gli dà manforte lo scrittore Erri De Luca, altro innamorato dell'indipendentismo partenopeo. Il revanscismo neoborbonico di Giggino non è una stravaganza per conquistare qualche titoletto sui giornali.
È un programma politico condiviso su cui è stato addirittura presentato un progetto di legge alla Camera ad opera di «Sinistra italiana». L'idea è di trasformare il Comune di Napoli in «Napoli Autonoma», ente dotato di speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria. Roba che manco la buonanima di Re Nasone.
Il provvedimento legislativo prevede la costituzione del nuovo ente «in conformità con l'articolo 118 della Costituzione» e stabilisce che il territorio municipale coincida con i confini dell' attuale Comune (il Consiglio comunale si chiamerà «Assemblea Partenopea»).
Il principio ispiratore spiegarono il sindaco de Magistris e il deputato Arturo Scotto - «è rompere il cliché di Napoli vista come città perennemente assistita».
«Noi invece fecero all'unisono - vogliamo dare piena autonomia amministrativa alla città e pensiamo che questa strada sia una sfida da accettare per tutti perché chi si assume la responsabilità di governare deve avere poteri e risorse adeguate». De Laurentiis non è arrivato a tanto, ma non è detto. Per il momento, è stato rimbrottato da sportivi (Buffon ha detto di aver tifato Napoli) e Ordine dei giornalisti. La strada per il Regno è ancora lunga.
2 - PRESIDENTE, NON SONO RAZZISTA – BASTA SCENEGGIATE NAPOLETANE
Luca Beatrice per “il Giornale”
Prendi due gol dall'Atalanta per via della pioggia, tre a Madrid per assenza di «cazzimma» da parte di tutti, a cominciare da mister Sarri che ha sbagliato la formazione, altri tre contro la Juve, ovviamente, per colpa dell' arbitro, e ancora tre in casa al ritorno con il Real, questa volta a causa dei giornalisti. Non giornalisti qualsiasi, ma quelli del Nord che odiano il Napoli, che scrivono sulla Gazzetta dello Sport, quotidiano antisudista, ennesima espressione di un paese spaccato in due, buoni contro cattivi.
Se queste affermazioni fossero state pronunciate da un tifoso, in delirio agonistico post-partita, forse avremmo riso sui contenuti paradossali e assurdi causati dalla cocente delusione. Chi ha la mentalità ultra, qualsiasi mestiere faccia, pure l'intellettuale, in determinate situazioni non capisce più niente.
Chi poi è abituato a perdere, o almeno a non vincere, fa fatica a rassegnarsi a terminare l'ennesima stagione anzitempo, allo sbocciare della primavera. Va capito e compreso, con un minimo di solidarietà umana, perché prima o poi capita a chiunque. Al fischio finale di Napoli-Real Madrid 1-3 è invece sbottato il presidente Aurelio De Laurentiis, uomo di cinema che dagli attori evidentemente ha assunto la verve comica.
Invece di arrabbiarsi per avere preso due gol gemelli su calcio d'angolo dallo stesso avversario Sergio Ramos, al posto di spiegarsi perché al suo Napoli capita sovente di crollare nella ripresa dopo un ottimo primo tempo, ha indicato al pubblico ludibrio i giornalisti, colpevoli di chissà quale reato se non fare il loro mestiere.
Con toni degni di un leghista all' incontrario, De Laurentiis ha rimarcato la parola «odio. Brutta, davvero brutta. Falsa e non corrispondente al carattere ironico e sarcastico della più parte dei tifosi azzurri. Basta farsi un giro a San Gregorio degli Armeni, la strada dei presepi, dove si vendono le statuette di Higuain con la nuova maglia bianconera, al massimo accompagnata dalla scritta Core Ngrato.
L' amaro tradimento archiviato, in nome dell' ironia. Peccato che c'è sempre qualche idiota che a certe frasi ci crede, tipo il criminale che solo pochi giorni fa ha incendiato l'auto di Mimmo Malfitano, collega della Gazzetta, accusato di essere tifoso della Juventus, squadra che peraltro dopo il Napoli conta tradizionalmente più supporter meridionali.
Sarebbe stupido pensare che dietro il grave atto vandalico ci sia un mandante, altrettanto assurdo tentare di convincere il lettore che una sconfitta sia colpa di agenti esterni. Il giornalismo, per quanto di parte, non ha mai avuto così grande potere, sennò qui a Torino di Champions League ne avremmo vinta qualcuna di più.
Peccato continuare con questa pantomima tra Nord e Sud, senza il divertimento dei film con Bisio e Siani. Non ci piace il generico discorso del Mezzogiorno piagnone versus lo strapotere delle metropoli padane, detestiamo il luogo comune di Napoli uguale Gomorra, dove lo Stato non c'è, e di Torino e Milano (o almeno di una parte) che lamentano lo spreco in termini di assistenzialismo. Che almeno lo sport si liberi di queste frasi fatte, vecchie e scontate. Accettare una sconfitta è difficile, la rabbia totalmente legittima, ma almeno si cerchino capri espiatori più probabili. Speriamo (per i suoi tifosi) che al presidente De Laurentiis torni presto la ragione, che la partita col Crotone lo sta aspettando.