1 - QUANT'È DURO IL RISVEGLIO DALL'ILLUSIONE
Maurizio Crosetti per “la Repubblica” - Estratti
Azzurro scuro, scurissimo, tendente alla tenebra.
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La Spagna ci è saltata al collo dal primo all'ultimo minuto, dandoci un'impietosa lezione di calcio: che sarà anche moduli, scienza, flussi e controflussi, riaggressione e compagnia cantante, ma poi quasi sempre si riduce a chi è più bravo contro chi è più scarso. E il più bravo, nove volte su dieci vince.
Più che riaggressione, regressione. Totale. Non abbiamo tenuto un pallone, e se non li avesse respinti quasi tutti Donnarumma, ciclopico orso del luna park, sarebbe stata goleada. Siccome il football è creatura ironica e beffarda, l'Italia ha perso una delle peggiori partite della sua storia recente solo per autogol, goffo e insieme sfortunato.
Come consolazione è come succhiare un chiodo arrugginito, ma facciamocela bastare.
L'analisi di questa sfida mai nata è terribilmente facile: agli azzurri non è riuscito niente.
Non il recupero della palla, non il più elementare disegno di gioco (centrocampo esile come un filo di ragno), non il rinculo che tocca al centroboa (per Scamacca è una bocciatura forse senza appello), non la gestione delle corsie laterali dove la Spagna è padrona dei sette mari (per Di Lorenzo, un film di Dario Argento dal vivo), non un tiro in porta. Né i titolari né i rincalzi hanno saputo ridurre una distanza abissale che il punteggio non racconta, visto che lo striminzito uno a zero è l'unica grazia (relativa) che ci cala dall'alto.
Non basta per garantirci il passaggio agli ottavi, che dovremo strappare a nonno Modric (ci basterà un pareggio), e immaginiamo che le ginocchia azzurre un po' tremeranno, anche solo per forza d'inerzia, visto il grottesco ballo al quale gli spagnoli ci hanno costretti.
Se non è stata solo una notte del tutto sbagliata, Spagna-Italia ridefinisce al ribasso le nostre ambizioni e ridisegna la gerarchia europea (e per carità di patria, oggi neppure pensiamo a quella mondiale). Forse ci eravamo illusi. Forse, in troppi continuano a giocare a pallone meglio di noi. Gli spagnoli di sicuro.
2 - TUTTI GIÙ PER TERRA
Enrico Currò per “la Repubblica” - Estratti
LUCIANO SPALLETTI GIOVANNI DI LORENZO
Se da 8 anni l'Italia non riesce a battere la Spagna (dal 2016 lo ha fatto solo tre anni fa ai rigori, nella semifinale europea di Wembley, grazie a Donnarumma), la ragione è evidente: il netto divario tecnico. Questo 1-0, che fa seguito ai famosi coccodrilli di Ventura al Bernabeu, e ai due consecutivi inciampi in Nations League con Mancini in panchina, è ben più pesante del punteggio, contenuto da Donnarumma stesso. E rinvia al duello con la Croazia la qualificazione agli ottavi di finale, raggiungibile ma senza potere mascherare le ammaccature.
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luciano spalletti abbraccia alessandro bastoni dopo italia albania luciano spalletti GIANLUCA SCAMACCA GIANLUCA SCAMACCA