Andrea Sorrentino per “la Repubblica”
La cresta batte dove tutto duole, e lì dentro non ci sono selfie che tengano. Mario annaspa. Sono un uomo, un calciatore o un caporale? Cosa ci faccio qui? Mistero. Intorno, solo strade già percorse, o senza uscita.
Ormai vale ogni alternativa, persino quella estrema: mollare tutto e ricominciare un’altra vita, senza pallone, senza notorietà. Per nascondere a se stesso e al mondo l’angoscia, preferisce raccontarsi una realtà parallela e virtuale, cui crede solo qualche seguace, altrimenti detto follower.
Come quando, parlando al solito in terza persona come Giulio Cesare nel De bello gallico, scatta una foto alla cresta appena rimodellata, sarà la milionesima assurda acconciatura, e scrive: «Balotelli sorride. Non è né triste né arrabbiato. Buongiorno». Intanto però il Liverpool è in tournée agli antipodi senza di lui. Poi tornano, e nessuno lo degna di uno sguardo. Riecco l’angoscia, riecco l’evasione sui social: un video dedicato a Oba Martins in cui fa una capriola, chissà quanto gli pesa quel corpo mentre simula leggerezza. Ma la realtà è un pizzicotto che ti fa svegliare quando dice lei, ti sbatte il muso sul granito delle decisioni altrui e da te provocate: Mario Balotelli si allena a parte, insieme a Fabio Borini e Josè Enrique, e in orari diversi dalla prima squadra. Fuori rosa.
BALOTELLI STRISCIONE TIFOSI FIORENTINA
Al Liverpool, che ad agosto 2014 lo acquistò dal Milan per 20 milioni e gli riconobbe uno stipendio da 6, Mario non serve più. Lo vende a 10 milioni, oppure lo presta per 2 milioni con diritto di riscatto a 18, e il Liverpool pagherebbe pure due terzi dello stipendio, pur di liberarsene.
Ma i club italiani sentiti da Mino Raiola, tipo Lazio e Fiorentina, spalancano le braccia: perplessi, anzi terrorizzati all’idea di gestire Mario, anche se solo tredici mesi fa era lui che accarezzava di testa un cross di Candreva e batteva l’Inghilterra, ai Mondiali in Brasile. L’ultima volta a cresta alta, prima dello sprofondo rosso di Liverpool: neppure Anfield è stata la terra promessa.
Lui ora vorrebbe tornare all’Inter, anzi da Mancini, l’unico che l’ha davvero capito, l’unico in cui ha intravisto la figura paterna che a Mario serve come l’aria per sentirsi protetto, uomo, calciatore.
Ma il Mancio di oggi non può caricarsi addosso una simile bega, non è proprio il momento adatto. Mario vede sempre più nero. La morte del padre adottivo Francesco, a inizio luglio, è stata un’altra mazzata. Lì ha vacillato, ha sul serio pensato di lasciare il calcio. Ora va meglio. Piovono tentativi di aiuto e provocazioni, ci sono psichiatri che mandano lettere ai giornali giurando di conoscere la cura: mettetegli vicino una figura paterna. Ma va’?
l'incendio a casa di mario balotelli 2
Marco Amelia lo voleva in Lega Pro alla Lupa Castelli: «Grazie, non posso, ma vi seguirò». Zola lo vuole portare in Qatar. Ferrero della Samp infierisce: «Col suo stipendio ne ingaggio otto che valgono più di lui». Non c’è pietà per chi sta nel tunnel: il buio non piace a nessuno. Mario aspetta notizie, sul cuore ha una pietra rasposa. Tra undici giorni compirà 25 anni.