Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Non so ancora se Fagioli giocherà Croazia-Italia. Dubito che Spalletti lo utilizzi, soprattutto dall’inizio. So però che negli ultimi giorni se ne è invocato l’impiego eleggendolo a salvatore della Patria, o quasi, e non solo a sostituto ideale del criticatissimo Jorginho. In questa sorta di ridicolo appello c’è la sconfitta più severa del calcio italiano, del nostro non-sistema, del concetto di progetto tecnico e pianificazione.
Fagioli ha 23 anni, 6 più di Yamal che il 13 luglio ne farà 17, e quasi sedici meno di Modric, 39 a settembre, il suo omologo in campo. A 23 anni Nicolò conta solo 3 presenze in Nazionale e 80 tra campionati e coppe (33 delle quali in B e 2 in Champions). Modric arriva oggi a 178 con la Croazia che si aggiungono alle 706 tra campionati e coppe (133 in Champions): trascuro i titoli, personali e di squadra, dei quali si può fregiare.
Ma non è questo il punto: negli ultimi undici mesi Fagioli ha messo insieme uno spezzone di partita in serie A e alcuni minuti nelle amichevoli di preparazione all’Europeo poiché ha dovuto scontare la squalifica per le scommesse. Perciò Spalletti l’ha potuto allenare poco e vedere in azione mai.
Non intendo trattare la questione etica: Fagioli ha pagato per il grave errore commesso e quindi la chiudo qui. Mi auguro peraltro che vada incontro a una carriera piena di soddisfazioni: ha qualità e una faccia da copertina e Allegri mi ha sempre parlato assai bene tanto del ragazzo quanto del calciatore («è fra i tre o quattro dell’ultima Juve ad avere il comando della palla»).
Convocandolo, il ct ha spiegato di aver effettuato una scelta tecnica e ha avuto coraggio. Mi amareggia tuttavia il fatto che un Paese con una storia calcistica importante come la nostra, oltretutto campione europeo in carica, si sia ridotto così.
Parliamo tanto di merito, di impegno, di senso di responsabilità e lotta per la conquista di un posto in azzurro, il massimo per un player, e poi nel momento decisivo ci ritroviamo per disperazione a puntare su un ragazzo che in un anno non ha avuto la possibilità di accumulare nemmeno un’ora di gioco.
Amo, come tutti voi, la Nazionale e mi auguro che passi il turno vincendo, tanto meglio se attraverso le giocate di Fagioli. Penso comunque che un minimo di riflessione, partendo proprio da questo assunto, debba essere fatto per arrivare a qualcosa di utile e buono.
Cosa siamo diventati e soprattutto dove vogliamo arrivare? Forza, Italia, con o senza Fagioli: hai (abbiamo) tanto – ma tanto – bisogno di positività e idee. Miglioreremo soltanto quando smetteremo di raccontarci che noi italiani siamo i più bravi nelle difficoltà. Perché non provare a ridurne il numero e il peso?