Massimiliano Gallo per ilnapolista.it
È bastato mezzo Napoli per pareggiare in scioltezza 1-1 in casa della Juventus. E ha persino qualcosa su cui recriminare. Una partita tra due squadre il cui valore è ben diverso da quello storico. In tante altre occasioni, il Napoli rimaneggiato sarebbe stato preso a pallate. Stasera, invece, tranne che per i dieci-quindici minuti, ha tenuto sempre il controllo della partita e ha rischiato di subire gol in contropiede.
È stata una partita che si è giocata sia in campo che fuori. Che si è giocata per una politica assurda della Lega Serie A e per la scelta della Asl di Napoli che non ha impedito la partenza della squadra nonostante la certificazione di un focolaio nel gruppo squadra. Napoli persino in conflitto con la Asl visto che ha schierato i tre giocatori (Lobotka, Zielinski, Rrahmani) messi in quarantena.
La squadra di Spalletti (anche lui a casa col Covid) ha giocato in formazione ampiamente rimaneggiata. Lo ha fatto da squadra consapevole e superiore. Non ha mai palesato segnali di inferiorità. Al 23esimo è andato in vantaggio con Mertens al termine di un’azione cominciata con un lancio di Insigne per Politano. Il belga ha chiuso con un perfetto diagonale appena sporcato da Szczesny. Insigne ha ben giocato, per nulla frastornato dalle polemiche per il suo passaggio al Toronto. Anzi, abbiamo piacevolmente notato che ha abbandonato il tradizionale tiro a giro per il classico tiro di collo. L’esito è stato lo stesso – fuori bersaglio – ma è stato un piacere per gli occhi vedere una conclusione diversa del capitano.
Il Napoli ha disputato una partita coraggiosa, matura e persino sfortunata. Ha subito il gol del pareggio a inizio ripresa quando il Napoli era in completo controllo della partita. E anche dopo l’1-1 non ha per nulla rinculato, anzi. Ha sempre provato ad attaccare, a fare gioco. Una menzione speciale va effettuata per Di Lorenzo un calciatore davvero straordinario per quantità e qualità. Ma tutto il Napoli ha giocato con grande abnegazione. Basti pensare a Ghoulam.
La Juventus, invece, è partita forte, sembrava voler spaccare il mondo e poi, come spesso le capita, si è progressivamente assopita. È una squadra, quella di Allegri, che procede corrente alternata e che non può più fare affidamento sui suoi campioni. Una cosa è quando al tiro ci va Cristiano Ronaldo, un’altra è farlo con Morata. Così come c’è differenza tra Vidal e McKennie. Più che tattica, è una questione di materiale umano. Chiesa ci ha provato sempre, un po’ con le sue accelerazioni, un po’ con le sue esagerazioni nei tuffi. Tutto fa brodo e alla fine ha portato a casa il pareggio grazie a un tiro deviato da Lobotka
Napoli-Juventus si è giocata al termine di una due giorni surreale. Nel giorno in cui il calcio italiano ha mostrato il proprio disegno insurrezionale: la Lega Serie A ha dichiarato illegittimi i provvedimenti delle Asl. Una sorta di riedizione del film di Monicelli “Vogliamo i colonnelli”. Il governo, quello vero, ha invece scelto di tacere, lasciando senza parole i cittadini – ne sono rimasti – di buon senso. Il calcio italiano ha scelto di vestire i panni di Djokovic e fin qui Draghi non pare voler comportarsi come il primo ministro australiano.