Estratto dell’articolo di Massimo Boccucci per “il Messaggero”
Il Papa sa di avere un calciatore in famiglia che vuole farsi strada in Italia. È qui da un anno Felipe Bergoglio, il ventenne pronipote che ha lasciato Córdoba, capitale dell'omonima provincia argentina, dove suo nonno Jorge l'ha spinto a cercare fortuna sotto l'ala del cugino Jorge Mario Bergoglio, pontefice dal 13 marzo 2013. L'ha voluto lo Sporting Club Trestina, club dell'Alto Tevere umbro nella frazione di Città di Castello, che milita nel girone E della Serie D. […]
Felipe, il cognome Bergoglio è troppo ingombrante?
«Non è un peso ma un onore, qualcosa che mi rende veramente orgoglioso. Ogni volta che pronuncio il mio nome, oppure mostro il documento, la domanda di chi mi sta davanti è sempre inevitabile. Ci ero abituato già in Argentina e in Italia la cosa è diventata molto più frequente, fin da quando sono arrivato. Mi chiedono se c'è un legame e io naturalmente racconto come stanno le cose».
La sua storia?
«Mio nonno Jorge si chiama proprio come il Santo Padre e tanti, quando venne nominato, pensarono che fosse appunto mio nonno. Avevo nove anni ma ricordo bene quei momenti di festa in casa. Io e mia sorella contiamo nei prossimi mesi di raggiungere Roma e conoscerlo di persona: non vedo l'ora e sono sicuro che sarà per noi una grande emozione. Mio padre Matias ha incontrato più volte Papa Francesco e mi ha detto che s'informa spesso della nostra famiglia, vuole sapere tutto. Tra Buenos Aires, dove stava il Papa, e Córdoba ci sono circa 700 chilometri, la lontananza ci ha fatti perdere di vista ma di fatto il legame, come ricordano spesso i miei genitori, c'è sempre stato».
[…] Crede in Dio?
«Da bambino e non è soltanto per il fatto di avere uno zio che è diventato Papa. Sono un credente convinto. Ci sono episodi particolari tra qualche battuta che viene fuori con una certa facilità. I miei compagni di squadra spesso mi chiedono una benedizione prima delle partite e capita anche quando s'infortunano. Ormai ci sono abituato e su questo sorridiamo insieme ogni volta».
[…]«Quando esco con gli amici, soprattutto con i nuovi compagni di squadra, chi mi conosce comincia a farmi tante domande e si va a finire sul Papa. Io non mi faccio problemi, rispondo volentieri. Il campo, però, è un'altra cosa.» […]
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