IL BOMBER CRESCIUTO A MISERIA E MONNEZZA - L’ATTACCANTE DEL NAPOLI, VICTOR OSIMHEN, HA TROVATO LA SUA DIMENSIONE GRAZIE A SPALLETTI, DIVENTANDO UN “NUMERO 9” TOTALE - NATO A NORD DI LAGOS, A 300 METRI DA UNA DELLE PIÙ GRANDI DISCARICHE A CIELO APERTO, IL RAGAZZO GIRAVA PER LE STRADE VENDENDO BUSTE D’ACQUA, PRIMA DI ESSERE INGAGGIATO DALLA “ULTIMATE STRIKERS ACADEMY” E POI DAL WOLFSBURG – PER NON FARSI RICONOSCERE, GIRA PER NAPOLI VESTITO DA RAPPER "BLING BLING"

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Giulia Zonca per “La Stampa”

 

Immarcabile, Victor Osimhen si presenta così e l'etichetta lo avvolge, si appiccica ad ogni pezzo della sua vita perché non sembra esserci un modo di contenerlo in campo ed è piuttosto difficile seguirlo fuori, a Napoli dove ha trovato una dimensione ma ancora non lascia tracce. Il vero nove è la via al gol di questo inizio di campionato e il Toro domenica si trova davanti l'uomo del momento. E qualcosa di più. 

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Osimhen è la firma sul primo posto del Napoli, è l'attaccante puro, quello che occupa lo spazio, che è forte di testa, che tira da ogni lato, che non piacerebbe a Guardiola, ma è adorato da Spalletti. Leggenda vuole che il nuovo tecnico del Napoli si sia fissato su di lui fin dal primo allenamento in ritiro ed è quasi banale perché Osimhen è costato 70 milioni in piena pandemia e ha passato l'ultima stagione a dare una vaga idea di quello che avrebbe potuto fare. Senza Covid e infortuni. 

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Gattuso lo ha visto poco, Spalletti non lo ha mai perso di vista e ha aggiustato pure le percentuali di appoggi distribuiti a caso. L'unico difetto della punta uscita da una discarica con il pallone ai piedi. Non proprio così, ma una dose di sfondamento ci è voluta per emergere da portatore d'acqua, in senso letterale. Nato a nord di Lagos, a 300 metri da una delle più grandi discariche a cielo aperto e cresciuto lì in mezzo, dove ogni bambino impara a mimetizzarsi per non avere guai e a trovare il modo di non sentirsi un rifiuto. Osimhen gioca a pallone. 

 

Da lì parte il racconto di un passato di cui lui dà solo spiragli. L'idea che abbia trovato le prime scarpe tra l'immondizia non è così probabile, a Oregun si accatasta materiale elettrico, quello che arriva da ogni parte del mondo e che la Nigeria non può smaltire. Per chi volesse approfondire c'è l'inchiesta del Salvagente, diventata libro, «Inquiniamoli a casa loro», per chi volesse capire come un ragazzino con sei fratelli, senza più madre e con un padre cacciato dalla polizia sia riuscito a uscire di lì serve seguire la palla. Solo quella. 

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Sappiamo come Osimhen contribuisse al precario reddito casalingo, lo ha reso evidente quando, ormai calciatore di serie A, ha cercato una ragazza senza gamba che si aggirava per le strade di Lagos a vendere buste di acqua. Ha chiesto aiuto per rintracciarla via Instagram, l'ha trovata e aiutata «perché ero come lei». Viveva allo stresso modo, nelle stesse strade. Lì, da adolescente, ha scoperto di essere un vero nove: uno che si fa notare pure dove non guarda nessuno. Uno evidente. 

 

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Reclutato dalla Ultimate strikers Academy non fa che salire, pure se a strattoni. La Nigeria Under 17 lo rende affare da mercato e attira il Wolfsburg, dove lui non sta affatto bene e allora passa in Belgio e poi al Lille, dove diventa grande. Fino al Napoli che lo strapaga e lo stravuole. Lui ha solo 22 anni, ha qualche vita sulle spalle ed è immarcabile quindi il Toro dovrà inventarsi un modo di individuarlo, prima di riuscire a fermarlo. 

 

Osimhen a Napoli si veste da rapper, uno di quelli «bling bling», come si dice nella Francia che lo ha reso famoso: catene e capi firmati, tutto per attirare l'attenzione e poi il contrario per non farsi notare. Street food per i vicoli di una città che ormai lo adora e poche frequentazioni, su indicazione dell'amico Koulibaly. 

 

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Il pesce al Cocoloco che lo coccola, delivery frequenti e mance abbondanti a tutti i ragazzi che portano cibo come facevano i suoi fratelli. Uscite sempre più rare perché da quando si è detto che ha preso il Covid a una festa in Nigeria sta lontano dalle chiacchiere. 

 

Sa come mimetizzarsi anche per i vicoli di Napoli tappezzati con il suo nome e sa come ricomparire al centro del campo. Come l'attaccante che ancora nessuno è riuscito a fermare. Di certo non ci sono riusciti gli osceni buu razzisti di Firenze. Lo hanno bersaglia

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